Il lavoro di un figlio val bene una bustarella. Un italiano su cinque ammette la corruzione per “regalare” un impiego

MILANO – Spesso si dice che trasmettere un mestiere è il regalo migliore che un genitore possa fare e, a quanto pare, per molti italiani questo obiettivo passa addirittura sopra l’integrità morale. La corruzione è infatti più accettata se serve a trovare lavoro a un figlio.

E' quanto emerge dall'ultimo report dell'Istat che indaga il fenomeno della corruzione in Italia negli anni 2022 e 2023. Nello svolgere l’indagine, l’Istituto ha infatti inserito alcuni quesiti per capire quanta tolleranza ci sia verso il fenomeno della corruzione, rivolgendosi a chi non l’ha sperimentata. “Alle persone non esposte direttamente a episodi corruttivi – si legge nel testo – è stato chiesto se ritenessero accettabili (o almeno in alcune circostanze) comportamenti legati a dinamiche simili o assimilabili a quelle corruttive”. L’esito? “E’ ritenuto accettabile che un genitore offra o accetti di pagare per trovare lavoro a un figlio da circa 8milioni e 695mila cittadini (il 20,1% dei cittadini di 18-80 anni; per il 7,4% è sempre accettabile, per il 12,7% solo in alcune circostanze), mentre farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto è ritenuto accettabile per il 15,9%. Solo il 4,5% (1milione 947mila) dei cittadini ritiene, invece, accettabile ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto alle elezioni”.

Dove si tollera di più la corruzione

Più si è vicini ai fenomeni corruttivi, poi, maggiormente cresce la tolleranza dei comportamenti illeciti. “La quota di persone che esprimono tolleranza è più alta tra coloro che hanno dichiarato di conoscere qualcuno a cui è stato richiesto di fornire denaro o altro in cambio di beni o servizi. Questa maggiore indulgenza riguarda particolarmente i comportamenti collegati all’ottenimento di un impiego per sé (il 24,2% lo ritiene accettabile, almeno in alcune circostanze) o per un proprio figlio (28,7%)”. Di contro scende “tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi che personalmente non hanno ricevuto alcuna richiesta, in particolare la raccomandazione da parte di familiari o amici per essere assunto è ritenuta accettabile solo dall’11,8%; che un genitore offra denaro per trovare lavoro a un figlio dal 17,3%; cercare di ottenere benefici assistenziali cui non si avrebbe diritto dal 4,3%; offrire denaro a figure professionali dal 3,7% e ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto dal 3,3%”.

Altre sfumature ci sono poi a livello territoriale. Spiega ancora l’Istat che “nelle regioni del Centro, che sono anche quelle che soffrono la maggiore prevalenza del fenomeno, si evidenzia una tolleranza superiore rispetto all’offrire denaro (11,1%), ottenere benefici assistenziali senza diritto (10,7%) e ottenere qualcosa in cambio del proprio voto (9,3%), mentre riguardo il farsi raccomandare, oltre che al Centro (17,6%), la tolleranza risulta più diffusa al Nord-ovest (17,6%), e riguardo il pagare per trovare lavoro a un figlio al Sud (23,4%)”.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Istat]]

In calo richieste di denaro in cambio di favori e voto di scambio

Al di là di questa specifica rilevazione, l’Istat segna un calo delle richieste alle famiglie di denaro o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi. Riscontra infatti una diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente rispetto all'edizione del 2015-2016; i cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia. Scende al 2,7% la quota di cittadini, tra i 18 e gli 80 anni, cui sono stati offerti denaro, beni o agevolazioni in cambio del voto (rispetto al 3,7% nel 2015-2016).

Un altro trend discendete è il voto di scambio: si stima che ad oltre un milione 166mila cittadini (il 2,7% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) siano stati offerti denaro, favori o regali per avere il loro voto alle elezioni amministrative, politiche o europee. Una percentuale in calo rispetto al 3,7% del 2015-2016. Il voto di scambio è più frequente in caso di elezioni amministrative (1,9% dei cittadini nel 2022-2023) e meno per le elezioni politiche ed europee (0,9%). I picchi più alti sono al Sud (4,2%) e nel Centro (3,6%), sebbene sia proprio il Sud a segnalare una forte diminuzione (da 6,7% a 4,2%).