Giovanni Toti, l’ipotesi dei pm: domiciliari fino al processo (e lui spera nel Riesame)
Genova, i pm valutano la possibilità di chiedere il giudizio immediato «custodiale», ma attendono anche l’analisi dei cellulari sequestrati
I pm ne hanno parlato, si sono confrontati tra loro ed ora, a oltre quaranta giorni dall’arresto di Giovanni Toti, più che un semplice esercizio di scuola, l’ipotesi di chiedere il giudizio immediato è sul tavolo della Procura di Genova. Se la richiesta dovesse concretizzarsi, il Governatore rischierebbe di restare ai domiciliari ancora molti mesi dopo l’arresto del 7 maggio per corruzione, falso e voto di scambio.
L'incubo degli avvocati
Si chiama giudizio immediato «custodiale», è l’incubo peggiore degli avvocati, perché il processo si svolge saltando l’udienza preliminare con gli imputati che restano in custodia cautelare, in un carcere o in casa. Per capire: è accaduto ad Alessandro Impagnatiello, il barman di 31 anni processato a Milano per l’omicidio di Giulia Tramontano, la fidanzata di 29 anni incinta al settimo mese. Le condizioni per le quali il pm può chiedere il giudizio immediato sono nell’articolo 453 del codice di procedura penale: oltre al fatto che l’accusato deve essere agli arresti come Toti, è necessario che la prova della responsabilità sia «evidente» e che sia stato interrogato durante le indagini. La richiesta deve essere fatta entro 180 giorni dall’arresto (in questo caso il lontano prossimo 3 novembre) con l’imputato che rimane in custodia durante il processo.
L'interrogatorio degli altri testimoni
Per quanto riguarda Giovanni Toti, da come si muovono si direbbe che i magistrati guidati da Nicola Piacente siano già convinti di avere in mano prove evidenti, dato che le indagini sembrano praticamente concluse e non si vedono altri filoni all’orizzonte. Stanno sentendo a cadenza forzata i testimoni e sono in attesa dei risultati dell’esame dei cellulari sequestrati nel blitz del 7 maggio. Non ci vorrà troppo tempo per terminare queste attività. Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere con il gip Paola Faggioni, Giovanni Toti è stato già interrogato il 23 maggio dai pm, e questo soddisfa un altro requisito dell’immediato.
La pronuncia del Riesame e della Cassazione
Prima di valutare se chiedere l’immediato, però, la Procura dovrà necessariamente attendere che il Tribunale del riesame si pronunci sul ricorso che il legale del Governatore, l’avvocato Stefano Savi, ha annunciato dopo il no del gip alla revoca dei domiciliari. Se Riesame e poi Cassazione confermeranno la decisione del gip, lo spettro dell’immediato potrebbe concretizzarsi davvero complicando non poco la già devastata vita di Toti.
L'ipotesi della dimissioni e la richiesta di vedere gli alleati
Questo quadro a tinte fosche crollerebbe, però, se Giovanni Toti si dimettesse, visto che una delle esigenze cautelari si basa sulla sua permanenza nella poltrona di governatore dalla quale, scrive il gip, potrebbe continuare a commettere reati. Ma non ha alcuna intenzione di farlo. Quando ieri Savi ha depositato al gip la lista dei politici (confermati i nomi dell’onorevole Maurizio Lupi e dei vertici del centro destra liguri) che Toti vorrebbe essere autorizzato ad incontrare «in vista delle decisioni future», ha ripetuto come un mantra che tra esse «non ci sono le dimissioni».
L'audizione dei testi
Ieri è ripresa la sfilata dei testi con l’audizione di Matteo Catani, l’amministratore delegato di Grandi Navi Veloci sentito sulla vicenda dell’area portuale Carbonile Levante, che interessava sia a Spinelli sia all’armatore Gianluigi Aponte che controlla Gnv. Per oggi è prevista la testimonianza di Alfonso Lavarello, presidente dell’Aeroporto di Genova ed avvocato di Aponte, che propose la clausola che permise la proroga della concessione del terminal Rinfuse tanto cara a Spinelli.