Le lacrime sul podio della 4 di coppia di canottaggio, l'argento nel ricordo di Filippo Mondelli: «Mantenuta la promessa, qualcuno ci ha dato una spinta»
Commozione al traguardo nel ricordo del canottiere azzurro morto nel 2021 a 26 anni a causa di un osteosarcoma. Elisa Mondelli, la sorella minore impegnata nei ripescaggi dell'otto femminile: «Gli ho detto che sarei andata ai Giochi per lui»
PARIGI - Come essere in cinque. «Credo che in un momento come questo un po’ di retorica sia giustificata. Tutto il lavoro, tutte le palate in allenamento, era per arrivare qui. Finalmente ho vinto quella medaglia che dovevo vincere per Pippo: non c’ero riuscito a Tokyo ma oggi ce l’ho fatta. Ho mantenuto la mia promessa».
Piange di gioia, Giacomo Gentili, cremonese, spalle grandi come il cuore, capovoga del quattro di coppia, barca nobile del canottaggio italiano, oro a Seul 1988 e Sydney 2000, l’ultimo a un’Olimpiade, argento a Pechino 2008. Pippo si chiamava Filippo Mondelli, erano coetanei, erano cresciuti insieme, uno di fiume l’altro di lago. Due caratteri forti che avevano portato la loro barca all’oro nei Mondiali del 2018, e poi il bronzo a quelli del 2019 e ancora vittorie fino al 2020.
Fino a quel giorno del gennaio 2020, in cui a Pippo venne detto che quel dolore al ginocchio non era di natura ortopedica. Osteosarcoma. Tumore alle ossa. Era appena entrato nel ritiro preolimpico a Sabaudia. Morì il 29 aprile del 2021, aveva appena 26 anni. Ai funerali nella sua Cernobbio, Monica, la mamma di Filippo, prese la bandiera sulla bara del figlio e la mise nelle mani di Giacomo, chiedendogli di portarla a Tokyo con sé.
«All’arrivo pensavo di essere terzo, ho chiuso gli occhi e quando li ho riaperti mi sono ritrovato secondo» dice Andrea Panizza detto Paniz, di Lecco, il toro, la sala macchina della braca. «E ho pensato che qualcuno ci abbia dato una spinta… e ora stringo tra le mani la bandiera di Pippo, che portiamo con noi su tutti i campi di regata. Avevo detto alla sua famiglia che avremmo vinto una medaglia olimpica sul quattro di copia, ci siamo riusciti. Questa medaglia è per te, Pippo».
Lo sport è fatto anche di cerchi che si chiudono, di legami che non saranno mai sciolti. La squadra rimase la stessa. Entrò Luca Chiumento, che in Giappone avrebbe dovuto essere la riserva, comunque uno di famiglia. A Tokyo, era ancora troppo presto, troppo vicino il lutto, troppo fresco il senso della perdita.
Nel bellissimo stadio degli sport aquatici di Vaires-sur-Marne, era il giorno giusto per fare i conti con il dolore, con il passato, con una promessa da mantenere, per un amico che non c’è più. Medaglia d'argento, perché l’oro era fuori discussione, con i mostri olandesi dominatori della specialità e riconfermati campioni olimpici.
La lotta per il secondo posto è stata feroce, con l’armo polacco che attaccava, e gli azzurri che respingevano gli assalti, ogni volta un urlo e uno sforzo in più, fino al traguardo, con quel vantaggio da diciannove centesimi di secondo custodito con la rabbia di chi sa di avere un motivo in più, il più importante, per non cedere. «Tatticamente abbiamo fatto una gara perfetta» dice Chiumento, padovano con papà arrivato in bicicletta fino a Parigi per ottemperare al fioretto che aveva fatto in caso di qualificazione del figlio. «Per i primi mille metri abbiamo tirato al massimo, poi la Polonia è stata brava a rientrare ma avevano fatto i calcoli giusti al centesimo…».
Il ferrarese Luca Rambaldi, atleta formidabile, un fisico che più bestiale non si può, è il numero due, il raccordo con il resto della barca. È conosciuto per essere il più “vocale” dell’equipaggio, uno che non le manda a dire. «Con questo risultato penso di aver chiuso il conto aperto che avevo con il passato. Abbiamo preparato questa finale meticolosamente, ogni gesto, ogni momento, una ossessione. Abbiamo fatto il massimo». Gli si incrina la voce. «Abbiamo coronato il nostro sogno, e quello di Filippo». Fa ancora male, ma adesso forse si può ricominciare.
Elisa Mondelli sarà impegnata nei ripescaggi dell’otto femminile. «Quando stava molto male e si avvicinava alla fine, gli ho detto che sarei andata ai Giochi olimpici per lui. È stato il mio primo tifoso, e sempre lo sarà. Essere qua, anche a festeggiare l’argento dei suoi amici, è una vittoria immensa. Per me, per la mia famiglia, per il canottaggio». Non è un caso di omonimia. Elisa è la sorella minore di Filippo.