Le cento leggi (e più) volute dalle donne che hanno cambiato l’Italia
Quanto hanno dovuto combattere le donne per ottenere diritti, parità, equità sul lavoro, conciliazione, asili nido, norme contro il delitto d’onore, la violenza e i femmincidi? Un prezioso libro della “Fondazione Nilde Iotti”, di cui è presidente Livia Turco, dal titolo Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, ha raccolto tutti i testi di legge che dal 1950 a oggi, in ogni ambito, dalla famiglia al lavoro, dalla politica al costume, hanno trasformato la vita delle donne e di conseguenza anche degli uomini. Un saggio denso che racconta, legge dopo legge (sono oltre 100) un pezzo di storia d’Italia, dagli albori della Repubblica alle ultime legislature. Norma dopo dopo norma, dalla caduta dell’obbligo di nubilato per le donne lavoratrici al divorzio, dal diritto di famiglia all’aborto, dalla cancellazione del matrimonio riparatore al Codice Rosso, il libro della “Fondazione Iotti” descrive la caduta seppure incompiuta del patriarcato.
Venne firmata nel 1950 da due madri costituenti la prima legge di tutela, erano Teresa Noce e Maria Federici, le donne avevano diritto di voto soltanto da 4 anni, l’Italia piangeva le ferite della guerra. La norma era: “Tutela delle lavoratrici madri”. Dopo 74 anni le madri sono ancora costrette a licenziarsi dopo la maternità. “Per reclamare i diritti bisogna conoscerli, per questo ho deciso raccogliere in un volume le leggi delle donne”, spiega Livia Turco, che ha curato il libro insieme ad Alessandra Tazza ed Esmeralda Tyli. “Ricordo molte occasioni in cui mi veniva detto che bisognava sostenere le lavoratrici madri in difficoltà. Eppure c’è una legge del 2000 che prevede l’assegno di maternità. Bisogna conoscerle e farle applicare le leggi. Quella sugli asili nido è del 1970, ma tuttora non sono una priorità nell’agenda politica”.
E’ la cronaca di chi siamo e di chi eravamo che traluce in filigrana da questa raccolta di leggi. “Raccolte in ordine cronologico suscitano una riflessione storico politica”, suggerisce ancora Livia Turco. Terremoti sociali e istituzionali, come la legge sull’aborto che provocò una “una crisi di governo”, ma anche il grande dibattito del femminismo su come dovesse essere scritta la legge contro la violenza sessuale. Di questo dizionario della parità abbiamo scelto dieci tra le voci più significative. La strada però è ancora lunga.

1958 Legge Merlin – Vietate le case chiuse
Agli albori dell’Italia repubblicana la senatrice Lina Merlin ebbe il coraggio di presentare la legge che mirava ad abolire le case chiuse, luogo di potere maschile e di segregazione femminile. Merlin aveva contro tutti: il suo partito, il Psi, il Pci, “la borghesia, la stampa” e i proprietari dei bordelli. L’idea era quella di chiudere le case per combattere lo sfruttamento della prostituzione e affrancare le donne da quella schiavitù. La legge fu approvata il 20 febbraio del 1958: ancora oggi c’è chi vagheggia la riapertura dei bordelli.

1970 Legge sul divorzio – Cade il tabù sul matrimonio
Porta la firma di due uomini, Loris Fortuna e Antonio Baslini la legge 898 del 1 dicembre 1970 sullo scioglimento del matrimonio, fortemente voluta dai partiti di sinistra, dai liberali e osteggiata da Dc e Msi. Sottoposta a referendum abrogativo voluto dai cattolici nel 1974, confermata con maggioranza schiacciante, è considerata la legge che apre la grande stagione dei diritti e del femminismo. Con il divorzio cadeva il tabù del “matrimonio per sempre” e veniva stabilito un assegno per le donne e i figli.

1971 Tutela lavoratrici madri – In maternità no al licenziamento
Proposta dal Tina Anselmi, Dc, prima donna eletta ministro della Repubblica, approvata nel 1971, la legge allarga le norme scritte nel ‘50 dalle costituenti Teresa Noce e Maria Federici. Diventerà una delle migliori leggi europee di tutela della maternità. Istituisce il divieto di licenziamento in gravidanza, l’assenza obbligatoria due mesi prima e tre mesi dopo il parto pagata all’80%, il congedo facoltativo di sei mesi nel primo anno di vita del figlio pagato al 30% e il riposo per allattamento. Una legge fondamentale per l’occupazione femminile.

1975 Diritto di famiglia – Completa parità tra marito e moglie
Voluta in particolare da 4 parlamentari, Nilde Iotti, Giglia Tedesco, Franca Falcucci e Maria Eletta Martini, cambia completamente la struttura interna della famiglia, riconoscendo a moglie e marito completa parità nel matrimonio e nella tutela giuridica dei figli. E’ una rivoluzione. Non esiste più il “capofamiglia” maschio. Cade ogni limitazione al riconoscimento anche per le donne dei figli nati fuori dal matrimonio, viene istituita la separazione dei beni, l’età minima delle nozze passa dai 16 ai 18 anni sia per l’uomo che per le donne.

1975 I Consultori familiari – Assistenza su contraccezione e Igv
Approvata il 29 luglio del 1975 la legge sui consultori familiari, strutture territoriali dedicate alla salute della donna e del bambino, conteneva una definizione fondamentale: “Procreazione responsabile”. Voleva dire che finalmente in Italia esistevano luoghi dove le donne potevano ricevere assistenza, libera, sulla contraccezione. Dopo l’approvazione della legge sull’aborto i consultori hanno iniziato a erogare certificati per l’interruzione volontaria di gravidanza. Oggi purtroppo la rete dei consultori è stata in gran parte smantellata.

1978 Legge sull’aborto – Stop alla piaga della clandestinità
L’approvazione della legge 194, il 22 maggio del 1978, si legge nel libro della Fondazione Iotti, "è il punto d’approdo dell’iniziativa portata avanti durante gli anni Settanta dai movimenti femminili e femministi”, per sradicare la piaga dell’aborto clandestino. Voluta dai Radicali con una campagna coraggiosa e tenace, fu approvata con i voti dei partiti laici contro lo schieramento della Dc e della Destra. Un successo assoluto: le interruzioni di gravidanza sono passate da 250mila del 1983 ai 63mila del 2022 e le donne non muoiono più di aborto clandestino.

1981 Abolito il delitto d’onore – Il primo ko al patriarcato
Era il 1966 quando a 19 anni una coraggiosa ragazza siciliana, Franca Viola, rifiutò il matrimonio riparatore con l’uomo che l’aveva stuprato, anzi lo fece condannare in un celebre processo a 11 anni di carcere. Ma sarebbero dovuti passare altri 15 anni perché il Parlamento abrogasse l’articolo 544 del codice Rocco (fascista) secondo il quale il matrimonio riparatore estingueva il reato di violenza sessuale. Una legge che ha rivoluzionato la cultura mettendo i crisi per la prima volta il patriarcato. Rapire una donna, violentarla e poi dirsi disposti a sposarla era, infatti, praticamente consentito dalla legge. Così come ucciderla se era venuta meno ai doveri di fedeltà coniugale: “matrimonio riparatore”, appunto, e “delitto d’onore”, cioè gli articoli 544 e 587 del Codice penale. E dunque nell’agosto del 1981 venne approvata la legge 442 che abrogava il delitto d’onore, il matrimonio riparatore e anche l’abbandono di neonato per onore (articolo 592 Codice Penale).

1996 Violenza sessuale – Lo stupro diventa reato contro la persona
Nel 1996 su iniziativa delle parlamentari di sinistra, ma con un’alleanza trasversale, la violenza sessuale diventava reato contro la persona e non più contro la morale. Cadeva così la norma del codice Rocco del 1930. Ma c’erano voluti decenni per quella legge, la cui prima proposta, del 1979, nacque dallo sdegno per il massacro del Circeo. Una battaglia durissima delle donne, dentro e fuori il Parlamento, osteggiata da formazioni come il Movimento per la vita schierati perché il reato restasse contro la morale. Fino al 1996 quando quella vergogna fu cancellata.

2000 Conciliazione vita e lavoro – Il congedo esteso anche ai papà
Voluta da Livia Turco la legge numero 53 del 2000 è dedicata al sostegno della maternità e della paternità, della cura e dei tempi delle città, amplia il tema della conciliazione tra vita e lavoro. Introducendo la novità dei congedi parentali per i padri nei giorni successivi al parto, congedi per i genitori di figli con disabilità, misure a sostegno della flessibilità di orari e formazione continua. A 24 anni da quella legge però sono ancora una esigua minoranza i padri che scelgono il congedo di paternità.

2019 Codice Rosso – Contro i femminicidi
Le legge 19 luglio 2019 sulla tutela delle vittime di violenza rappresenta «l’intervento le in materia di violenza maschile sulle donne più importante nella nostra storia recente». Inasprisce nettamente le pene per tutti i tipi di violenza, dallo stalking allo stupro, ma soprattutto istituisce l’obbligo per il pubblico ministero di ascoltare la donna entro tre giorni dalla denuncia. Pur imperfetto il Codice Rosso ha accelerato la reazione i giudiziaria contro i femminicidi, ma resta carente la parte della formazione ed educazione.