DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Centoventi chilometri dentro al Libano e un passo in pi� verso la guerra totale. I jet israeliani hanno colpito nella valle della Beqaa tra le montagne dove l’Hezbollah si sente protetto. Nell’attacco, ordinato in risposta all’abbattimento di un drone, sono stati uccisi due miliziani dell’organizzazione sciita, armata dall’Iran. La r appresaglia del Partito di Dio � arrivata poche ore dopo con una sessantina di razzi lanciati verso le alture del Golan.
Israele, raid in profondità in Libano: «A nord continueremo a combattere anche con una tregua su Gaza»
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Si dimette il premier dell’Autorit� palestinese. In Qatar si tratta sugli ostaggi: Netanyahu vaglia la lista dei prigionieri da liberare

Blindati israeliani sul confine con la Striscia di Gaza (Afp)
Gli scontri quotidiani durano da 142 giorni, quanti sono quelli del conflitto contro Hamas a Gaza, e non si fermerebbero neppure nel caso della tregua temporanea che i mediatori stanno cercando di ottenere in Qatar. �Lo stop ai combattimenti nella Striscia non toccher� i nostri raid sul fronte nord�, dichiara Yoav Gallant, il ministro della Difesa.
A Doha l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani ha incontrato Ismail Haniyeh, il leader di Hamas che � ospite del piccolo regno, i due hanno discusso di come far avanzare le trattative. Il premier Benjamin Netanyahu ha inviato nel Golfo una delegazione tecnica, con un mandato limitato: deve verificare la lista di ostaggi per capire chi sia ancora in vita (un centinaio sugli ultimi 130 ancora tenuti) e vagliare l’elenco dei detenuti palestinesi da scarcerare in cambio. Bibi, com’� soprannominato, ha per� posto come condizione che i prigionieri condannati alle pene pi� gravi vegano subito deportati in Qatar: � improbabile che Hamas, e lo stesso emirato, accettino.
Lo stato maggiore ha presentato vari piani per l’evacuazione dei civili da Rafah prima dell’incursione che Netanyahu considera indispensabile: � l’offensiva per arrivare a quella che chiama la �vittoria totale�, basterebbero poche settimane dice. Verso il confine con l’Egitto sta ammassato un milione e mezzo di persone, sfollati interni che prima hanno dovuto abbandonare le case e adesso lasciare le tende tirate su con quel che hanno potuto trovare, i palestinesi uccisi sono quasi 30 mila.
Migliaia di famiglie sono ritornate al nord, devastato dai bombardamenti e ormai nel caos: le Nazioni Unite hanno sospeso la distribuzione di aiuti dopo gli assalti ai convogli da parte della popolazione affamata. L’aviazione giordana ha lanciato pacchi di soccorso lungo la costa e gli israeliani hanno aperto un valico pi� vicino a queste aree.
I disordini dimostrano che la gestione civile dei 363 chilometri quadrati deve essere organizzata anche prima della fine del conflitto e in modo meno vago che nel piano presentato venerd� scorso dal primo ministro per delineare l’amministrazione del dopoguerra. Nel documento non � menzionata l’Autorit� palestinese che comunque sembra prepararsi a un ruolo: il premier Mohamed Shtaye ha presentato le dimissioni e al suo posto dovrebbe subentrare una coalizione di tecnocrati che dia il via alle riforme come chiedono gli americani. In realt� il presidente Abu Mazen sembra non voglia nominare i nuovi ministri fino a quando � in corso l’operazione militare. Soprattutto come capo del governo pensa a Mohamed Mustafa, non sarebbe un segnale di grandi cambiamenti futuri: � un suo fedelissimo e rappresenta la vecchia guardia legata al ra�s.
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26 febbraio 2024 (modifica il 26 febbraio 2024 | 23:17)
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