Niente procedimento disciplinare per la giudice Apostolico. Ma il governo potrebbe cambiare le norme e prevedere un illecito disciplinare di “mancata terzietà” dei magistrati
La giudice Iolanda Apostolico può tirare un sospiro di sollievo: l’Ispettorato del ministero della Giustizia ha passato al microscopio i suoi interventi sui social, e esaminato con particolare attenzione i famosi 3 video che la ritraggono alla manifestazione di Catania del 2018. Ebbene, nulla di sconveniente. Un’eventuale procedimento disciplinare muore qui.
E’ quanto scrive il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in risposta a una interrogazione del senatore Maurizio Gasparri, Forza Italia. «Per quanto risulta dalle immagini, appare rimanere in silenzio per tutto il tempo del filmato; non è dato, inoltre, cogliere alcuna espressione visiva o gestuale interpretabile come manifestazione di adesione o di dissenso alla contestazione in atto». Le conclusioni del Guardasigilli inevitabilmente scontenteranno il vicepremier Matteo Salvini e tutta la tifoseria.
Ciò detto, per il futuro il ministro non esclude che si debba mettere mano alla normativa che riguarda i magistrati e l’esercizio del diritto di manifestare. Scrive infatti di voler ragionare sulla possibile reintroduzione nel nostro ordinamento (dopo che nel 2006 era stato previsto un divieto, poi abolito), tra i doveri del magistrato, del divieto di «tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o il prestigio dell'istituzione giudiziaria". Il corollario sarebbe un illecito disciplinare, qualora venisse infranto il divieto di tenere "ogni altro comportamento tale da compromettere l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza».
Il senso è presto detto: il magistrato secondo Nordio deve non solo essere imparziale, ma anche apparire come tale. La sola partecipazione a una manifestazione di piazza, potrebbe mettere in discussione questa ostentazione di terzietà.
L’idea di un divieto simile, però, fa indispettire i magistrati progressisti che fanno riferimento alla corrente Area. «Ancora una volta i “magistrati scomodi” sono obiettivo del ministro – denuncia Giovanni Zaccaro, segretario dell’associazione - . Pensa ad un illecito disciplinare dal contenuto fumoso e generico: una pistola puntata contro i magistrati scomodi o che si permettono di partecipare al dibattito pubblico sulla giustizia».