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Biden sfiduciato dal suo staff: su Gaza si spacca la burocrazia Usa
Forse bisogna risalire alla guerra del Vietnam, e forse neppure allora ci fu una �insubordinazione di massa� cos� visibile, esplicita, alla luce del sole. Qualche migliaio di funzionari dell’Amministrazione Biden contestano apertamente il sostegno dato a Israele da questo presidente.
Gli assistenti parlamentari che lavorano per i deputati democratici al Congresso manifestano contro i propri capi, con dei sit-in davanti al Campidoglio. La guerra di Gaza spacca il partito democratico in modo clamoroso, porta le divisioni dentro i gangli vitali dello Stato. Oggi � una giornata in cui si rende visibile �l’altra componente� della sinistra: a Washington � in corso una manifestazione di solidariet� per Israele. Ma la vastit� della protesta filo-palestinese conferma quanto sia fragile oggi il consenso verso la politica estera di Joe Biden, a poche ore dall’arrivo a San Francisco di Xi Jinping dove i due s’incontreranno.
La rivolta contro Biden a tutti i livelli dello Stato – spesso da parte di funzionari e funzionarie che sono frutto di nomine politiche nello �spoil system� all’americana – suggerisce curiose analogie con quello che accadde a Donald Trump durante il suo mandato. Trump lament� ripetutamente di essere stato boicottato da un groviglio di resistenze all’interno della burocrazia federale, dell’Fbi, della magistratura: tecnocrati burocrati e giudici di nomina democratica o comunque ostili alle sue politiche: sull’immigrazione, sul Muslim Ban (le restrizioni all’ingresso di stranieri da paesi islamici), e su tanti altri temi incluso l’isolazionismo in politica estera. A destra si consolid� la teoria del Deep State (�Stato profondo�). Questa teoria nelle sue versioni pi� paranoiche presuppone l’esistenza di una �cupola� o di una cospirazione quasi di tipo mafioso ai vertici dello Stato, per imporre scelte di governo a prescindere dalla volont� popolare espressa nelle elezioni.
In una versione meno complottista, Deep State � qualcosa di pi� normale e verosimile: c’� chi ne difende il ruolo descrivendolo come un establishment dentro la pubblica amministrazione che garantisce continuit�, un minimo di consenso bipartisan, il rispetto della Costituzione. Un esempio estremo della funzione positiva del Deep State fu il pronunciamento dei generali del Pentagono alla vigilia delle elezioni del 2020: quando garantirono solennemente che mai e poi mai le forze armate sarebbero intervenute nelle piazze, con qualsivoglia missione politica. Si pu� ipotizzare che senza il Deep State, o quello che altri hanno chiamato The Blob – l’establishment globalista che guida la politica estera – l’isolazionismo di Trump avrebbe rimesso in discussione l’esistenza della Nato. Ma oggi si scopre che Deep State – per continuare a usare questa metafora – pu� rivoltarsi anche contro un presidente democratico.
Gli assistenti parlamentari che lavorano per i deputati democratici al Congresso manifestano contro i propri capi, con dei sit-in davanti al Campidoglio. La guerra di Gaza spacca il partito democratico in modo clamoroso, porta le divisioni dentro i gangli vitali dello Stato. Oggi � una giornata in cui si rende visibile �l’altra componente� della sinistra: a Washington � in corso una manifestazione di solidariet� per Israele. Ma la vastit� della protesta filo-palestinese conferma quanto sia fragile oggi il consenso verso la politica estera di Joe Biden, a poche ore dall’arrivo a San Francisco di Xi Jinping dove i due s’incontreranno.
La rivolta contro Biden a tutti i livelli dello Stato – spesso da parte di funzionari e funzionarie che sono frutto di nomine politiche nello �spoil system� all’americana – suggerisce curiose analogie con quello che accadde a Donald Trump durante il suo mandato. Trump lament� ripetutamente di essere stato boicottato da un groviglio di resistenze all’interno della burocrazia federale, dell’Fbi, della magistratura: tecnocrati burocrati e giudici di nomina democratica o comunque ostili alle sue politiche: sull’immigrazione, sul Muslim Ban (le restrizioni all’ingresso di stranieri da paesi islamici), e su tanti altri temi incluso l’isolazionismo in politica estera. A destra si consolid� la teoria del Deep State (�Stato profondo�). Questa teoria nelle sue versioni pi� paranoiche presuppone l’esistenza di una �cupola� o di una cospirazione quasi di tipo mafioso ai vertici dello Stato, per imporre scelte di governo a prescindere dalla volont� popolare espressa nelle elezioni.
In una versione meno complottista, Deep State � qualcosa di pi� normale e verosimile: c’� chi ne difende il ruolo descrivendolo come un establishment dentro la pubblica amministrazione che garantisce continuit�, un minimo di consenso bipartisan, il rispetto della Costituzione. Un esempio estremo della funzione positiva del Deep State fu il pronunciamento dei generali del Pentagono alla vigilia delle elezioni del 2020: quando garantirono solennemente che mai e poi mai le forze armate sarebbero intervenute nelle piazze, con qualsivoglia missione politica. Si pu� ipotizzare che senza il Deep State, o quello che altri hanno chiamato The Blob – l’establishment globalista che guida la politica estera – l’isolazionismo di Trump avrebbe rimesso in discussione l’esistenza della Nato. Ma oggi si scopre che Deep State – per continuare a usare questa metafora – pu� rivoltarsi anche contro un presidente democratico.