Istat, il Pil 2023 rivisto al rialzo, ma i consumi arrancano

ROMA — È andato meglio del previsto l’andamento del prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2023: nel confronto annuo la crescita è dello 0,6%, e non dello 0,5% come stimato dall’Istat il 30 gennaio. E quindi la ricaduta immediata è che il 2024 parte con un piccolo vantaggio in più: la crescita acquisita è dello 0,2%, e non 0,1%. Una buona partenza che è stata subito celebrata dagli investitori: lo spread sui Btp è sceso fino a 136 punti base, ai minimi dal gennaio del 2022.

La variazione rispetto al trimestre precedente rimane invece invariata, allo 0,2%.

Un piccolo dato positivo che la maggioranza di governo si ascrive subito come “effetto Meloni”: ne parla in questi termini Marco Osnato (FdI), presidente della Commissione Finanze della Camera dei deputati e responsabile economico del partito della premier. Ma anche Luigi Sbarra, leader della Cisl, parla in termini più neutri di «un bel segnale, che conferma una tendenza positiva anche rispetto agli altri grandi Paesi europei». E in effetti il Pil è cresciuto in termini congiunturali solo dello 0,1% in Francia, mentre è diminuito dello 0,3% in Germania. In termini tendenziali si è registrata una crescita dello 0,7% in Francia, mentre in Germania si è registrata una diminuzione dello 0,2%. Nel complesso, il Pil dei Paesi dell’area Euro è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,1% nel confronto con il quarto trimestre del 2022, dati non particolarmente esaltanti.

Nell’analisi settore per settore del dato italiano ci sono luci ed ombre. La crescita è spiegata soprattutto dagli investimenti, dalla domanda estera netta e dalla spesa delle Amministrazioni Pubbliche (che hanno fornito contributi positivi pari rispettivamente a 0,5, 0,4 e 0,1 punti percentuali). Male però i consumi delle famiglie, che, spiega l’Istat, «hanno sottratto 0,8 punti percentuali alla crescita del Pil». Un dato che viene rimarcato da Confesercenti: «I consumi non ripartono, anzi: gli ultimi tre mesi dell’anno fanno registrare una frenata della spesa delle famiglie, che diminuisce di circa 4 miliardi di euro rispetto al trimestre precedente», calcola l’ufficio studi dell’organizzazione.

Tra i settori produttivi, in crescita dell’1,1% il valore aggiunto dell’industria, per via del forte incremento delle costruzioni, cresciute del 4,7%, mentre sono in lieve calo sia l’agricoltura, sia i servizi. Il dato positivo delle costruzioni, dovuto molto probabilmente alla corsa di fine 2023, legata alla scadenza del Superbonus, si rivelerà però un boomerang nel primo trimestre di quest’anno, secondo le previsioni di Confindustria, realizzate con il nuovo indice Rtt (Real time turnover); dovrebbero invece andare bene, nel primo trimestre, industria in senso stretto e servizi.

A confermare la tendenza alla crescita nel primo trimestre anche l’indice Pmi dei servizi (indicatore economico basato sulle interviste ai responsabili acquisti delle aziende): passa a febbraio a 52,2, dal 51,2 di gennaio. Si tratta del secondo aumento consecutivo della produzione del settore dei servizi in Italia.