DAL NOSTRO INVIATO
MODI’IN — Alla testa del corteo, anche se la loro � consumata dal dolore. Sono altri ad aver organizzato gli accampamenti, gli autobus per chi non � in grado di camminare lungo tutti i 64 chilometri, la logistica per muovere migliaia di persone sull’asfalto della tangenziale fuori Tel Aviv e risalire le montagne che portano a Gerusalemme, su verso i vertici del potere perch� non pu� arrogarsi di decidere il destino degli amati, i quasi 240 ostaggi tenuti dai terroristi a Gaza.
Netanyahu e la marcia dei parenti degli ostaggi: «Liberateli o non ci sarà vittoria»
Il corteo arriver� sabato davanti alla casa temporanea del premier, ospite con la moglie di un miliardario americano

Al tramonto la marcia dei famigliari per chiedere di riaverli a ogni costo sfila vicino ai vigneti di Merlot, verso il colle di Latrun; per prendere questa cima Ariel Sharon, allora giovane tenente, impieg� da maggio a luglio del 1948, era la guerra d’Indipendenza, la prima delle tante combattute da Israele. � in quelle battaglie che il futuro premier ricordava di aver capito che cosa fosse la sete dopo aver succhiato l’umidit� dalla terra bagnata di sangue. Questa volta la conquista � ottenere la tregua o qualunque altra concessione possa permettere di liberare i prigionieri che da 41 giorni abitano un tempo parallelo. Sulle magliette nere portano lo stesso slogan: �Riportatela/o/i a casa�. Sono i nomi e le foto a cambiare: Yafa, Tamir, Inbar... C’� chi indossa sette vite tenute strette sul petto e le spalle.
�Sappiamo che non dipende solo da Benjamin Netanyahu, ma Israele non potr� mai proclamare vittoria contro Hamas, se tutti i sequestrati non ritornano�. Oren � qui per dimostrare il suo sostegno, non � stato colpito in faccia dalla tragedia testimoniata dagli altri volti, mette la parola trionfo militare tra virgolette con le dita, lui e questi manifestanti sono ormai disorientati dopo le dichiarazioni del premier che ha promesso: eliminare i fondamentalisti e liberare i prigionieri hanno la stessa priorit�. Non si fidano di Netanyahu e della sua coalizione di estrema destra, come molti di loro non si fidavano durante i dieci mesi di proteste contro il piano-giustizia anti democratico portato avanti dal governo, il movimento di contestazione ha trasferito le capacit� organizzative nel sostegno alle vittime dei massacri, 1.200 israeliani morti.
Disorientati ma con un preciso senso dell’orientamento, come il signore dalla barba bianca che porta nello zaino le bacchette per le salite pi� faticose. L’obiettivo � la residenza temporanea del primo ministro: con la moglie Sarah � ospite nella villa del miliardario americano Simon Falic, magnate dei duty free. Per arrivarci entro sabato sono partiti dal vialone di Tel Aviv davanti alla Kirya — quartier generale delle forze armate israeliane — per arrivarci hanno preso per mano il dolore di chi ha perso anche la speranza.
Ieri pomeriggio si sono fermati a Modi’in ad ascoltare le parole dei Marciano, la figlia Noa — soldata nell’unit� di osservazione al bordo di Gaza — era apparsa mentre parla in un video ripreso dai carcerieri, solo alla fine le immagini mostrano il cadavere. �Ci avete abbandonati il 7 ottobre, una seconda volta quando ci � stata notificata la morte e adesso non deve succedere una terza. Rivogliamo il suo corpo. Bibi, Gallant, Gantz non potete scegliere da soli�, dicono i genitori riferendosi ai tre politici nel consiglio ristretto che guida il conflitto. Gantz ha lasciato l’opposizione solo per la durata della guerra, gi� travolge il premier nei sondaggi.
Tutti ascoltano e ripetono. Sono le loro parole, le stesse richieste. Per questo si sono detti �non riusciamo pi� a restare fermi�, seduti sulle sedie bianche di plastica della piazza di Tel Aviv, il quadrato di pietre bianche rinominato �Dei dispersi�. In marcia. �Bibi arriviamo�.
17 novembre 2023 (modifica il 17 novembre 2023 | 07:20)
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