Il Real Madrid è in finale di Champions, batte il Bayern di Monaco 2-1 in rimonta
Il Real Madrid conquista la 18° finale della sua storia, sconfitto in rimonta il Bayern di Monaco 2-1: esplode la gioia e la festa al Santiago Bernabeu
Ci sono i luoghi comuni e poi c’è il Santiago Bernabeu, luogo magico dove le partite non finiscono mai, anche quando sembrano già storia vecchia. É la Real polítik, bellezza. E la toccano con mano i tedeschi del Bayern, dopo quelli del Lipsia agli ottavi. E chissà se adesso la sperimenteranno anche quelli del Dortmund nella finale più squilibrata, l’1 giugno a Wembley.
La banda di Ancelotti stavolta si scatena a cavallo del 90° con due gol del 34enne Joselu, bomber panchinaro, ma attaccante nato che prima approfitta di una papera di Neuer, fin lì il migliore e poi (ci vuole la Var perché Marciniak annulla per fuorigioco) gira in rete un cross da sinistra di Rudiger che a metà ripresa si era fatto fregare da Davies, che aveva ammutolito lo stadio più bello e più spietato.
Al 103’ l’ultimo brivido, perché De Ligt scarica in rete dopo che l’arbitro ha fischiato un fuorigioco dubbio: i tedeschi chiudono furiosi e anche il Real a modo suo è incredulo. Con follia più che saggezza, con l’istinto più che la tecnica, la Squadra Infinita usa tutte le sue enormi risorse per venirne a capo e rimontare un avversario tostissimo: la banda di Ancelotti raggiunge la sua seconda finale in tre anni — la diciottesima della sua storia gloriosa — passando indenne la seconda finale anticipata dopo quella contro il City ai quarti, vinta ai rigori.
Questo Real è sempre uguale a se stesso eppure è sempre diverso: rispetto alla Champions vinta due anni fa a Parigi contro il Liverpool ha perso Benzema e Casemiro, ha Modric part time e il portierone Courtois appena rientrato da due brutti infortuni al ginocchio, ma ha saputo governare il ricambio con anticipo e oculatezza tali che i 23enni Vinicius e Rodrygo sono già dei veterani. Mentre Bellingham, in cima alla prima stagione, è stanco e ancora una volta non brilla: per lui però la vittoria sul Bayern rappresenta una dolce rivincita dopo il campionato perso un anno fa all’ultimo minuto con la maglia di quel Borussia che lo ha fatto crescere e che ora si troverà di fronte, pronto a tracciare il confine. Certo, per una squadra che ha pareggiato le ultime quattro partite e ha vinto solo all’andata degli ottavi a Lipsia, ci vuole pazienza per risolvere il rebus di questo Bayern, che da quando ha annunciato l’addio di Tuchel ha ritrovato compattezza e coraggio. Neuer nel primo tempo deve mettere in conto un paio di straordinari su Vinicius e Rodrygo, mentre dall’altra parte Lunin devia un tiro improvviso di Kane.
Il predominio del Real è evidente ma senza il sacro fuoco. Nella ripresa Ancelotti ripristina Vinicius a sinistra, rimettendo Bellingham sulla trequarti. E il Real vola così alto che riesce a rimontare la pugnalata di Davies, grazie all’imponderabile errore di Neuer, che si fa scivolare un tiro non forte di Vinicius. Joselu, novello Buitre (avvoltoio) vive i 3 minuti più incredibili della vita e fa impazzire i bianchi di Spagna: Mbappé può attendere in anticamera. Da una parte quindi si viaggia a Londra per la decimoquinta del Real che vuole proseguire il cammino nella leggenda. Dall’altra c’è la classe operaia della Ruhr che torna in paradiso a Wembley 11 anni dopo il derby perso col Bayern e una Coppa da Grande Sfavorita l’ha già vinta nel 1997 contro la Juve.
Questo Real però non sottovaluta nessuno, sembra in difficoltà ma poi trova il modo di vincere, come un rabdomante capace di sentire la Coppa a metri di profondità. A forza di scavare sporcandosi le nobili mani, il prezioso tesoro sembra più vicino che mai. É sempre uguale, ma sempre diverso
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