Treviso, il 17enne confessa l’omicidio di Bledar Dedja: «Abbiamo litigato e l’ho ucciso»

diDenis Barea

Delitto nel bosco del Grappa: dopo ver tolto la vita all'albanese di 39 anni il giovane arrestato ha fatto l’autostop. Più concreta l’ipotesi di un giro di prostituzione dietro alla vicenda

Bledar Dedja

Bledar Dedja

«Sì, sono stato io». Il 17enne accusato dell’omicidio di Bledar Dedja aveva già ammesso le sue responsabilità al momento del fermo e il 26 febbraio le ha confermate davanti al giudice del Tribunale dei minori che ha convalidato l’arresto. Il giovane è accusato di aver ucciso il 39enne albanese nel pomeriggio del 20 gennaio scorso in una zona boschiva appartata in via Dei Carpini a Paderno del Grappa al termine di una lite. Ma sul movente che lo avrebbe spinto a colpire la vittima con 20 coltellate, di cui una mortale sferrata da dietro e che ha centrato Bledar ad un polmone, non aveva detto nulla fino a lunedì mattina quando per tre ore ha risposto alle domande del gip del Tribunale dei Minori. 

La rete di prostituzione

Al giudice il giovane, assistito dall’avvocato Elisa Berton, avrebbe raccontato i contorni di una vicenda che, dice il suo difensore, «è molto più articolata e complessa di come appare». Il 17enne, un italiano residente nel territorio comunale di Pieve del Grappa e che proviene da una ottima famiglia di professionisti, avrebbe ripercorso la sua conoscenza con il 39enne, iniziata un anno fa quando aveva svolto un periodo di alternanza scuola-lavoro presso il ristorante di Borso del Grappa in cui lavorava anche l’albanese. Ma soprattutto avrebbe riferito di quella rete di ragazzi e ragazze che avrebbero fatto parte di un giro di prostituzione - forse anche minorile - da cui probabilmente voleva uscire. Le prove sarebbero dentro al secondo telefonino di Dedja, quello utilizzato per organizzare gli incontri clandestini della sua «seconda vita», dati che adesso sarebbero al vaglio degli inquirenti chiamati a identificare tutte le utenze e a riscontrare le affermazioni del 17enne.

Gli indizi e le fonti di prova

Il giovane, che l’avvocato Berton descrive come «scioccato e sconvolto» e che per ora resta nel carcere per minori di Treviso accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, verrà riascoltato dal pubblico ministero Giovanni Parolin nei prossimi giorni. L’impressione è che gli investigatori si siano presi il tempo di verificare le informazioni che potrebbero raccontare una storia del tutto diversa rispetto al delitto passionale che si ipotizzava in un primo momento.
Intanto escono nuovi elementi sull’indagine. Il 17enne, il giorno dell’assassinio, è stato intercettato da alcune telecamere di video sorveglianza in piazza a Paderno del Grappa dove avrebbe dato appuntamento a Bledar. Poi i due sarebbero stati ripresi mentre raggiungono la Mercedes Classe B del 39anne diretti nel boschetto. Dopo l’omicidio il ragazzo si sarebbe liberato dell’arma, delle chiavi della vettura dell’albanese e di alcuni indumenti che si erano sporcati di sangue. Nel corso dell’aggressione si sarebbe anche provocato un taglio profondo tra il pollice e l’indice. Lasciato a piedi via Dei Carpini sarebbe stato ripreso da una seconda video camera mentre chiede l’autostop ad un passante del posto (la cui macchina è stata anche sequestrata per i rilievi) che l’avrebbe accompagnato fino alla fermata dell’autobus. A questo punto le sue tracce si perdono fino a quando ricompare in un pronto soccorso della zona per farsi medicare la mano.

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27 febbraio 2024 ( modifica il 27 febbraio 2024 | 07:43)

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