Le due guerre mondiali non sono finite con un accordo
Caro Aldo,
come definire le parole di papa Francesco sul negoziato con gli invasori putinisti che l’Ucraina dovrebbe aver il «coraggio» di accettare?
Gianfranco Mosconi
Certo però il Papa potrebbe fare molto di più che consigliare d’alzare bandiera bianca...
Carlo Quattrociocchi
Cari lettori,
Il Papa fa il Papa, e non possiamo pretendere di insegnargli il mestiere. Certo possiamo valutare criticamente quello che dice. Il Papa, per essere ascoltato da entrambe le parti, per avere un ruolo di pace, non deve essere percepito come schierato da una parte, una volta condannata l’aggressione russa (cosa che Francesco ha fatto più volte). È sempre stato così. Benedetto XV condannò «l’inutile strage» della prima guerra mondiale senza prendere partito: del resto l’impero austroungarico era un bastione del cattolicesimo, mentre l’Italia era un Paese laicista; e poi era stata l’Italia ad attaccare l’Austria, cui peraltro era legata da un patto di alleanza. «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra» disse Pio XII, che anche nei giorni più neri dell’occupazione tedesca, pur salvando molti ebrei, non denunciò la persecuzione nazista proprio per non dare l’impressione di aver scelto una parte piuttosto che l’altra. C’è però un passaggio di Francesco che appare discutibile: «Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo». Ma le due guerre mondiali del Novecento non sono affatto finite con un accordo; a meno che per accordo non si intendano la Nato e la Ceca, l’alleanza tra l’Europa occidentale e gli Stati Uniti e l’embrione dell’unità europea. Ma entrambe le guerre si sono combattute senza quartiere. La prima terminò con il crollo tedesco; la seconda con l’Armata Rossa a Berlino e gli angloamericani oltre il Reno. Non ci furono trattative, ma capitolazioni. Oggi sappiamo bene che la Russia non capitolerà. Per questo la trattativa è necessaria. Di solito il «cessate il fuoco» fotografa l’esistente, come a dire: Putin si tiene i territori occupati, e l’Ucraina entra nel sistema economico e di difesa dell’Occidente. È più o meno lo schema su cui si è mossa l’azione diplomatica del Vaticano, affidata ai cardinali Zuppi e Parolin. È dubbio però che tutto questo passi dalla bandiera bianca. Se Churchill nell’ora più buia avesse sventolato la bandiera bianca, in Europa marceremmo ancora tutti al passo dell’oca.
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Storia
«Caro papà, lo so, il tuo sguardo mi ha seguito sempre»
T ra qualche giorno, il 19 marzo, si rinnova la Festa del papà e desidero rivolgere un pensiero al mio papà, che non c’è più, e a quelli come lui, uomini di un’altra era, parchi nelle parole, nei gesti affettuosi, bastava uno sguardo, ma con un cuore colmo d’amore. Ci sono emozioni che restano nel cuore e questa è una di quelle. Si sono messe in un angolo, il tempo nulla ha potuto, stanno lì, simili a un groppo in gola, non si sciolgono, non si cancellano più. Con la mamma era tutto più facile, si poteva parlare, litigare, anche prenderle e poi fare pace. Con il papà, invece, tutto era più complicato, erano proprio altri tempi. Le parole, i gesti, i sentimenti, i baci sono rimasti prigionieri da qualche parte. Intanto la vita è passata. Credo che tante di noi, ragazze di una volta, hanno avuto un padre scuro nei pensieri, piegato dal duro lavoro, parsimonioso di tenerezze e di complimenti ma che, nascosto dietro ai vetri, con la sigaretta accesa tra le dita, cercava di tenere, negli occhi, ancora per un momento… la vita di sua figlia, la sua vita, la sua luce, come acqua che scorre che si allontanava di corsa incontro al mondo, sicura, senza tentennamenti, senza mai girarsi verso suo padre, che tanto l’amava… Ciao, figlia. Come tornerei di corsa oggi ad abbracciarti forte, papà, ti darei un bacio, due baci almeno. Grazie di tutto. Quella che sono, è per te. Ciao, papà.
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