«Kingmaker per cambiare la Ue» o«Doppio bluff»? La sfida di Meloni vista dalla stampa internazionale
La strategia della premier per pesare sulle scelte in Europa e riformarla, da destra, è al centro delle analisi dei giornali europee e Usa. Tra auspici e timori
«Kingmaker per cambiare l’Europa» o «Doppio bluff di una destra falsamente costruttiva». Così, ai due estremi, la stampa estera dipinge la figura di Giorgia Meloni in vista delle elezioni europee. «Cosa farà la premier italiana alle luce dei risultati dell’8 e 9 giugno prossimi?», si chiedono i giornali tra Europa e Usa. L’interrogativo chiave è comune a tutti: sono le risposte che cambiano. Ma molti analisti politici sottolineano la coesistenza di «due Meloni»: la premier, con piglio istituzionale e ben più moderato di quanto ci si aspettasse dopo il trionfo elettorale del settembre 2022; e la leader di Fratelli d’Italia, che in tale veste torna a calcare con forza i temi chiave cari alla destra.
Il britannico The Observer, progressista, parte proprio da questo interrogativo: «La premier italiana della destra dura, come userà la sua crescente influenza nella Ue?». «Meloni - scrive Jon Henley - era vista da Bruxelles con il peggiore incubo, in quanto leader di un partito con radici neofasciste», però grazie al suo «inatteso» piglio da mediatrice «la premier potrebbe adesso costruire un ponte tra le due destre, più e meno estreme» e «riuscire ad imprimere davvero un cambiamento radicale nella Ue su questioni vitali come: cambiamento climatico, immigrazione e allargamento dell’Unione». Mentre il conservatore The Telegraph vede esplicitamente la leader di FdI come «kingmaker alle elezioni europee, diventate un campo di battaglia tra europeisti ed euroscettici». E in questo contesto, conclude The Telegraph, «Meloni è corteggiata sia da von der Leyen, sia dalla sovranista Le Pen».
Da sinistra, il francese Le Monde la vede all’opposto, perché quello di Meloni è «un doppio bluff», visto che la premier ha usato «a lungo toni sprezzanti contro la Ue». Adesso «si è affermata come partner costruttivo a Bruxelles», ma al contempo «sta ancora cercando di imporre un’altra maggioranza, più di destra, dopo le elezioni».
Dalla Germania, la liberale Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) osserva come dopo l’espulsione degli estremisti di destra di AfD dal gruppo di Identità e democrazia al parlamento Ue «Meloni abbia aperto all’idea di una collaborazione con la francese Marine Le Pen dopo il voto» per aumentare il peso della destra per la scelta del nuovo presidente della commissione europea.
Dalla Spagna, El Pais da sinistra fotografa così «il modello Meloni»: toni alti, ma con piglio pragmatico, mettendo in pratica «una politica economica e internazionale senza frizioni con la Ue». Ma poi affonda: «In Italia c’è però una erosione dei diritti sociali». Cioè lo stesso aspetto sottolineato dalla popolare Ursula von der Leyen: «Con Meloni abbiamo lavorato bene - ha detto la leader uscente della commissione europea -: la premier è pro Ue, ma sui diritti Lgbt+ siamo molto distanti». El Mundo, liberale, sottolinea come la presidente italiana sia «diventata un personaggio chiave nel Consiglio e nel Parlamento europeo, dove guida il gruppo conservatore che farà da cerniera e sogna di promuovere un’alleanza pro-sovranità che emargini la sinistra».
Politico, influente giornale online Usa, dalla sua redazione europea osserva come Meloni abbia «fiutato l’opportunità di rimodellare l’Europa, da destra» e di quanto «la premier sia ottimista di riuscirci costruendo una cooperazione tra conservatori e l’ala della destra meno dura». E sempre dagli Stati Uniti c’è Anchal Vohra, columnist di Foreign Policy, storica rivista di analisi politica internazionale, che prima riconosce a Meloni il ruolo di «nuovo kingmaker d’Europa», evidenziando come la premier «non vuole più uscire dall’Unione Europea, perché ora vuole controllarla».
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