Vertice in Svizzera sull'Ucraina: chi c'è, quali sono gli obiettivi
Assenti delegazioni di Mosca e Pechino. Si punta a un documento congiunto che esprima solidarietà a Kiev e che tracci delle linee di dialogo su alcuni temi
Il vertice sulla guerra tra Russia e Ucraina si tiene questo fine settimana (15 e 16 giugno) al Burgenstock Resort, un complesso amato dai vip in Svizzera. La conferenza di pace, organizzata dal governo di Berna, era partito con aspettative ottimistiche ma via via ha dovuto rivedere i suoi obiettivi: vuoi perché la guerra è entrata in una fase molto cruenta, vuoi perché Mosca diserta l'incontro, vuoi perché l'Occidente ha manifestato in altre sedi il suo sostegno a Kiev (al G7 è stato deciso un nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina). Dunque, cosa resta del vertice elvetico e quali sono gli obiettivi che può raggiungere? Ecco una breve punto della situazione.
Chi c'è e chi non c'è
Volodymyr Zelensky sarà il personaggio di maggior rilievo presente al Burgenstock. Ma non ci sarà Vladimir Putin, nè alcun rappresentante russo. «Senza di noi il vertice è una perdita di tempo» il secco commento arrivato dal Cremlino. Si è sperato fino all'ultimo nell'arrivo di Joe Biden ma il presidente tornerà negli Usa per un impegno della campagna elettorale. Washington sarà rappresentata dalla vice della Casa Bianca Kamala Harris. Diserterà l'incontro anche la Cina che ha fatto pressione su una serie di Paesi perché non inviassero delegazioni. Assente anche l'Arabia Saudita. Alla fine dovrebbero sedersi al tavolo i rappresentanti di circa 80 Paesi.
Quali sono i punti di partenza
Il punto di partenza della discussione è il piano di pace avanzato dal governo di Kiev. Quest'ultimo chiede il ritiro delle truppe di Mosca da tutti i territori occupati, il ripristino dell'integrità territoriale ucraina. un sostegno alla ricostruzione. la liberazione dei prigionieri di guerra. Ma nelle ultime ore Putin ha ribadito le sue condizioni per la pace che sono diametralmente opposte: cessione a Mosca di quattro province ucraine, no all'ingresso di Kiev nella Nato. Siamo insomma al muro contro muro.
Qual è il possibile obiettivo
Il summit sarà un successo se solo si riuscirà ad arrivare a una dichiarazione congiunta tra tutti i partecipanti ma anche questo traguardo non sarà facile, a meno di immaginare un documento che esprime principi molto generici. Più ambizioso l'obiettivo di compattare un fronte internazionale - il più possibile ampio - che esprima sostegno all'Ucraina. Fondamentale sarà il ruolo che giocheranno i cosiddetti Paesi Brics (ma Mosca e Pechino, come anticipato, non saranno della partita mentre India e Brasile non hanno inviato rappresentanti di primo livello) o le delegazioni africane. La discussione si avvierà su alcuni capitoli generali (assistenza umanitaria, sicurezza della navigazione nel mar Nero, delle centrali nucleari, export alimentare): verranno tracciate le linee su cui impostare futuri colloqui di pace tra Russia e Ucraina.
La posizione della Svizzera
«La Svizzera con la sua tradizione umanitaria e diplomatica, non può semplicemente stare a guardare; anche se ciò significa scalare una montagna» ha dichiarato alla vigilia del vertice il ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis. Il quale, non bastassero le oggettive difficoltà di partenza, deve vedersela anche con un «fronte interno». Allo scoppio del conflitto Berna si è allineata alle posizioni della Ue facendo scattare sanzioni nei confronti della Russia ma poi ha tentennato sia sul blocco dei beni degli oligarchi russi sia sulle forniture belliche a Kiev. Alcuni partiti, a cominciare dai so0vranisti dell'Udc, che in Svizzera sono maggioranza relativa, ritengono il governo abbia compromesso la tradizione di neutralità del Paese.