Missione ucraina a Washington: “Se il Congresso posticipa gli aiuti perdiamo la guerra”
Mentre il presidente ucraino si collega con Capitol Hill da remoto e chiede in una audizione a porte chiuse a senatori e democratici di approvare al più presto fondi supplementari per Kiev, una delegazione di alto livello ucraina è a Washington. Il senso della missione lo riassume Andriy Yermak, consigliere e capo dello staff di Zelensky, in una lunga chiacchierata all’USIP (United States Institute of Peace) nella quale ha rilanciato il piano di pace in dieci punti ucraino; difeso i risultati della controffensiva; e soprattutto chiesto aiuti al Congresso. «Se gli aiuti saranno posticipati, c’è il rischio che possiamo perdere la guerra», ha detto Yermak in quella che ad ora è la più nitida ammissione di quanto la situazione sia delicata. Ma ha confermato che non ci saranno negoziati. Stessa posizione espressa dal ministro degli Esteri Kuleba che ha detto «tocca a noi decidere se accettare i negoziati con Kiev», respingendo di fatto il pressing che alcuni Paesi avrebbero messo in atto nei confronti dell’Ucraina.
Washington ha speso il 97% dei fondi a disposizione, l’Amministrazione ha rivelato che a fine dicembre non ci sarà più nulla e per questo sta premendo sul Congresso affinché approvi un fondo di emergenza.
I repubblicani sono contrari, hanno legato gli stanziamenti per l’Ucraina a un piano (e fondi) per il confine con il Messico. Posizione che lo Speaker Mike Johnson, ha ribadito rispondendo per iscritto alla lettera che Shalanda Young, capo del Management and Budget Office della Casa Bianca ha inviato lunedì a Capitol Hill.
Yermak era stato a Washington a metà novembre e in quell’occasione aveva incontrato Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, e il team dell’NSC alla Casa Bianca. Un incontro che era servito, ha ricordato l’avvocato diventato consigliere del presidente ucraino, per fare il punto sulla controffensiva. Durante la conversazione uno degli assistenti di Sullivan, aveva ricordato che una settimana prima dell’invasione russa del 24 febbraio del 2022, pochi ritenevano possibile che Kiev non capitolasse, «ma oggi siamo qui e con una diversa prospettiva».
Yermak ha voluto ridimensionare le valutazioni sull’andamento della controffensiva. «Abbiamo liberato il 50% del territorio, creato grattacapi alla flotta russa nel Mar Nero e il corridoio per il grano funziona e anche i turchi lo ammettono». Ha anche confermato che il lavoro diplomatico va di pari passo con quello sul campo di battaglia e indicato che l’obiettivo è quello «di aver l’Ucraina ancora sovrana entro i confini del 1991» quindi «liberando la Crimea».
L’Ucraina pone fiducia sul sostegno al piano in dieci punti. Dal primo meeting a quello appena svoltosi a Valletta (Malta) i Paesi coinvolti nei gruppi di lavoro tematici sui 10 punti sono saliti da 21 a 86.
Yermak ha avuto incontri al Congresso, al Dipartimento di Stato e nuovamente alla Casa Bianca. Mercoledì invece sarà alla conferenza con il mondo dell’industria della difesa, l’idea – lanciata nei bilaterali fra Biden e Zelensky – è quella di spostare la produzione di armi e creare una catena di approvvigionamento più corta di quella attuale.