Città, raffinerie e target militari: così l'Ucraina ha attaccato la Russia

diMarta Serafini 

Dal 2022 in poi, le operazioni di Kiev in territorio russo sono aumentate (23 da gennaio di quest'anno). Ma quasi mai sono stati colpiti obiettivi civili e usate armi a lungo raggio 

Nel 2022, quando target russi venivano colpiti, i militari ucraini non rivendicavano mai i colpi. «È il karma», dicevano con fare ironico e sibillino. Poi, con il passare dei mesi (e degli anni), la strategia si è consolidata e le autorità di Kiev hanno iniziato ad ammettere, in alcuni casi il coinvolgimento nei raid. 

Raramente però si è trattato di bombardamenti contro obiettivi civili e, almeno a quanto è dato sapere, raramente per portarli a termine sono state utilizzate armi a lungo raggio, eccezion fatta per i droni e per la Crimea, dove le regole di ingaggio sono diverse.

Riavvolgendo il nastro, l’ultima operazione di successo ucraina in territorio russo porta la data del 4 aprile scorso. Con l’impiego di 44 droni sono stati distrutti sei arei militari nell’aeroporto di Morozovsk nella regione di Rostov, attacco che ha provocato 20 vittime. Nella regione si trovano le piste da cui decollano i caccia bombardieri russi che bombardano le città ucraina ed è per questa ragione che qui si è concentrata l’attenzione di Kiev. Si tratta, a detta degli analisti, di uno dei più grandi raid aerei in territorio russo. Ma non il primo.

La campagna si è intensificata il luglio scorso quando il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato ufficialmente «Porteremo la guerra in Russia, nei suoi centri simbolici e basi militari». Da allora, le operazioni sono andate avanti a singhiozzo, anche a causa dei timori di Washington, preoccupata di non provocare un’escalation del conflitto. Ma non si sono mai fermati. 

Tra i centri urbani più colpiti, Belgorod, vicino al confine e a Kharkiv. Qui, il 9 maggio sono state ferite otto persone e sono stati colpiti target civili con razzi lanciati dal sistema RM-70 Vampire di fabbricazione sovietica. Mosca normalmente definisce tutti gli attacchi sul suolo russo «terrorismo» e, in più occasioni, ha affermato che i droni ucraini non sarebbero in grado di volare così lontano senza l’aiuto degli alleati occidentali lasciando intendere che gli ucraini utilizzino anche armi a lungo raggio. Ma la potenza di fuoco delle armi impiegate non può essere lontanamente paragonata a quella russa, come dimostra il numero di vittime civili ucraine altissimo (più di 30 mila tra morti e feriti).

Tuttavia, anche la capitale russa è finita nel mirino. Sempre nel luglio scorso i droni ucraini hanno colpito due grattacieli nella parte occidentale della città e costretto le autorità a chiudere l’aeroporto di Vnukovo. Inoltre, la notte del 3 maggio 2023 due droni sono planati sul tetto del Cremlino. La Difesa russa ha immediatamente accusato Kiev dell’operazione ma, secondo l’Institute for the Study of War (ISW), la presenza di sistemi di difesa aerea Pantsir a protezione della capitale induce a ritenere «altamente improbabile» la responsabilità ucraina e più plausibile un’operazione di «false flag» russa per giustificare gli attacchi in suolo ucraino.

Capitolo a sé resta la Crimea. Dopo il primo sabotaggio nell’autunno del 2022 del ponte di Kerch, nel febbraio 2023 Washington ha autorizzato l’utilizzo di armi a lungo raggio sulla penisola, con sistemi Himars e Mlrs. Da allora è partita una serie colpi che hanno preso di mira l'aeroporto di Dzhankoi, centro logistico e snodo ferroviario e stradale fondamentale per la rete di rifornimento dell’esercito russo. Ma soprattutto, si sono intensificate le operazioni contro le basi navali della regione, Sebastopoli in testa, mossa che ha messo in seria difficoltà le operazioni della marina russa e che ha permesso di mettere in relativa sicurezza Odessa consentendo la ripresa del commercio del grano nel Mar Nero nonostante la sospensione dell’accordo da parte di Mosca.

Più recente è invece la campagna ucraina contro le raffinerie e gli impianti di stoccaggio di petrolio russo, tra cui l’impianto di Volgograd e quello di Ilsky, tra i più importanti della Federazione. A partire da gennaio e fino alla fine di marzo, le forze di Kiev hanno lanciato 23 attacchi che hanno messo fuori gioco il 16 per cento della produzione di carburante, provocando l’ira di Mosca. Tanto che il presidente Zelensky, in un’intervista al Washington Post, si è affrettato a dichiarare come le operazioni fossero condotte con i droni ucraini e non con sistemi di difesa e attacco statunitensi.

Parole che ora tornano di attualità, mentre in Europa e a Washington si discute se autorizzare l’utilizzo delle armi alleate contro la Russia. Una decisione che cambierebbe sicuramente il corso della guerra.

28 maggio 2024 ( modifica il 28 maggio 2024 | 17:27)

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