L’ex sindaco di Siena parlò di «festini» con magistrati coinvolti collegati alla morte di David Rossi
Per le frasi «offensive della reputazione dei magistrati» senesi che indagarono sulla morte di David Rossi rischiano il processo per diffamazione aggravata l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini, i giornalisti de Le Iene Antonino Monteleone e Marco Occhipinti, l’autore della trasmissione Davide Parenti. Per loro e la delegata al controllo dei programmi di Italia Uno, la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si aprirà il prossimo 3 aprile di fonte al gup del tribunale del capoluogo ligure, Nicoletta Guerrero.
Premessa. Per due volte la Procura di Siena ha aperto le indagini sul decesso di David Rossi, ex capo della comunicazione di Mps precipitato dalla finestra del suo ufficio di Rocca Salimbeni a Siena il 6 marzo 2013. E, per altrettante volte, i fascicoli sono stati chiusi con archiviazione per suicidio.
Le accuse di Piccini
Al centro dell’inchiesta della Procura di Genova, c’è un’intervista «rubata» legata al caso Rossi, andata in onda a Le Iene l’8 ottobre 2017. In un fuori onda, l’ex sindaco di Siena aveva detto che le indagini sulla morte dell’ex capo della comunicazione erano state insabbiate a causa di «festini» a cui avrebbero partecipato alcuni magistrati senesi.
«La magistratura potrebbe aver anche abbuiato tutto perche scoppia una bomba morale, non so se mi sono spiegato?» aveva detto non credendo all’ipotesi del suicidio. Con queste «espressioni», Piccini, ritiene l’accusa, ha posto «in relazione l’esito delle indagini (concluse per la seconda volta con un’archiviazione) con l’esistenza dei festini che avrebbero visto il coinvolgimento della magistratura senese e offendendone così la reputazione».
Non meno severe le accuse contestate dalla procura genovese agli altri imputati. I giornalisti e l’autore nel corso di cinque puntate de Le Iene, dedicate ai procedimenti giudiziari sul caso Rossi, avrebbero collegato presunti «errori o lacune delle indagini ai cosiddetti festini». Così avrebbero «adombrato» si legge nel capo di imputazione, «l’ipotesi che la magistratura senese fosse stata condizionata nell’effettuare le proprie scelte investigative e processuali dall’esistenza di inopportune ed inconfessabili frequentazioni e legami».
Dopo le trasmissioni televisive, la Procura di Siena aprì un fascicolo, senza indagati, per abuso d’ufficio e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, sui presunti festini. Al termine delle indagini, la stessa Procura chiese l’archiviazione a cui si opposero i parenti di David Rossi che non hanno mai creduto al suicidio. Ma il gip del tribunale di Siena archiviò le accuse.
La newsletter
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Firenze iscriviti gratis alla newsletter del Corriere Fiorentino. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui