Cosa c'è dietro l'arresto di «El Mayo» Zambada e Joaquín Guzmán, uno dei figli di El Chapo: trappola o un «patto» con Washington?
I possibili scenari sull'arresto dei leader del cartello messicano di Sinaloa: interpretazioni, depistaggi, bugie, manovre sotterranee
È la storia messicana a raccontarlo: la cattura o l’uccisione di un padrino lascia vuoti che qualcuno deve colmare e apre scenari all’infinito sul «perché» sia avvenuta. Si moltiplicano le interpretazioni, sono creati depistaggi, si forma una cortina fumogena di notizie vere, mezze bugie, manovre. Quasi più intricate di una vicenda di spionaggio. E l’arresto de El Mayo Zambada e Joaquín Guzmán , uno dei figli de El Chapo, rientra in questa cornice.
Scenario 1. I due sono caduti in una trappola dei federali americani, a bordo del Beechcraft sono finiti nell’aeroporto di Santa Teresa, New Mexico, non lontano da El Paso.
Scenario 2. Joaquin ha convinto Zambada ad accompagnarlo in un viaggio per visitare una proprietà da acquisire. Sono saliti sul bimotore che invece ha fatto rotta sullo scalo americano. Coincidenze. Quasi nelle stesse ore la Giustizia statunitense ha rimesso in libertà Ovidio Guzman, altro figlio de El Chapo. Lo avevano preso in Messico un anno fa e in seguito estradato dall’altro lato del confine. El Raton, questo il suo nome di battaglia, era considerato il meno sveglio del clan ma è diventato una pedina di scambio.
Joaquin, dunque, potrebbe essersi messo d’accordo con gli americani. Una scelta di collaborazione non rara da parte dei criminali quando temono di passare il resto della loro vita in un carcere di massima sicurezza. El Chapo, ostinato nel suo silenzio, è finito in una cella di isolamento a Super Max, la prigione di Florence, in Colorado, da dove nessuno è mai evaso. Una tomba.
Scenario 3. Non solo Joaquin ma anche Zambada, personaggio dal profilo basso, astuto, grande mediatore, ha fatto un patto con Washington. Lo capiremo più avanti se così. Coincidenze: qualcuno aveva segnalato a febbraio la presenza recente del figlio negli Stati Uniti. Era in avanscoperta? Secondo alcune testimonianze il leader temeva di cadere nelle mani dei connazionali: sa molto, sa troppo su collusioni, amicizie, favori. Tra le pareti di un penitenziario messicano puoi continuare ad essere il «re», protetto dalle «tue» guardie, ma anche trasformarti in un target.
Scenario 4. Chi ci guadagna? In tanti. Per la Casa Bianca democratica, sotto attacco per l’insicurezza al confine sud, la coppia rappresenta un trofeo, una doppia tacca sul cinturone degli sceriffi. Nei commenti ufficiali si accostano i due ex latitanti alla minaccia del fentanyl, la droga peggiore della coca, un prodotto con diramazioni internazionali che portano fino alla Cina. Osservatori messicani ritengono che sul terreno potrebbero trarne vantaggio gli altri membri della famiglia de El Chapo, in particolate Ivan Archivaldo, considerato la figura più importante del cartello (diviso in fazioni) di Sinaloa.
Va ricordato che i Los Chapitos, allevati alla carriera criminale dallo stesso Zambada, si erano poi allontanati dallo «zio» dopo la cattura del padre. Rivalità di mercato e contrasti personali. Non solo di mezzo c’è una seconda faida che li opporrebbe a Aureliano Guzman, alias el Guano, fratello de El Chapo. Ennesima coincidenza: all’inizio di luglio sarebbe sfuggito di un soffio all’arresto da parte dei marines messicani piombati con tre elicotteri sul suo rifugio nella zona di Badiraguato. Sempre gli esperti non escludono che anche il cartello Jalisco-Nueva Generacion, molto aggressivo e in espansione, possa cercare di sottrarre terreno.
Intanto continuerà a scorrere il fiume degli stupefacenti da sud a nord e quello «di ferro», fatto di armi e munizioni, in senso inverso.