Комментарии 0
...комментариев пока нет
Perché Joe Biden è convinto di vincere, malgrado la sua debolezza
Questa non � una previsione, � un’analisi di probabilit� statistica (e le due cose sono ben diverse): il New Hamsphire anzich� aumentare le chance di una rielezione di Trump l’ha resa un po’ meno probabile, se si leggono i numeri con attenzione.
Joe Biden ha una cosa in comune con Donald Trump oltre all’et� avanzata. Anche il presidente in carica � un egomaniaco, convinto di essere l’Uomo della Provvidenza che salver� la democrazia americana dal ritorno di un leader pericoloso alla Casa Bianca. Questa sua presunzione spiega l’ostinazione a candidarsi, il rifiuto di farsi da parte nonostante l’invecchiamento e l’impopolarit� che lo rendono indigesto anche a tanta parte della base democratica. Il comportamento di Biden non contribuisce affatto a �salvare la democrazia americana�, semmai ne accentua alcune patologie.
Il risultato della primaria repubblicana nel New Hampshire per� gli d� almeno in parte ragione. La strategia di Biden per la rielezione � basata su due pilastri. Primo: fare tutto il possibile perch� sia Trump a vincere la nomination repubblicana. Secondo: affondare la candidatura Trump alla sfida finale, togliendogli qualche sottile ma decisiva fetta di elettorato. Quel che � accaduto in New Hampshire rassicura Biden. Tutto procede secondo i piani. Lo scarto fra Trump e Nikki Haley rimane alto e quindi l’ex presidente continua a navigare tranquillo verso la conferma della propria candidatura. Ma nel New Hampshire sono mancati a Trump troppi voti di elettori indipendenti: proprio quelli che possono decidere l’elezione finale a novembre.
Il primo e il secondo pilastro poggiano a loro volta sulle inchieste giudiziarie e sui processi. Alcuni dei quali sono moderatamente fondati, altri palesemente pretestuosi e inconsistenti. I secondi – i processi farsa imbastiti da magistrati faziosi e screditati – sono utili quanto i primi. Le inchieste e istruttorie pi� sgangherate (come quelle dei magistrati di New York sul pagamento alla pornostar e le irregolarit� di bilancio) sono efficaci per la cinica strategia del partito democratico: servono a convincere la base repubblicana pi� fedele a Trump che lui � vittima di una persecuzione giudiziaria. In quei casi, in effetti, lo �.
Le inchieste pi� serie, come quella che punta alla sua ineleggibilit� per avere istigato all’insurrezione contro la Repubblica il 6 gennaio 2021, forse non sfoceranno in una sua condanna. Il 14esimo emendamento della Costituzione esclude che possa essere eletto chi abbia tentato un colpo di Stato. Malgrado la gravit� dell’assalto al Campidoglio sar� molto difficile dimostrare che Trump stesse orchestrando un golpe (tanto pi� se l’ultima parola l’avr� la Corte suprema). Per� questo tipo di accusa e di procedimento giudiziario evidentemente sta facendo presa sugli elettori pi� moderati e indipendenti, quei centristi che fino all’ultimo possono essere indecisi tra un candidato repubblicano e un democratico.
La vittoria di Trump nel New Hampshire in apparenza � confortevole. Con 12 punti di scarto sulla rivale Nikki Haley (54% lui e 43% lei). Altri dati sono meno rassicuranti. Il 19% dei repubblicani che hanno partecipato alla primaria del New Hampshire votando per la Haley hanno dichiarato agli exit poll quanto segue: se Trump prevarr� e sar� il candidato del loro partito a novembre, non lo voteranno. Nel caucus dell’Iowa pochi giorni prima questa fascia era un po’ pi� bassa ma comunque ragguardevole: 15% di �never Trump�.
Pu� darsi che l’intenzione dichiarata a gennaio cambi da qui a novembre. Pu� darsi che alla fine prevalga la disciplina di partito e o l’avversione verso Biden e i repubblicani scontenti tornino all’ovile. Per� � chiaro che basta una piccola emorragia di voti per far perdere Trump, cos� come lui perse nel 2020, e vinse di strettissima misura (solo nel collegio elettorale, non in voti assoluti) nel 2016 contro Hillary Clinton. In elezioni che si giocano sul filo del rasoio i minuscoli spostamenti sono decisivi. Nel 2020 a Trump bast� perdere il 9% dei repubblicani per consegnare – molto malvolentieri – la Casa Bianca a Biden. Si stima che per essere competitivo un candidato debba raccogliere il 90% degli elettori del proprio partito.
Ancora pi� preoccupante per Trump � il comportamento degli indipendenti. Questa categoria va interpretata alla luce di una peculiarit� del sistema elettorale statunitense. Quando io ho avuto la cittadinanza e mi sono iscritto per la prima volta nelle liste elettorali, come tutti gli americani ho dovuto classificarmi in una di tre categorie: democratico, repubblicano, o indipendente. (Per la cronaca, scelsi democratico). � una classificazione che vale solo a fini statistici, non vincola il mio comportamento. Nel segreto dell’urna posso benissimo cambiare parere. Per� chi sceglie in partenza di dichiararsi indipendente manifesta una particolare predisposizione ad alternare il proprio voto tra i due partiti, a regolarsi di volta in volta. Gli �indipendenti effettivi�, quelli che davvero decidono all’ultimo momento, sono una piccola percentuale che tende a diminuire da anni. Vale per� quanto ricordato sopra: le ultime elezioni si sono decise su percentuali minuscole.
Ebbene, nel New Hampshire Trump ha raccolto solo il 33% di voti tra quegli indipendenti che hanno scelto di partecipare alla primaria repubblicana. Nel 2020 Trump aveva ottenuto il 37% di voti dagli indipendenti e questo non gli bast� a vincere. Inoltre negli exit poll del New Hampshire il 66% degli indipendenti ha dichiarato che non voter� per Trump se a novembre sar� lui il candidato del Grand Old Party.
Insomma se si guardano i numeri del New Hampshire il cinico �trappolone giudiziario� che i democratici hanno ordito contro Trump dimostrerebbe di poter funzionare, con quella logica dei due tempi: prima lo rafforza e gli fa vincere la nomination, poi lo indebolisce quel tanto (o pochissimo) che basta. Torno sulla distinzione tra una previsione e un ragionamento di probabilit� statistica. Siamo ancora a nove mesi dal voto, tutto pu� accadere, e soprattutto gli elettori americani non sentono in questa fase il �calore dello scontro�, quell’atmosfera incandescente che si crea quando la sfida tra i due candidati finali � nelle fasi finali. I duelli tv tra i candidati sono sempre imprevedibili nel loro impatto sugli elettori (insisto sull’incertezza: � senso comune osservare che Trump � molto pi� in forma, ma un eccesso di aggressivit� in un duello tv non sempre ha l’effetto che si crede). Dall’economia alle guerre, dall’immigrazione all’aborto, molte cose possono ancora contribuire a spostare qualche voto in una casella o nell’altra.
C’� anche da valutare l’impatto delle candidature indipendenti che quest’anno sono gi� affollate (Kennedy, West, Stein) e potrebbero aumentare. Inoltre queste candidature indipendenti potranno captare frange di elettorato di sinistra dove il malcontento verso Biden � forte almeno quanto l’insofferenza di certi repubblicani moderati verso Trump. Mi limito a constatare che il messaggio del New Hamsphire � meno favorevole a Trump di quanto sembri a prima vista.
Joe Biden ha una cosa in comune con Donald Trump oltre all’et� avanzata. Anche il presidente in carica � un egomaniaco, convinto di essere l’Uomo della Provvidenza che salver� la democrazia americana dal ritorno di un leader pericoloso alla Casa Bianca. Questa sua presunzione spiega l’ostinazione a candidarsi, il rifiuto di farsi da parte nonostante l’invecchiamento e l’impopolarit� che lo rendono indigesto anche a tanta parte della base democratica. Il comportamento di Biden non contribuisce affatto a �salvare la democrazia americana�, semmai ne accentua alcune patologie.
Il risultato della primaria repubblicana nel New Hampshire per� gli d� almeno in parte ragione. La strategia di Biden per la rielezione � basata su due pilastri. Primo: fare tutto il possibile perch� sia Trump a vincere la nomination repubblicana. Secondo: affondare la candidatura Trump alla sfida finale, togliendogli qualche sottile ma decisiva fetta di elettorato. Quel che � accaduto in New Hampshire rassicura Biden. Tutto procede secondo i piani. Lo scarto fra Trump e Nikki Haley rimane alto e quindi l’ex presidente continua a navigare tranquillo verso la conferma della propria candidatura. Ma nel New Hampshire sono mancati a Trump troppi voti di elettori indipendenti: proprio quelli che possono decidere l’elezione finale a novembre.
Il primo e il secondo pilastro poggiano a loro volta sulle inchieste giudiziarie e sui processi. Alcuni dei quali sono moderatamente fondati, altri palesemente pretestuosi e inconsistenti. I secondi – i processi farsa imbastiti da magistrati faziosi e screditati – sono utili quanto i primi. Le inchieste e istruttorie pi� sgangherate (come quelle dei magistrati di New York sul pagamento alla pornostar e le irregolarit� di bilancio) sono efficaci per la cinica strategia del partito democratico: servono a convincere la base repubblicana pi� fedele a Trump che lui � vittima di una persecuzione giudiziaria. In quei casi, in effetti, lo �.
Le inchieste pi� serie, come quella che punta alla sua ineleggibilit� per avere istigato all’insurrezione contro la Repubblica il 6 gennaio 2021, forse non sfoceranno in una sua condanna. Il 14esimo emendamento della Costituzione esclude che possa essere eletto chi abbia tentato un colpo di Stato. Malgrado la gravit� dell’assalto al Campidoglio sar� molto difficile dimostrare che Trump stesse orchestrando un golpe (tanto pi� se l’ultima parola l’avr� la Corte suprema). Per� questo tipo di accusa e di procedimento giudiziario evidentemente sta facendo presa sugli elettori pi� moderati e indipendenti, quei centristi che fino all’ultimo possono essere indecisi tra un candidato repubblicano e un democratico.
La vittoria di Trump nel New Hampshire in apparenza � confortevole. Con 12 punti di scarto sulla rivale Nikki Haley (54% lui e 43% lei). Altri dati sono meno rassicuranti. Il 19% dei repubblicani che hanno partecipato alla primaria del New Hampshire votando per la Haley hanno dichiarato agli exit poll quanto segue: se Trump prevarr� e sar� il candidato del loro partito a novembre, non lo voteranno. Nel caucus dell’Iowa pochi giorni prima questa fascia era un po’ pi� bassa ma comunque ragguardevole: 15% di �never Trump�.
Pu� darsi che l’intenzione dichiarata a gennaio cambi da qui a novembre. Pu� darsi che alla fine prevalga la disciplina di partito e o l’avversione verso Biden e i repubblicani scontenti tornino all’ovile. Per� � chiaro che basta una piccola emorragia di voti per far perdere Trump, cos� come lui perse nel 2020, e vinse di strettissima misura (solo nel collegio elettorale, non in voti assoluti) nel 2016 contro Hillary Clinton. In elezioni che si giocano sul filo del rasoio i minuscoli spostamenti sono decisivi. Nel 2020 a Trump bast� perdere il 9% dei repubblicani per consegnare – molto malvolentieri – la Casa Bianca a Biden. Si stima che per essere competitivo un candidato debba raccogliere il 90% degli elettori del proprio partito.
Ancora pi� preoccupante per Trump � il comportamento degli indipendenti. Questa categoria va interpretata alla luce di una peculiarit� del sistema elettorale statunitense. Quando io ho avuto la cittadinanza e mi sono iscritto per la prima volta nelle liste elettorali, come tutti gli americani ho dovuto classificarmi in una di tre categorie: democratico, repubblicano, o indipendente. (Per la cronaca, scelsi democratico). � una classificazione che vale solo a fini statistici, non vincola il mio comportamento. Nel segreto dell’urna posso benissimo cambiare parere. Per� chi sceglie in partenza di dichiararsi indipendente manifesta una particolare predisposizione ad alternare il proprio voto tra i due partiti, a regolarsi di volta in volta. Gli �indipendenti effettivi�, quelli che davvero decidono all’ultimo momento, sono una piccola percentuale che tende a diminuire da anni. Vale per� quanto ricordato sopra: le ultime elezioni si sono decise su percentuali minuscole.
Ebbene, nel New Hampshire Trump ha raccolto solo il 33% di voti tra quegli indipendenti che hanno scelto di partecipare alla primaria repubblicana. Nel 2020 Trump aveva ottenuto il 37% di voti dagli indipendenti e questo non gli bast� a vincere. Inoltre negli exit poll del New Hampshire il 66% degli indipendenti ha dichiarato che non voter� per Trump se a novembre sar� lui il candidato del Grand Old Party.
Insomma se si guardano i numeri del New Hampshire il cinico �trappolone giudiziario� che i democratici hanno ordito contro Trump dimostrerebbe di poter funzionare, con quella logica dei due tempi: prima lo rafforza e gli fa vincere la nomination, poi lo indebolisce quel tanto (o pochissimo) che basta. Torno sulla distinzione tra una previsione e un ragionamento di probabilit� statistica. Siamo ancora a nove mesi dal voto, tutto pu� accadere, e soprattutto gli elettori americani non sentono in questa fase il �calore dello scontro�, quell’atmosfera incandescente che si crea quando la sfida tra i due candidati finali � nelle fasi finali. I duelli tv tra i candidati sono sempre imprevedibili nel loro impatto sugli elettori (insisto sull’incertezza: � senso comune osservare che Trump � molto pi� in forma, ma un eccesso di aggressivit� in un duello tv non sempre ha l’effetto che si crede). Dall’economia alle guerre, dall’immigrazione all’aborto, molte cose possono ancora contribuire a spostare qualche voto in una casella o nell’altra.
C’� anche da valutare l’impatto delle candidature indipendenti che quest’anno sono gi� affollate (Kennedy, West, Stein) e potrebbero aumentare. Inoltre queste candidature indipendenti potranno captare frange di elettorato di sinistra dove il malcontento verso Biden � forte almeno quanto l’insofferenza di certi repubblicani moderati verso Trump. Mi limito a constatare che il messaggio del New Hamsphire � meno favorevole a Trump di quanto sembri a prima vista.