L’asse tra Gallant e Gantz nel consiglio di guerra. Così i due super generali «isolano» Netanyahu

Benny ha lasciato l’opposizione a tempo, per la durata del conflitto, perch� ha passato 38 dei suoi 64 anni in divisa e non ha potuto sottrarsi alla chiamata per l’emergenza nazionale. Yoav a Netanyahu si � opposto, � stato licenziato a parole, mai cacciato sul serio: aveva osato chiedere di fermare il piano giustizia portato avanti dal governo e contestato da migliaia di israeliani perch� considerato anti-democratico. A preoccupare il ministro era soprattutto la frattura nelle forze armate, con il rifiuto di presentarsi tra i riservisti delle squadre speciali e dell’aviazione. Per mesi assieme a Herzi Halevi, il capo di Stato Maggiore, ha provato ad avvertire il governo e il suo capo dei pericoli che stavano crescendo su pi� fronti.

La madre Fruma, morta a maggio, era arrivata dalla Polonia nell’allora Palestina sulla nave Exodus, ma rispedita dai britannici con la famiglia nell’Europa sotto dominio nazista.

La sera del benservito ricevuto da Netanyahu un video mostra Gallant che ascolta la sua voce, la mamma gli dice di star tranquillo: �Sei in gamba e tutto si sistemer�. A non sistemarsi era stata la sua nomina a capo di Stato Maggiore, dopo essere stato consigliere militare di Ariel Sharon e aver guidato il comando Sud durante i primi scontri con Hamas: l’ascesa ai vertici era saltata per presunte irregolarit� nell’acquisto di alcuni terreni in Galilea, dove abita.

L’incarico � andato a Gantz che da comandante delle forze armate ha combattuto i quasi due mesi di conflitto con i fondamentalisti tra luglio e agosto del 2014.

� cresciuto in una comunit� agricola a pochi chilometri da Gaza, un villaggio fondato dai genitori assieme ad altri immigrati romeni e ungheresi sopravvissuti all’Olocausto, chiamato Kfar Ahim in ricordo di due fratelli ammazzati nella prima, quella di Indipendenza, delle tante guerre israeliane.

Gallant ha un anno in pi� e tra i due � giudicato il pi� bellicoso. � lui che ha spinto nei primi giorni dopo l’invasione e i massacri nei villaggi a sud del Paese per un attacco preventivo contro l’Hezbollah libanese ed � a lui che si � rivolto direttamente Lloyd Austin, il segretario alla Difesa americano, per scongiurare reazioni massicce ai continui bersagliamenti di truppe e civili sul confine nord effettuati dai paramilitari sciiti sponsorizzati e armati dall’Iran.