La “città ideale” di re Carlo non piace agli abitanti del Kent: “Danneggia l’ambiente e farà schizzare i prezzi delle case”
LONDRA - Re Carlo III è in terapia contro il cancro e ovviamente tutto il Regno è con lui in questa dura battaglia. Tuttavia, in questi giorni il monarca, che oggi ha presentato anche le prime storiche banconote e sterline con il suo nome e volto, ha irritato alcuni residenti del Kent, per un nuovo progetto di edilizia urbana da 2.500 case su 130 ettari di terreno di una cittadina storica della contea, che si vanta di essere la vera “campagna” del Paese. Una utopica “città ideale” che però non convince in molti. Una residente dell’area, Angela Penrose, ha scritto per esempio su Facebook: “L’avidità di re Carlo e della famiglia reale non ha limiti!”. Ma commenti dei locali come questo ce ne sono a decine sui social.
Molti dei 20mila abitanti di Faversham, “market town” a circa 80 chilometri a Est di Londra, non sono d’accordo con il progetto del 75enne sovrano, annunciato nel 2018 quando da principe ereditario gestiva gli asset reali del “Ducato di Cornovaglia” e ora ufficialmente consegnato alle autorità locali. O almeno una prima parte che prevede l’installazione di 261 abitazioni tecnologiche, “e a buon mercato". Qualora venisse approvato - ed è molto probabile visto il coinvolgimento del re - il progetto verrà realizzato nei prossimi venti anni e prevede anche la costruzione di nuovi negozi e botteghe per artigiani e commercianti locali, oltre a uffici e cafè e ristoranti indipendenti.
I residenti, come riporta il Telegraph, lamentano principalmente tre problemi. Primo: il progetto sarebbe troppo vasto per l’area, che non avrebbe le infrastrutture adatte per sostenere cambiamenti così sostanziali. Secondo: le nuove centinaia di case affollerebbero la mappa edilizia di Faversham, “rendendola così una enorme massa urbana” con un “conseguente aumento dell’inquinamento”, qualcosa che l’ecologista Carlo tra l’altro ha sempre contrastato. Terzo: un progetto del genere, con il sigillo dell’attuale re, causerebbe un inevitabile aumento dei costi delle abitazioni, anche di quelle storiche o già presenti nell’area.
Quest’ultimo timore, in effetti, è già diventato realtà a Poundbury, l’altra "città ideale" del visionario Carlo. Un villaggio “urbano” di circa 4.500 abitanti che saranno quasi 6mila nel 2026, e dove siamo stati qualche tempo fa, nel bucolico Dorset nel sud dell’Inghilterra a 3 ore di treno da Londra. Poundbury, nata nel 1993 e appartenente alla città di Dorchester, è stata ideata e forgiata proprio dall'allora principe Carlo. Oggi re Carlo III.
Proprio lui, il monarca visionario, ambientalista della prima ora ma anche surreale urbanista, seguace dell'onirica mitologia inglese coniata nel 1516 da “Utopia” di Sir Thomas More. Un bel posto, insomma, come dall’etimologia greca (“eu”, “topos”) e come elucubrava già Platone nella “Repubblica”. Certo, re Carlo non ha scritto un’opera così leggendaria come il filosofo greco, ma un manifesto della sua religione urbanista sì.
Il libretto, oggi quasi introvabile, si chiama “A Vision of Britain”, il principe Carlo lo pubblicò nel 1984 quando era giovane e paziente erede al trono della madre Elisabetta II, nonché a capo del Ducato di Cornovaglia, ovvero quell’insieme di tenute e proprietà immobiliari di 52mila ettari, di cui fa parte Poundbury, e del valore di un miliardo e mezzo di euro ora passato al figlio William.
In queste pagine, scorrono tutti gli ideali estetici ed eccentrici dell’attuale monarca: edifici misurati per non oscurare il panorama, stili “regionali” e materiali locali per non impattare l’ambiente e un editto contro “lo sconvolgente cancro del modernismo architettonico, che avanza da Riad a Rangoon”. Detto, fatto. Nel 1993 l’allora principe del Galles decide di plasmare Poundbury: chiama l’architetto "più adatto", il lussemburghese e neo-urbanista Léon Krier che in Italia si è distinto per progetti ad Alessandria, Piombino, Cattolica, la romana Tor Bella Monaca e che, come Carlo, non sopporta la divisione della città per categorie funzionali (residenziale, industriale, commerciale).
Poundbury ha graziose case georgiane, facciate bianche, crema e pastello, mini quartieri neo classici, magioni neo-medievali, una cartaccia per terra nemmeno a pagarla, un labirinto di vicoli e cortiletti tra residenze per “rinsaldare lo spirito di comunità”, la statua della Regina Madre morta nel 2002 che sormonta l’omonima piazza progettata da Quinlan e Francis Terry, il pub “Duchess of Cornwall Inn” e l'unico raffinato supermercato Waitrose. Un’altra birreria dedicata al poeta laureato Ted Hughes nella rustica Pummery Square, la market hall disegnata da John Simpson. E poi, la piazzetta Buttermarket con le sedie a sdraio nonostante i dieci gradi, la colonnina sponsorizzata da Carlo per ricaricare l’auto elettrica. Davanzali con cesti di “mele gratis” ai passanti. E un silenzio più assordante della zona vecchia a Zurigo dei dada e della casa di Lenin.
Questo posto è stato forgiato da Carlo in maniera circolare, in vortici architettonici, proprio per favorire i pedoni, in un’apoteosi del “chilometro zero” tra botteghe, negozi chic, uffici e ristorantini raggiungibili a piedi, e per scoraggiare l’uso delle auto. Anche per questo, la segnaletica stradale è ridotta al minimo, per incentivare la convivenza tra uomo e macchina. A volte con risultati paradossali, perché qui affrontare un incrocio al volante può essere un rebus risolvibile solo dall’istinto.
Centrale, per re Carlo, è la sostenibilità, anche sociale, con ricchi e poveri che vivono fianco a fianco. Il 35% degli alloggi è destinato all’edilizia popolare, e chi compra per la prima volta ha uno sconto del 30% che però deve riapplicare qualora rivendesse l’appartamento, per non far gonfiare i prezzi. Eppure Glenn, 40enne che vive in affitto nella zona centrale, si lamenta della qualità degli edifici “plebei”, come altri residenti: “I materiali sono scadenti. Fuori sembrano belle case, ma dentro possono essere piene di muffa, umidità e crepe”. Chi vive invece nelle case per ricchi, come dietro Queen Mother Square, non ha di questi problemi. “Sono appena andato a trovare mio nonno”, ci aveva detto l’ultima volta Dillon, che vive a Dorchester con la ragazza Stacey, “il suo appartamento varrà un milione di sterline. Noi invece, non potremo mai vivere qui”. Questo è uno dei motivi, tra gli altri, per cui molti non sono convinti a Faversham.