Ci hanno pagato 5 euro per vedere un video: era l'inizio di una truffa che poteva costarci una fortuna. Come funziona

I primi pagamenti sono reali, ma provengono da altre vittime. Un complesso schema Ponzi prende di mira gli utenti italiani su WhatsApp e Telegram

Ho visto un video e mi hanno accreditato 5 euro su PayPal. Bello, no? Peccato che sia soltanto l'inizio di un'elaborata truffa che colpisce gli utenti italiani e che ha probabili ramificazioni in diversi Paesi, dalla Cina alla Lituania. Chi dovesse caderne vittima, potrebbe vedersi sottrarre più di 1.500 euro, con la promessa che ne avrebbe guadagnati quasi il doppio. 

Continui e rilevanti gli introiti per i ladri digitali. Derivano da un elaborato sistema che ubbidisce alle logiche di affiliazione delle piattaforme di scambio di denaro e criptovalute. Un'altra componente del raggiro promette delle commissioni sulle transazioni eseguiti dalle vittime. Un sistema che vede implicato un gruppo Telegram che riceve un continuo e progressivo numero di nuovi iscritti. Le nuove leve vengono incentivate a partecipare attraverso l'accredito di piccoli introiti che assicurano alle nuove vittime. Ma che effettuano altre ignare vittime. 

L'adescamento su WhatsApp

Il primo contatto avviene su WhatsApp. Non è chiaro da dove vengano presi i numeri di telefono, ma è possibile che i truffatori utilizzino contatti trovati in qualche database sul dark web, dopo una violazione. Inizia tutto con un «Ciao!». E in pochi minuti, e con un italiano approssimativo, vengono promessi facili guadagni. Ad essere contattati anche Matteo e Andrea, due giovani vittime del sistema truffaldino, con cui siamo entrati in contatto. Nel riparleremo più avanti. Per ora cerchiamo di spiegare la truffa che, come detto, è complessa. Tutto inizia con un semplice "compito". E i soldi (pochi ma veri) arrivano subito.

Lo scopo dei malfattori è quello di guadagnare la fiducia di chi viene contattato. E come, se non con un pagamento reale? Per ottenere i primi soldi, basterà guardare per pochi secondi un video in streaming su piattaforme molto diffuse, acquisire uno screenshot e inviarlo al contatto su WhatsApp. Terminato il compito il contatto indirizzerà la vittima ad un altro "referente", raggiungibile invece su Telegram. A costui si dovrà riferire un codice univoco assegnato alla vittima. Dopo aver riferito la propria età, mansione e contatto su cui si desidera ricevere il pagamento, si otterranno effettivamente 5 euro in breve tempo.
Ma i soldi non arrivano dal truffatore, bensì dalle altre vittime, in un classico schema Ponzi. Una volta ottenuto il denaro, si verrà invitati al gruppo Telegram.

Un truffatore ci ha pagato 10 euro e ci ha illustrato uno schema di riciclo di denaro basato sulle affiliazioni
Un truffatore ci ha pagato 10 euro e ci ha illustrato uno schema di riciclo di denaro basato sulle affiliazioni

L'invito nel gruppo Telegram

Il gruppo Telegram è accessibile solo su invito. Il suo nome è "Gruppo di lavoro sulla ricompensa Italia 2024". La prima versione è stata chiusa nel giro di poco, ma a breve ne è stato aperto uno nuovo, accessibile sempre su invito del "referente". Il primo gruppo a cui siamo riusciti ad accedere, è stato aperto il 18 febbraio scorso. I messaggi al suo interno sono in realtà comunicazioni tra bot. L'italiano è alle volte approssimativo e alle volte corretto.
Dai primi mille iscritti, in pochi giorni si è arrivati a 3.000. Ma chi non è amministratore (ovvero chi non è un bot) non può parlare nel gruppo: può solo consultare improbabili transazioni tra un utente finto e l'altro, create per convincere le potenziali vittime che i guadagni sono reali (ovviamente non lo sono). 

Alcuni screenshot sono stati manipolati, altri sono reali e presi da chi è caduto, realmente, vittima del raggiro. Tra i nomi ricorrenti, cittadini di origine cinese e russa, i cui conti correnti risiedono in una banca di proprietà cinese, ma la cui filiale ha la sede a Vilnius, in Lituania.  Abbiamo provato a contattare alcuni di questi profili, alle volte abbiamo ricevuto risposte laconiche e non troppo disponibili. Ma come si svolge la truffa vera e propria?

Un truffatore ci ha pagato 10 euro e ci ha illustrato uno schema di riciclo di denaro basato sulle affiliazioni

Si inizia alle 10.30: al via i primi "compiti"

La "giornata lavorativa" sul gruppo inizia alle 10.30 e termina alle 20.40, per un totale di 18 compiti. Per ogni fascia oraria, il fondatore del gruppo invia lo stesso messaggio che avvia l'inizio dei lavori. E qui inizia la truffa vera e propria. Un raggiro che non colpisce subito gli iscritti, ma i sistemi di scambio di valuta, attraverso i programmi di affiliazione. 
Gli utenti vengono invitati ad iscriversi alle varie piattaforme, quali Wise, CoinBase, Bitget, ChangeNow. Sono due le caratteristiche in comune di queste piattaforme. Per funzionare necessitano di una carta di credito e non di un wallet per criptovalute (che in realtà esiste, ma è all'interno delle app e di un servizio terzo). Un dettaglio che serve a rendere tutto alla portata anche di chi non è avvezzo alle criptovalute e potrebbe esserne spaventato. 
La seconda caratteristica è che tutte queste piattaforme dispongono di un programma di affiliazione

«Guarda questo video, ti pago 5 euro» e ne chiedono 1.580. Una complessa truffa prende di mira l'Italia

I programmi di affiliazione sono ormai molto diffusi, in ambiti perfettamente legittimi: sono tutti quei sistemi che si basano sul concetto del «Portaci un amico». Garantiscono un duplice vantaggio, per le piattaformee per chi si iscrive. Come? Le piattaforme guadagnano visibilità, notorietà e popolarità oltre ad un consistente numero di nuovi iscritti. Gli iscritti invece ottengono un guadagno vero e proprio, che può essere in un asset virtuale o anche in denaro. In genere, l'affiliato riceve un codice di referral o un link. Una volta cliccato e completata l'iscrizione, viene riconosciuto un bonus a chi ha portato i nuovi iscritti. 
Inoltre, alcune piattaforme, ad ogni scambio di denaro assegnano altri bonus ad ambo le parti che hanno proceduto allo scambio, purché le cifre rientrino all'interno di un certo valore prestabilito

«Guarda questo video, ti pago 5 euro» e ne chiedono 1.580. Una complessa truffa prende di mira l'Italia

Il compito 13: lo streaming

Torniamo al meccanismo della truffa. Per rendere meno rintracciabile il denaro, vengono effettuati spesso dei pagamenti ai nuovi iscritti, attraverso piccole somme (in genere, 5 euro) per lo svolgimento di semplici compiti. Ovvero inviare lo screenshot di un contenuto visionato in streaming su Just Watch, cioè una piattaforma di streaming legale. 
Una volta inviati due screenshot per due contenuti, si ottengono effettivamente i 5 euro, che provengono però da utenti comuni, anche loro vittime dello schema, e che sperano in maggiori guadagni
Le transazioni in genere avvengono su PayPal, nella modalità di invio denaro ad amici e parenti. Gli utenti arrivano dall'Italia, ma anche dall'estero. I meno avvezzi con la tecnologia, nel corso della transazione, rendono visibili i dati di spedizione. Ovvero il proprio indirizzo di casa

Un truffatore ci ha pagato 10 euro e ci ha illustrato uno schema di riciclo di denaro basato sulle affiliazioni

Just Watch in tutto questo ovviamente non c'entra nulla. Per giustificare il "lavoro" viene sfruttato il brand per dare un senso al sistema truffaldino. Agli utenti viene fatto credere che il processo sia un modo per aumentare le impression e il rating dei contenuti. Gli screenshot vengono poi condivisi dai bot, i quali commentano in modo pertinente, la trama di ogni contenuto. Questa escamotage utilizzato dai truffatori è una specie di conferma sociale. Le vittime che sono all'interno del gruppo, ma che non possono commentare, vedono prima le transazioni apparentemente reali e poi i contenuti con commenti pertinenti. E sono dunque invogliate a partecipare. E a voler guadagnare di più

Il valzer della truffa

Se alcuni guadagni provengono dai programmi di affiliazione delle varie app di pagamento, alle volte vengono ripuliti (o meglio, riciclati), facendoli rimbalzare da un utente all'altro, in attesa del pagamento finale (e godendo per altro del bonus affiliazioni). Quando i soldi non tornano più indietro, è perché vengono destinati ad utenti cinesi e russi, su una piattaforma di scambio di denaro con sede in Lituania, ma di proprietà cinese. Una volta avuto accesso a questo livello della truffa, si incominciano perdere soldi dopo i primi apparenti guadagni. 

Uno dei 18 task prevede infatti uno schema di ricompense, ottenibili in seguito ad un investimento. Gli iscritti al gruppo Telegram si scambiano denaro ricevendo delle commissioni. Ad esempio, se un utente effettua un pagamento di 35 euro ad un altro utente, un altro utente ne "restituisce" 46 euro. Questo è lo scambio minimo, ma si può arrivare, apparentemente, fino a 19.000 euro di movimenti, nel caso si fossero impegnati precedentemente 10.000 euro. Ma in che modo si viene truffati? 

Un truffatore ci ha pagato 10 euro e ci ha illustrato uno schema di riciclo di denaro basato sulle affiliazioni

Chi cade nella trappola, ingolosito dagli apparenti guadagni facili e sostanziosi, è invitato dal proprio referente ad eseguire dei pagamenti. I destinatari delle transazioni sono indicati dallo stesso "consulente". Finché le quote sono modeste, a ricevere i soldi sono le stesse vittime, sparse tra l'Italia e l'estero. Ma quando si impegnano cifre di maggiore entità, i nomi sono ricorrenti. In genere è l'utente a richiedere di poter fare parte del giro, una volta che continua a vedere il falso scambio di denaro tra i bot, che è ovviamente uno specchietto per le allodole. Il referente invia alla vittima una tabella simile a quella sopra stante, chiede quanto si vuole investire e su quale app di pagamento.

Una volta ottenute queste informazioni, si procede al primo pagamento, in genere di 165 euro. Dopodiché, viene richiesto di iscriversi su una piattaforma, in lingua spagnola, ma disponibile anche in altri idiomi. Ciò suggerisce che la truffa possa essere più estesa e non circoscritta solo all'Italia. Una volta effettuata la registrazione e comunicati i dati, viene mostrata una cifra, che corrisponde alle commissioni maturate. Che ovviamente, non si possono recuperare. A meno che non si facciano altri due bonifici, o così lasciano intendere.

«Guarda questo video, ti pago 5 euro» e ne chiedono 1.580. Una complessa truffa prende di mira l'Italia

La piattaforma che mostra il totale delle commissioni "maturate" dalle vittime che hanno versato inizialmente 715€

La seconda transazione sarà di 500 euro. A questo punto le commissioni guadagnate, aumentano e si arriva ad una cifra pari a 1.262 euro. Che per sbloccare richiederà un terzo pagamento, questa volta di 1.580 euro. Ed è qui che vengono riferiti gli estremi di quelli che presumibilmente, sono i veri organizzatori della truffa. «Prima di poter ottenere il credito che ho maturato, avrei dovuto effettuare un terzo bonifico a delle persone segnalate dal referente» dice Andrea, una delle vittime. «Avevo già effettuato una prima transazione da 165€ e una da 550€, ma il mio guadagno non è mai arrivato. Per sbloccarle i soldi, avrei dovuto prima eseguire una terza transazione da 1.580€. Quando ho provato ad effettuarlo, sono stato bloccato dal referente ed espulso dal gruppo».

Una struttura divisa in "pesci piccoli" e "grossi"

A questo punto incominciano a diventare ricorrenti i nomi dei truffatori. Tutti dispongono di un conto sulla filiale dell'istituto di credito cinese, con sede a Vilnius. I nomi dei malfattori compaiono spesso negli screenshot condivisi nel gruppo Telegram. Essendo stati prelevati dalle vittime stesse, alle volte contengono errori che possono rimandare agli stessi truffatori. Ma anche gli stessi utenti, che non solo vengono truffati, rischiano anche una violazione della privacy, per via dei dati esposti in bella mostra. Non solo: avendo ricevuto e scambiato denaro con le altre vittime, rischiano a loro volta di essere denunciati per truffa, per aver ricevuto denaro, al quale non è mai seguita commissione alcuna.

I primi utenti truffati si sono riuniti per confrontarsi sulle modalità di procedere, su un altro gruppo Telegram, da loro fondato. Tra di loro anche Matteo, giovane informatico che, accortosi della truffa, cerca di avvertire quante più persone possibili a non cadere nella trappola. Così come il proprietario del gruppo che al momento conta poco più di una decina di iscritti. Nel corso della stesura dell'articolo, si sono aggiunte nuove persone, tutte quante bloccate (o che si sono fermate) in concomitanza della terza transazione, la quale avrebbe dovuto sbloccare il credito maturato

Lo scarso controllo delle piattaforme

Gli algoritmi di alcune piattaforme si sono già accorti di uno schema truffaldino. Ma oltre a mostrare un avvertimento relativo ad "una potenziale truffa", non vi sono altri sistemi di sicurezza. «Hai autorizzato correttamente un pagamento che il nostro sistema ha segnalato come una potenziale truffa». Inoltre, chi non partecipa secondo lo schema, potrebbe vedersi sottratto le somme "guadagnate".

Un truffatore ci ha pagato 10 euro e ci ha illustrato uno schema di riciclo di denaro basato sulle affiliazioni

La truffa, i rischi, le minacce

Non serve essere esperti di economia per rendersi conto che tutto il processo, nonostante una meticolosa organizzazione estesa in diverse parti del globo, a lungo andare non possa essere sostenibile. Le piattaforme con programmi di affiliazione quando "si accorgeranno" del continuo movimento che segue un determinato schema, così come le app di pagamento, troveranno un modo di bloccare il circolo vizioso. La solida organizzazione dietro questo complesso schema, punta dunque alle finanze di app di pagamento, di scambio valuta e agli utenti comuni. Questi, economicamente più esposti, vengono ingolositi da apparenti facili guadagni e ingannati dalla falsa riprova sociale fornita dai bot del gruppo Telegram, i quali condividono dati manipolati sugli effettivi guadagni. 

Bot per altro aggressivi: quando li si contatta in privato dicendo di aver scoperto la truffa, minacciano di azioni legali. «Mi volevano portare in tribunale» dice Renato (nome di fantasia). L'impressione è che i bot, quando contattati in privato, quando allertati da alcune parole chiave, rispondano in automatico frasi come: «Quindi non ti penti di quello che stai dicendo? Beh allora ci vediamo in tribunale, una volta che la nostra azienda avrà intentato una causa contro di te».

Come non cascare in queste truffe

Non bisogna vergognarsi se si cade vittima di certe truffe. I meno esperti di tecnologia o chi necessita di entrate extra, tentano il tutto per tutto per guadagnare quanto più possibile, in particolar modo se si viene attratti da veri (anche se piccoli) guadagni. Chi è stato truffato, dovrebbe fare subito segnalazione alla propria banca e al proprio sistema di pagamento e denunciare quanto accaduto alla Polizia Postale, oltre a segnalare a Telegram e WhatsApp gli account utilizzati dai truffatori. Purtroppo non esiste un modo per inibire l'accesso nel gruppo e non cadere trappola dei truffatori. Se non parlarne il più possibile, per aumentare la consapevolezza attorno a questo tipo di truffe, nella speranza di un maggior impegno delle stesse app di pagamento. Ma questa è più un'utopia. Fino ad allora, come sempre, bisogna ricordare (e ricordarsi) questo: nessuno regala niente e se qualcosa è troppo bello per essere vero, probabilmente non è vero

4 marzo 2024 ( modifica il 4 marzo 2024 | 18:10)

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