FdI, tregua in extremis: al congresso di Roma Rampelli ritira il candidato ed evita lo scontro con Meloni

Hanno vinto le colombe, in extremis. A urne quasi aperte, Fratelli d’Italia evita un congresso di scontro a Roma, la città culla del melonismo e che da sola raccoglie quasi un quarto dei 200mila tesserati della fiamma in tutto lo Stivale. Dopo una riunione fiume fino a notte fonda dei Gabbiani, Fabio Rampelli si è convinto ad ammainare la candidatura del fedelissimo Massimo Milani, deputato e presidente del partito romano fino a un anno fa, quando venne commissariato da Giorgia Meloni per una storiaccia di presunte irregolarità nella gestione della banca dati degli iscritti. Milani, col favore di Rampelli che però formalmente si è mostrato “neutrale”, si è ricandidato, contrapponendosi al giovane deputato Marco Perissa, lolliano nel senso di Francesco Lollobrigida, ma dialogante con la minoranza interna.

Rampelli e Perissa si abbracciano nel foyer. Pace fatta? Chissà. Tregua sì. Milani non aveva i numeri per spuntarla. Dunque ha annunciato il passo indietro stamattina, davanti al PalaCongressi, con in prima fila lo stato maggiore di FdI, da Lollobrigida alla moglie Arianna Meloni, sorella di Giorgia e capo della segreteria politica nazionale. Accomodati sulle poltroncine della grande sala dell’Eur anche i ministri Gennaro Sangiuliano e Orazio Schillaci, il governatore meloniano del Lazio, Francesco Rocca e il sindaco del Roberto Gualtieri, qui per i saluti istituzionali.

Lo scontro era davvero a un passo, tanto che al PalaCongressi ora ci si chiede che fare con le 40mila schede già stampate, che proponevano uno scontro tra rampelliani e lolliani. Una conta tra correnti comunque dovrebbe esserci, per i posti nel direttivo nazionale.

“Non siamo un partito dilaniato”, dice Lollobrigida, che rivendica le origini missine: “Io vengo dal Movimento sociale italiano, non me ne vergogno. È stato il partito comunista italiano ad avere devastato questa nazione. Qualcuno dei nostri avversari è rimasto nostalgico dell’Urss”.

“A me de perde nun me piace”, dice Rampelli sul palco, ma parlava delle difficoltà di FdI nei grandi centri urbani. Poi fa buon viso a partita persa ed elogia sul palco Meloni, “una leader conclamata della civiltà occidentale, è l’immagine esatta di quello che vorremmo fosse l’Italia”. Nel discorso, evita di surfare sulle beghe romane. Parla di Africa e dice: “Abbiamo quasi nostalgia del colonialismo occidentale, perché portavano ponti, strade, scuole. Meglio di questo colonialismo straccione di oggi”.

Per Milani “questa comunità è forte, ma è stata un po’ dilaniata nell’ultimo anno”. Poi rivolgendosi a Perissa, ha aggiunto: “Marco avrai il compito di rafforzare il partito, i nemici non sono dentro, ma fuori”. Comunque col passo indietro, il rampelliano ottiene un posto da vice di Giovanni Donzelli, da vice-responsabile Organizzazione nazionale.