
Quando il gioco diventa un lavoro: così la passione per i videogame aiuta in fase di assunzione
ROMA – Passare il proprio tempo a giocare ai videogiochi online può aiutare le ragazze e i ragazzi a trovare più facilmente lavoro. Quello che sembra, a seconda della varietà degli interlocutori, un hobby, una distrazione o una passione è in realtà un ottimo strumento per acquisire delle soft skill da spendere per una carriera all’interno delle aziende, visto che quasi il 70% dei recruiter in Italia rivela che sarebbe favorevolmente colpito se si menzionasse la passione per il gaming nel proprio curriculum o durante il colloquio di lavoro. A certificarlo è uno studio commissionato da YouTube a Censuswide, per capire l’influenza di queste attività online nello sviluppo delle competenze professionali delle nuove generazioni.
Le competenze che convincono i recruiter
Più della metà dei recruiter intervistati ritiene che il gaming aiuti a trovare più facilmente un’occupazione. Ma non solo: ben il 64% si dichiara più propenso all’assunzione se al colloquio si trova di fronte un appassionato di videogiochi online che si dimostri capace di parlare delle competenze sviluppate attraverso il gioco. Ma di quali competenze parliamo? Innanzitutto pensiero strategico, poi problem solving, buona capacità comunicativa, e infine attitudine a mantenere la calma sotto pressione. A sviluppare maggiormente questi talenti sono, sempre secondo la ricerca, i giochi di strategia, giochi di simulazione aziendale e videogiochi strategici in tempo reale (Rts).

Tutte soft skill altamente impiegate all’interno dei luoghi di lavoro canonici come le aziende e viste di buon occhio su un candidato al suo primo lavoro. Si tratta di “doti intrinseche in chi si dedica al gaming”, secondo gli esperti, “poiché in grado di muoversi in circostanze in continuo cambiamento e a rapportarsi in modo efficace con gli altri membri del team di gioco”. Matthew Barr, professore di Computing science all’Università di Glasgow, studia proprio il legame tra gaming e competenze professionali: “Per decenni ci è stato detto che praticare uno sport di squadra, ad esempio, è una buona cosa. Lo stesso si può dire dei videogiochi di squadra. Infatti, nel mondo digitale il tipo di cooperazione online richiesta dai videogiochi è forse più rilevante che mai”.

Ma i ragazzi sono ancora scettici
Dall’altro lato, la ricerca mostra come i giovani, quelli della generazione Z, non si trovino d’accordo con quanto detto dai recruiter. Il 90% degli intervistati di età tra i 18 e i 26 anni considera il gaming soltanto un hobby e solo il 40% afferma che menzionerebbe questa passione all’interno del suo curriculum, nonostante quasi la metà di loro affermi di giocarci regolarmente. Solo il 32% dei giovani intervistati ritiene che recruiter e datori di lavoro percepiscano il gaming favorevolmente e solo il 22% degli intervistati della gen Z ritiene che il gaming offra loro maggiori possibilità di sviluppare competenze utili sul posto di lavoro.Questo non significa che ragazze e ragazzi non riconoscano le qualità che sono riusciti ad affinare grazie al gaming: il 43% sostiene di aver sviluppato maggior pensiero strategico, il 37% il problem solving e quasi il 60% è d’accordo con l’affermare che fruire di contenuti legati al gaming li aiuti a migliorare anche la gestione dello stress.

I numeri del gaming
Secondo i dati raccolti da YouTube, i contenuti legati al gaming sulla piattaforma hanno superato 2 trilioni di visualizzazioni totali nel 2022. E a dicembre dello stesso anno hanno attirato sulla piattaforma più di 500 milioni di utenti registrati ogni giorno, per oltre 120 miliardi di ore di visualizzazione. Numeri a cui hanno contribuito i migliaia di gamer che creano contenuti su tutti i diversi tipi di giochi.