Al Salone del Libro ieri � stato anche il giorno del dolore e del coraggio. Quello di Caroline Darian, la figlia di Gis�le Pelicot, la donna francese vittima inconsapevole, per anni, degli abusi del marito Dominique e di altre decine di uomini. E quello di Chiara Tramontano, la sorella di Giulia, uccisa nel 2023 a neppure 29 anni, incinta di sette mesi, dal compagno e padre del bambino che portava in grembo, il piccolo Thiago. Le due donne — Caroline, che ha poi denunciato lei stessa il padre per abusi anche nei suoi confronti, e Chiara — hanno infatti deciso, entrambe, di raccontare, testimoniare e combattere attraverso i libri e la scrittura. Una forma di cura delle loro ferite, ma anche una battaglia perch� quello che � successo non ricapiti ad altri.
Caroline e Chiara: scrivere per salvarsi
Darian, figlia di Gis�le Pelicot, vittima per anni di abusi sessuali del marito e di altri uomini, e Tramontano, sorella di Giulia, uccisa a neppure 29 anni dal compagno. Due incontri diversi al Salone, ma due donne molto vicine per il dolore e il coraggio

Caroline Darian (foto di Giulio Iapone / LaPresse)

Al Lingotto ne parlano davanti a un pubblico partecipe e commosso. La prima, in una Sala Oro gremita, accompagnata dalla direttrice del Salone, Annalena Benini, � Caroline Darian, autrice del memoir E ho smesso di chiamarti pap� (Utet). La donna torna a quel giorno del novembre 2020 in cui una telefonata della madre spezza per sempre un’esistenza apparentemente tranquilla. Caroline scopre che il padre � un predatore sessuale che ha abusato di Gis�le attraverso la sottomissione chimica, cio� somministrandole farmaci che la rendevano incosciente. Non solo: di questo orrore ha tenuto traccia in video e foto e ha consentito ad altre decine di uomini — alla fine saranno condannati in cinquanta — di abusare della moglie. �Ho dovuto apprendere l’impensabile — racconta Caroline — e scoprire che in realt� non conoscevo l’uomo di cui avevo una fiducia assoluta. Da l� in avanti mi sono sentita orfana�. Tanto pi� che in alcune di quelle immagini spaventose sar� costretta a riconoscere con fatica anche s� stessa.
La madre Gis�le vuole che il processo si svolga a porte aperte, perch� la vergogna non ricada sulle vittime ma sui responsabili, si sposti �dall’altra parte�, dove � giusto che stia. E anche Caroline decide di lottare: �Ho capito presto che la sottomissione chimica non riguardava solo la mia famiglia. � un flagello molto diffuso, che investe anche i bambini. Avevo bisogno di testimoniare per tutte le vittime invisibili, e penso sia la mia terapia�. Certo, ammette, �non � sufficiente, ma vado avanti. Ci sono giorni buoni e giorni difficili�. E solo alla fine, quando tutto il pubblico � in piedi in segno di vicinanza, si commuove. Lo scorso 19 dicembre Dominique Pelicot � stato condannato a vent’anni. Ma le sentenze purtroppo non bastano a medicare s� stessi e i propri cari. �Quando la violenza si manifesta in una famiglia, � l’intero sistema che si frantuma�, testimonia Caroline. E lo stesso emerge dal racconto di Chiara Tramontano.
�Dietro ogni vittima c’� una famiglia�, dice la sorella di Giulia, autrice di Non smetter� mai di cercarti (Cairo), intervenendo allo stand del �Corriere�. �Ho scritto il libro anche per i miei genitori: per mio padre che ha smesso di parlare, per mia madre che si sente in colpa, mentre io e mio fratello siamo due naufraghi in una nave in tempesta senza pi� un capitano�.
Nel dialogo con il giornalista Paolo Morelli, la sorella di Giulia confessa anche �il senso di sconfitta, che si rinnova ogni volta che qualcuno o qualcosa ne offende la memoria�. Come il sondaggio choc in cui uno studente di una scuola superiore di Bassano del Grappa (Vicenza) ha chiesto chi �meritava di pi� di essere uccisa� tra tre vittime di femminicidio. �Credo non occorra sospenderlo, servirebbe obbligarlo a un corso di sensibilit� verso l’essere umano�, commenta Chiara.
Da qualche tempo � diventata zia, suo fratello ha una bambina cui � stato dato il nome Giulia. �Vorrei che almeno lei potesse camminare libera alle dieci di sera, che non sentisse il bisogno di girarsi come ora faccio io. In Italia c’� una giornata per commemorare le vittime del femminicidio, ma bisognerebbe piuttosto prevenire. Non sono un’esperta, ma credo serva ripartire dalle radici culturali. E che ciascuno di noi, nelle rispettive famiglie e realt�, inizi a essere il cambiamento che vogliamo�.
17 maggio 2025 (modifica il 17 maggio 2025 | 22:48)
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