Festival di Berlino, premi in arrivo. I nostri preferiti in concorso e fuori

di Cristiana Allievi

Alla Berlinale 2024 non sono mancati i buoni film. Ecco, prima delle premiazioni, i titoli secondo noi migliori, in ordine cronologico di presentazione al festival e non di preferenza

 Festival di Berlino, premi in arrivo. I nostri preferiti in concorso e fuori

Questa Berlinale 2024 � stata l’ultima con la direzione artistica nelle mani di Carlo Chatrian, e il cambiamento � stato una nota impalpabile ma distintiva di questa edizione. Dall’anno prossimo la musica cambier�, con l’arrivo dell’inglese Tricia Tuttle, per anni alla direzione del BFI London Film Festival. Di sicuro non � stata un’edizione in cui sono mancate le star, anzi. Gi� l’apertura ha visto la presenza di Matt Damon e Cillian Murphy -l’attore dell’anno, se si pensa che Oppenheimer ha 13 candidature agli Oscar - rispettivamente nelle vesti di produttore e attore e di Small Things like these, storia dolorosa e intensa dal tono dickensiano, in cui Murphy interpreta un uomo che � testimone di abusi nelle famigerate Magdalene Laundries irlandesi, le case della chiesa per madri non sposate i cui bambini venivano portati via e poi venduti a genitori adottivi. Dopo un’apertura cos� significativa abbiamo poi visto passare sul tappeto rosso divi come Gael Garcia Bernal, Berenice Bejo, Adam Sandler, Carey Mulligan, Kristen Stewart, Jesse Eisenberg e Paul Dano, persino un’icona assoluta come il regista Martin Scorsese, stato premiato con l’Orso d’oro alla carriera. Non sono mancati i buoni film. Ecco, prima delle premiazioni, i nostri preferiti nelle diverse sezioni della rassegna secondo l’ordine cronologico di presentazione al festival e non di preferenza.

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A different men (� Faces Off LLC)
A DIFFERENT MEN
di Aron Schimberg, con Sebastian Stan, Renate Reinsve e Adam Pearson

Il film in concorso del regista americano indipendente, gi� applaudito al Sundance, racconta la storia di Edward (Stan), uomo dal volto deforme a causa di una neurofibromatosi. � un attore off Broadway, e vorrebbe quello che nella vita non ha: una bella faccia, una donna da baciare, diventare un acclamato attore. Si innamora della sua vicina (Reinsve) che � molto affettuosa e che sembra vedere in lui un uomo normale, motivo per cui Edward � spinto alla grande trasformazione: prendere pillole che promettono un grande cambiamento del suo viso. La trasformazione � forte, Edward diventa bello, apre un’agenzia di vendita di case e ha molto successo. Ma qualcosa in lui si fa cupo, e nella sua nuova dimensione non vive bene, anzi. Quando Ingrid lo invita a partecipare a una piece teatrale da lei scritta con la nuova identit� di Guy (che dopo la trasformazione dichiara morto Edward), tutto crolla: deve infatti recitare con Oswald (Pearson, davvero affetto da neurofibromatosi) che � una specie di suo alter ego nella versione precedente, e che ha la meglio su tutto. Deforme, diventa un attore di successo, si prende la parte principale a teatro, fa innamorare Ingrid, ha una vita molto piena e felice. � un film che fa riflettere sul nostro non essere mai felici di quel che siamo, sottovalutando i tesori che la nostra unicit� pu� portare nelle nostre vite. Un tema profondo che, se non bene indagato, pu� portare anche a “tragedie” senza ritorno.

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Suspended time (� Carole Bethuel)
SUSPENDED TIME
di Olivier Assayas con Vincent Macaigne

Il film in concorso del cineasta francese racconta il momento di sospensione temporale per eccellenza di questo secolo: il lockdown che abbiamo vissuto tutti a causa del Covid-19. La situazione descritta nel film � privilegiata perch� questa storia di famiglia viene vissuta fra le mura di una villa in campagna in cui due fratelli, Etienne e Paul, con relative fidanzate, hanno la possibilit� di trascorrere il tempo di “reclusione” disquisendo d’arte e ricordando momenti salienti della loro vita di ragazzi in quella stessa casa in cui gli oggetti sono ancora tutti al loro posto, mentre i flashback ci fanno conoscere episodi accaduti in altre epoche. Etienne � un regista, e fra le citazioni di un titolo di film e l’altro s’inventa anche un’idea favolosa come quella di dirigere l’attrice Usa Kristen Stewart nel ruolo di una suora portoghese. Intanto si disinfetta accuratamente le mani dopo essere andato a ritirare le cassette di verdura al negozio, indossa la mascherina e fa sedute con la psicologa in collegamento Zoom dal suo magnifico giardino fiorito. In questo tempo sospeso ci sono solo due cose da fare: sopportarsi nelle inevitabili idiosincrasie che la convivenza forzata scatena e aspettare che il mondo torni a una sorta di normalit� (di cui in quel momento non si era affatto certi). Il film ha proprio questo come punto di forza: farci ricordare come abbiamo vissuto quella sospensione temporale, chi siamo stati in quel lungo lasso di tempo, in che modo ci siamo trattenuti e in che cosa abbiamo sperato per poter andare avanti.

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From hilde with love (� Frederic Batier / Pandora Film)
FROM HILDE WITH LOVE
di Andreas Dresden, con Liv Lisa Fries e Johannes Hegemann.

A poche centinaia di metri da dove si sono svolti davvero i fatti narrati, il film proiettato in concorso alla Berlinale racconta con estremo realismo una storia d’amore fra due giovani che decidono di diventare spie comuniste dell’Urss nella Germania della Gestapo. Lei � Hilde Coppi (ruolo per cui la Fries, che presto sar� accanto a Anthony Hopkins in Freud, si candida a vincere il premio per la miglior interpretazione femminile), e con Hans (Hegemann) vive un’estate straordinaria d’amore, in cui resta incinta. Insieme, i due inventano modi creativi per studiare la trasmissione di segnali radio, con apparente successo. Ma vengono catturati, e Hilde � incinta di otto mesi. Per lei inizia l’inferno, la sua prigione diventa un luogo di solitudine per lei e il futuro bambino, che partorir� in carcere. Incontrer� ancora Hans, anche lui recluso prima di essere giustiziato. Hilde dovr� presto lasciare suo figlio alla madre, prima di essere giustiziata in una scena difficile da sopportare per lo spettatore, soprattutto sapendo che � tutto successo davvero, e a poche centinaia di metri dalla sede della Berlinale. L�, come Hilde sono morti altri 100 giovani facenti parte della “Red Orchestra”, nome con cui la Gestapo ha ribattezzato questa rete di spionaggio. Il film � da vedere perch� la Fries ha lavorato insieme al vero figlio dei coniugi raccontati nel film, Hans Coppi, che oggi ha 81 anni. Lui le ha spiegato a fondo il contesto di quegli anni, e le ha trasmesso la tristezza per non aver mai potuto incontrare i propri genitori. Stupisce come il regista Dresden racconti un momento cos� atroce attraverso una storia d’amore. Farlo cos� bene non � davvero da tutti.

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Another end (� Kimberley Ross / Indigo Film)
ANOTHER END
di Piero Messina, con Gael Garcia Bernal, Renate Reinsve, Berenice Bejo e Olivia Williams

Nel film del regista italiano con un cast totalmente internazionale si vede un fratello, Sal (Bernal), distrutto dalla perdita di sua moglie Zoe (Reinsve), e una sorella (Bejo) intenzionata ad alleviargli questo dolore con una tecnologia capace di far incontrare di nuovo l’anima della persona scomparsa. Another end, “l’altra fine” menzionata nel titolo, allude proprio a questa possibilit�, per cui occorre avere le idee chiare sullo strappo che si vuole ricucire con il defunto o la defunta, perch� l’accesso alla sua presenza sar� possibile solo per un numero limitato di volte. In un’ambientazione vagamente sci-fi, lo spettatore � trasportato in un clima a met� fra il conscio e l’inconscio ed entra nel lutto di una famiglia e nella nuova possibilit� che viene concessa di elaborarlo. Ottimi gli attori, da Renate Reinsve a Berenice Bejo, con la certezza Gael Garcia Bernal: servono bene l’intento del regista che � parlare dell’amore come l’unica forza capace di farci attraversare il tunnel della perdita. Non spoileriamo, consigliamo solo, prima di andare a vederlo in sala in Italia, dal 21 marzo, di farsi una domanda: �Cosa significa la frase ‘sono qui?’�.

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Love, lies, bleeding (� Anna Koori)
LOVE, LIES, BLEEDING
di Rose Glass, con Kristen Stewart, Kathy O’Brian, Jena Malone, Dave Franco

Curioso titolo, quello scelto dall’inglese Glass, se si pensa che � il nome di una pianta fiorita nota nell’Inghilterra vittoriana e che nel linguaggio dei fiori rappresenta l’amore senza speranza. Passato prima al Sundance, Love, Lies, Bleeding era uno dei titoli pi� attesi ed � stato inserito nella sezione Berlinale Special. Uno dei motivi d’interesse era sicuramente Kristen Stewart, attrice, regista e produttrice Usa che � stata capace di passare dal successo planetario delle saghe teen al cinema d’autore pi� sofisticato, diventandone un riferimento. Diretta dalla regista di Santa Maud, al suo secondo lungometraggio, la vediamo nei panni di Lou, canotta stracciata, shorts e sigaretta in bocca. � la responsabile di una palestra (anche se la prima scena del film fa pensare a un’addetta alle pulizie), guida il suo van e vive una vita solitaria. Finch� non arriva Jackie (O’Brian), la bella ragazza dai muscoli scolpiti che sogna di andare a Las Vegas a vincere la competizione pi� importante per una wrestler. Le due si innamorano e questo sentimento scatener� una serie di eventi in cui viene coinvolta la famiglia disastrata di Lou, ovvero la sorella (Malone), costantemente picchiata dal marito (Dave Franco) e il padre (Ed Harris in versione unica e irripetibile) che ha un club per appassionati d’armi ed � un vero delinquente. Ci si diverte anche, nel crescendo pulp di thriller e desiderio (notevoli le scene di sesso fra le due donne), finch� non diventa tutto troppo e il filo della storia si perde. Ma � un film che non si dimentica nemmeno a giorni di distanza, come fu per la Palma d’oro Titane di Julia Ducournau qualche anno fa. Siamo sicuri che di questa storia d’amore queer si parler� molto in Italia quando uscir� nelle sale (la prossima estate, si mormora), e del fatto che Kristen Stewart stia contribuendo a ridefinire confini e appeal.

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Sterben (� Jakub Bejnarowicz )
STERBEN
di Mathias Glasner, con Lars Eidinger, Robert Gwisdeck, Lilith Stangenberg, Corinna Harfouch

Al centro di questa storia di una famiglia disfunzionale c’� un grandioso Eidinger, nei panni di Tom, direttore d’orchestra della Berliner Philarmoniker impegnato in un’esecuzione molto difficile della musica di un suo amico compositore in depressione (Robert Gwisdeck). Il brano si intitola Dying, morire, traduzione dello “Sterben” tedesco del titolo. Tutto ci� che ruota intorno a Tom � caos, dalla sua ex che partorisce e vuole ci sia lui (ancora innamorato di lei) in sala parto al posto del padre del figlio da cui non riesce a separarsi; la madre (Corinna Harfouch) che si prende cura di un padre incontinente e affetto da demenza senile, mentre lei stessa sta morendo di cancro; la sorella che ha (anche lei) un grande talento musicale ma beve e ha una storia con un uomo sposato. Cuore del film, la scena che da sola vale la visione: il dialogo tra madre e figlio in cui quest’ultimo comprende di aver ereditato da lei una raggelante chiusura emotiva. Le parole che si scambiano sono degne di un manuale di psicologia avanzata, oltre ad essere radicate in un senso della realt� troppo spesso sepolta in un mare di finzione e moralismo. Un film che si intitola “morire” ma � pieno di vita.

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Quell’estate con Irene
QUELL’ESTATE CON IRENE
di Carlo Sironi, con No�e Abita e Camilla Brandenburg

Dopo Sole, questo � il secondo lungometraggio di Sironi e racconta la storia di due giovani donne colpite da una malattia non specificata che fa pensare al cancro. Siamo nel 1997, loro sono entrambe in cura in un ospedale quando decidono di scappare per fare una vacanza insieme al mare, su un’isola siciliana. Hanno 17 anni e caratteri diversi, ma ad avvicinarle c’� il fatto di condividere la stessa condizione di malate. Con gli sguardi spesso in primo piano, favolose immagini di sole, rocce, mare e magnifici paesaggi, il film ci fa entrare in un’atmosfera quieta e melanconica ritmata dai silenzi e dai respiri delle protagoniste. Forse c’� da chiedersi se a quell’et� le due ragazze non dovrebbero avere pi� energia, nonostante la cura (chemio?) a cui sono sottoposte, perch� il racconto � un po’ troppo asettico e risulta a volte un po’ freddo. Per il resto il film � visivamente convincente e pu� senza dubbio competere con le grandi produzioni internazionali. Soprattutto, proietta definitivamente la star del cinema francese indipendente No�e Abita nell’empireo del cinema europeo.


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24 febbraio 2024 (modifica il 24 febbraio 2024 | 18:44)

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