Bompard, l'«insoumis»:«Attal ancora premier? Problema democratico»
Il coordinatore nazionale della France Insoumise, nello schieramento che ha vinto le elezioni: «Resteremo fedeli al nostro programma»
In place du Palais Bourbon il coordinatore nazionale della France insoumise, Manuel Bompard, si presta a qualche domanda dei giornalisti, prima di entrare all’Assemblea nazionale per la prima volta nella nuova legislatura. Bompard, 38 anni, ingegnere, è uno dei nomi in ascesa nell’alleanza Nouveau front populaire: vicino a Jean-Luc Mélenchon ma più pacato almeno nei modi, ha convinto anche al di là del suo partito di origine ed è uno dei nomi di cui si parla come primo ministro, se davvero La France insoumise riuscirà a imporre uno dei suoi dirigenti.
Che cosa pensa del fatto che il presidente Macron abbia per adesso confermato il premier Gabriel Attal?
«Il risultato delle elezioni è chiaro. Il Nouveau front populaire è la formazione arrivata prima. Il fatto che Attal sia ancora premier è un problema dal punto di vista democratico. Chiedo al presidente della Repubblica di rivolgersi ufficialmente al Nouveau front populaire e di chiedergli di formare un governo. È una prassi repubblicana che va osservata per rispettare i risultati delle elezioni legislative e la scelta dell’elettorato».
Come lavorerete nella nuova assemblea?
«Siamo stati eletti con un programma, e sfrutteremo ogni opportunità per attuarlo, perché gli elettori che ci hanno scelto lo hanno fatto stabilendo una sorta di contratto con noi».
Siete pronti, come gli ecologisti, a compromessi con altre formazioni?
«Per attuare il nostro programma dovremo costruire delle maggioranze nell’Assemblea nazionale. Per esempio, se domani proponiamo una legge per abolire la pensione a 64 anni, sono certo che troveremo una maggioranza più vasta su questa misura. Ma resteremo comunque fedeli al nostro programma, qualunque cosa accada, non per fissazione, ma perché è il mandato che gli elettori ci hanno dato e perché ha una coerenza complessiva».
Il Nfp è arrivato primo per numero di seggi, ma più elettori hanno votato per il Rassemblement national. Che cosa dice loro?
«Innanzitutto, stiamo attenti agli effetti matematici, perché potrebbero esserci stati più voti per il Rassemblement national al secondo turno solo perché erano presenti in molte più circoscrizioni rispetto ai candidati del Nfp che, nei collegi dove al primo turno erano arrivati terzi, si sono ritirati in base ai patti di desistenza. Comunque, un numero significativo di cittadini ha votato per il Rassemblement national e posso dire loro che il Nfp risponderà ad alcune delle loro preoccupazioni, ad alcune ragioni della loro rabbia. Dico loro di avere fiducia in noi».
Avete intenzione di entrare in una coalizione tra gruppi diversi, all’italiana?
«No».
Che cosa dice ai candidati che si sono ritirati per fare eleggere un esponente del Nfp meglio piazzato?
«Credo che sappiano perché l’hanno fatto, ovvero impedire l’elezione di un candidato dell’estrema destra. Ma sento che dovremmo comunque ringraziarli».