Airbnb paga 567 milioni di euro e chiude il contenzioso con l'Agenzia delle Entrate sulla cedolare secca evasa

Oltre mezzo miliardo di euro entrerà nelle casse dello Stato. Esattamente 576 milioni che Airbnb verserà al Fisco dopo la chiusura di un accordo con l'Agenzia delle Entrate riguardo la ritenuta sui redditi degli host non professionali derivanti da locazioni brevi ("cedolare secca") in relazione agli anni fiscali dal 2017 al 2021. Una cifra inferiore ai quasi 780 milioni di euro su cui la Procura di Milano aveva ottenuto il sequestro preventivo dalla gip Angela Minerva nell’ambito di un’inchiesta per omessa dichiarazione nata da una verifica fiscale eseguita nel maggio del 2022 dal nucleo di polizia economico-finanziaria della GdF milanese. Gli inquirenti avevano stimato il mancato versamento calcolato la somma partendo da 3,7 miliardi di euro di imponibile derivanti dai canoni riscossi per gli affitti brevi nel periodo 2017-2021. È stata lo stesso colosso californiano a comunicare l’intesa con l’Agenzia delle Entrate: «L’accordo di oggi - spiega la società - significa che possiamo concentrarci nella continuazione della nostra collaborazione con le autorità italiane in materia di tasse, regole per le locazioni brevi e turismo sostenibile, a vantaggio degli host e degli ospiti. Ci sono migliaia di host in Italia. Oltre tre quarti di loro hanno solamente un annuncio; l'host tipico ha guadagnato l'anno scorso poco più di 3.500 euro. Circa un due terzi (59%) ha dichiarato che i proventi realizzati ospitando gli consente di arrivare a fine mese. Il 15% afferma di lavorare nella sanità, l'educazione o la pubblica amministrazione». E ancora: «La gran parte degli host su Airbnb in Italia sono persone comuni che si affidano alla piattaforma per integrare il proprio reddito familiare. Auspichiamo che l'accordo con l'Agenzia delle Entrate e le recenti novità normative possano fare chiarezza sulle regole riguardo gli affitti brevi per gli anni a venire».