In Iran iniziano i 50 giorni dell'economista Mokhber. E parte la corsa alla successione di Raisi

diGreta Privitera

La presidenza a interim del vice. Poi tanti nomi per il dopo Raisi, anche il capo delle Guardie rivoluzionarie 

La differenza più evidente rispetto a tutti gli altri è che Mohammad Mokhber non ha la barba bianca, anche se l’età è in linea: 68 anni. Di certo, il primo vice presidente iraniano che da ieri ha assunto la presidenza ad interim condivide una caratteristica importante con il suo predecessore: è un fedelissimo di Ali Khamenei

Fino a due giorni fa, fino all’incidente in elicottero che ha ucciso quello che era il presidente, Ebrahim Raisi, e il ministro degli Esteri, Amir-Abdollahian, in pochi conoscevano Mokhber

Ma nei prossimi cinquanta giorni sarà lui, insieme al capo del parlamento e a quello della magistratura, a organizzare nuove elezioni.
Nato a Dezful, nella provincia sudoccidentale del Khuzestan, ha due dottorati, uno in diritto internazionale e l’altro in Scienze economiche, mentre Raisi era «famoso» per aver frequentato solo le scuole medie

È entrato nel governo nell’agosto del 2021, quando Raisi è diventato presidente. Nella sua carriera c’è tutto: un’esperienza come ufficiale nelle file dei pasdaran, una gavetta politica come vice governatore della provincia del Khuzestan, un lavoro in banca e poi un posto di prestigio nel campo economico. Per anni ha diretto Setad, un fondo di investimento legato a Khamenei e voluto da Khomeini, che gestisce le proprietà abbandonate dopo la Rivoluzione del 1979. Una sorta di Fondazione diventata un centro di potere. Nel 2021, sia Setad che Mokhber sono stati sanzionati dagli Stati Uniti con l’accusa di violazioni dei diritti «perché confiscano terre e proprietà agli oppositori del regime». 

Per due anni, dal 2010 al 2012, il presidente a interim è stato sanzionato anche dall’Ue perché si pensava avesse avuto un ruolo in «attività relative ai missili nucleari o balistici». Mokhber è un uomo rimasto in ombra ma sempre fedele agli ayatollah e ai pasdaran, così vicino al potere che gli avversari lo accusano di essere corrotto. 

Si è sentito parlare di lui quando, a ottobre, con una delegazione iraniana, è andato a Mosca accettando di fornire missili terra-superficie e droni Shahed all’esercito russo. Si dice che Khamenei si fidi molto delle sue capacità di gestione soprattutto nell’ambito finanziario. Ma non è il suo nome che spunta quando agli esperti si chiede: chi saranno gli uomini che correranno per il posto lasciato vuoto da Ebrahim Raisi? 

Saeid Golkar, professore esperto di Medio Oriente, ricorda che chiunque prenderà il posto di Raisi non cambierà di molto gli equilibri della dittatura: «Un regime si fonda su un apparato burocratico ben strutturato, e anche il presidente non è altro che un ingranaggio di questo. Tutti i candidati devono prima passare dal giudizio di Khamenei e da quello del Consiglio dei guardiani», commenta. 

Poi fa qualche nome di possibili successori: il ministro delle Strade e dello sviluppo urbano Mehrdad Bazrpash; l’ex vice ministro degli Esteri Saeed Jalili; il comandante delle Guardie rivoluzionarie nonché ministro dell’Interno Ahmad Vahidi. Poi spunta anche il nome di Ali Larijani, che nel 2021 ci aveva già provato ma non era passato al cancello dei Guardiani; lo speaker del parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf e l’ex capo dell’Ircg Mohassen Rezaee. 

C’è chi dice che potremmo rivedere in corsa l’ex presidente Hassan Rouhani e chi rilancia: Mojtaba Khamenei, il figlio dell’ayatollah. Commenta Golkar: «Potrebbe succedere anche se stonerebbe con l’immagine della Repubblica islamica che si è sempre detta contraria al passaggio dinastico dei ruoli».

20 maggio 2024

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