“Com’era vestita?”: la domanda in tribunale alla donna molestata che da 9 anni attende giustizia
A nove anni di distanza è giunto alle ultime battute in tribunale a Torino un processo per gli episodi di violenza sessuale denunciati dalla cassiera di una sala scommesse. L'imputato era un frequentatore abituale dell'agenzia che, secondo le accuse, in due occasioni, nel settembre e nell'ottobre del 2015, importunò pesantemente la donna (sposata e con due figli) poco fuori dal locale.
Oggi per lui la pm Lisa Bergamasco ha chiesto un anno e due mesi di reclusione. La lavoratrice (oggi parte civile con l'avvocato Michela Ancora) denunciò i fatti – con una descrizione accurata dell'aggressore – nel giro di pochi giorni ma, stando è quanto emerso nel corso del processo, fu ascoltata formalmente dalla polizia giudiziaria solo nel 2023. In realtà le forze dell'ordine avevano già svolto gli accertamenti nell'immediatezza, recuperando da un'agenzia di security di Milano un filmato; la donna riconobbe in fotografia l'imputato al 100%.
La difesa ha sostenuto la tesi dello scambio di persona e l'imputato ha sottolineato che, a differenza di quanto si è detto al processo, lui porta costantemente gli occhiali dal 1991 per le conseguenze di un infortunio sul lavoro. Una polemica è sorta quando il suo legale ha chiesto alla donna come fosse vestita: "Lavorando in una sala scommesse con una clientela prevalentemente maschile non indosso mai gonne o abiti scollati e provocanti". L'avvocato ha poi precisato che la domanda serviva solo a chiarire le modalità dell'aggressione: "Non mi sarei mai permesso di giudicare la signora, cui va tutta la mia solidarietà".