Così Sinner ha sconfitto Djokovic, il suo «doppio»: nel tennis è iniziato un tempo nuovo

Nel gennaio del 2005, si gioc� l’ultima finale degli Australian Open senza uno tra Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic. I due nomi che chiudono questa breve lista non avevano ancora vinto nessuno dei loro futuri 46 titoli delle prove del Grand Slam. George W. Bush aveva appena cominciato il suo secondo mandato alla Casa Bianca. Iphone, Twitter, YouTube e Instagram non esistevano. Chiara Ferragni era una sconosciuta studentessa del liceo classico Manin di Cremona. Jannik Sinner aveva appena compiuto tre anni.

Questo � soltanto uno dei molti modi possibili per rendere l’idea della portata sismica e simbolica dell’ultima vittoria del ragazzo altoatesino contro il numero uno del mondo , e anche di ogni epoca, siccome la distinzione tra pi� grande e pi� forte e di sempre � stata introdotta soltanto quando il campione serbo ha superato gli altri due nella classifica dei Majors, ulteriore prova del fatto che tutto sommato viene vissuto dal mondo del tennis ancora come un terzo incomodo. Ma ce ne sono molti altri.

In qualche modo, Sinner ha sconfitto il suo doppio , perch� non ci sono dubbi sul fatto che - fatte salve differenze di carattere abbastanza evidenti -, � proprio Djokovic il modello al quale si rif� e si ispira il campione italiano. Come dinamica di gioco, come tecnica, anche come mentalit�. Lo sanno entrambi, lo riconoscono e si riconoscono, come hanno fatto dopo il match in conferenza stampa. La cosa illuminante, pi� di ogni altra, � che non si tratta di una sorpresa. L’abbiamo vista arrivare, questa vittoria. Le quote dei bookmakers inglesi che davano ancora Djokovic favorito erano un soltanto un riflesso della sua straordinaria capacit� di alzare il livello del proprio gioco quando il momento lo richiede. Ma c’erano due elementi che concedevano invece il favore del pronostico al nostro giocatore. Quel che si era visto finora nei turni precedenti, e soprattutto la certezza che oggi neppure la miglior versione di Djokovic scenderebbe in campo sicura di battere Jannik, come ha dimostrato la vittoria in Coppa Davis dello scorso novembre, salvando tre match point.

Proprio a quel finale di stagione bisogna tornare, se vogliamo continuare questo gioco di specchi tra il vecchio e il nuovo campione. Perch� le analogie sono evidenti. Questa mattina, Sinner ha fatto a Djokovic quel che Djokovic aveva fatto a Federer nella semifinale australiana del 2008. Non gli ha detto che il suo tempo � finito, come non lo era ancora all’epoca quello del genio svizzero, che a quel tempo per� aveva solo 28 anni, ma gli ha comunicato l’avvento di una nuova epoca, la fine della sua dittatura e l’inizio di una specie di monarchia parlamentare, dove sul trono si siederanno anche altri. C’� un nuovo campione in citt�. Gi� si sapeva, dalla fine della scorsa stagione. Come accadde nel 2010, quando Djokovic non vinse alcun Major, ma port� a casa la Coppa Davis e tutti capirono che il 2011 sarebbe stato il suo anno. Ma ribadirlo in uno Slam � un passaggio fondamentale, perch� sono i risultati negli Slam l’unit� di misura della grandezza di un tennista, non altro.

La copia sta superando l’originale. L’allievo sta diventando pi� forte del maestro, insomma il concetto � chiaro. � anche la naturale conseguenza di un processo di crescita vissuto in pubblico. Oggi Sinner si muove pi� velocemente di Djokovic, tira pi� forte, dimostra di saper servire meglio del suo rivale, ha chiuso la partita con una fucilata di dritto, l’altro colpo insieme alla battuta sul quale ha lavorato di pi�, quello che lo abbandonava per primo nelle situazioni di stress e che gli avversari gli cercavano per ottenere punti facili quando la partita si allungava. Come per il suo illustre doppio, � proprio la solidit� d’insieme a essere scoraggiante per chi lo affronta. Jannik sar� anche un predestinato, ma questo � un risultato al quale ci si arriva con il lavoro, ora dopo ora, mese dopo mese, una sorta di stratificazione geologica della fatica e delle ore trascorse ad allenarsi che garantisce infine sicurezza nei propri mezzi.