Pandemia, un Caporetto da cui imparare
Caro Aldo,
anche se è «fuori moda» parlare di Covid, vorrei ricordare a chi continua a parlare male dei benedetti lockdown e del fatto che l’Italia pare avere avuto la più alta percentuale di morti, che il nostro Paese fu il primo e, per molte settimane, unico Paese occidentale toccato da tale tempesta, motivo per cui, senza alcun tipo di difesa che non fosse la chiusura «totale», accumulò un numero iniziale esorbitante di vittime. Vorrei che l’onestà intellettuale di chi fa parte della famosa commissione parlamentare lo considerasse…
Stefano Casadei
Caro Stefano,
L’Italia ha avuto quasi 200 mila morti nella pandemia di Covid. Meno del Regno Unito, che sulle restrizioni è stato molto più permissivo, ma più di Germania e Francia, che hanno più abitanti di noi. All’inizio il Covid nel nostro Paese è stato una Caporetto. Siamo stati colti del tutto di sorpresa. Mancavano mascherine, ventilatori per i malati, protocolli, norme chiare per la prevenzione. In molti pronto soccorso si è tardato a costituire percorsi riservati ai malati Covid, che fianco a fianco con gli altri hanno diffuso il virus. Non creare subito la zona rossa in Val Brembana fu un grave errore, che Regione e governo si sono rimpallati a lungo. Più in generale, l’Italia ha pagato un prezzo altissimo ad anni in cui la sanità pubblica è stata sacrificata a quella privata, e non ha potuto contare sugli investimenti necessari in reparti, macchinari, personale, anche a causa della scandalosa evasione ed elusione fiscale che tuttora non suscita riprovazione sociale bensì applausi. Poi certo, mese dopo mese, il sistema ha reagito. Il governo ha dovuto imporre un lockdown generalizzato, che ha avuto un grave costo economico ma che probabilmente non aveva alternative. Medici e infermieri sono stati straordinari. La sofferenza di chi è morto solo e di chi non ha potuto salutare i propri cari è stata terribile. La campagna vaccinale è stata efficace, nonostante la presenza di combattivi media schierati contro i vaccini. Ora la maggioranza di centrodestra ha imposto una commissione d’inchiesta parlamentare, per il semplice fatto che la prima fase della pandemia fu gestita da una maggioranza 5 Stelle-Pd, che sono ora i principali partiti d’opposizione. Vedremo se servirà per un regolamento di conti politici, o invece per non farsi cogliere impreparati in futuro. Magari utilizzando una parte dei soldi del Pnrr per rafforzare la sanità pubblica, assumere nuovi medici e infermieri, e abolendo il numero chiuso nelle facoltà di Medicina, che a volte allontana anche con test astrusi giovani motivati che potrebbero prendersi cura di una popolazione sempre più vecchia.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«Si ricordino tutte le vittime per costruire la pace»
Il 10 febbraio è stato il giorno della memoria dell’eccidio delle foibe nelle quali vennero buttati ancora vivi tanti italiani innocenti sol perché italiani. Ma la memoria deve essere a 360 gradi. Dopo la Prima guerra mondiale l’Italia ebbe come ricompensa parti rilevanti dei Balcani, terre mai appartenute al nostro Paese. Nei venti anni successivi ci fu un processo di italianizzazione forzata anche con la realizzazione di alcuni campi di concentramento (Arbe e Gonars i comuni interessati prevalentemente) nei quali morirono donne, vecchi e bambini. Nel 1941 ci fu poi l’invasione militare dell’esercito italiano insieme a reparti delle SS con massacri di ogni tipo. Non ho trovato alcun documento a firma di Tito che avallava il massacro delle foibe mentre abbiamo visto l’ordinanza del generale italiano Pirzio Biroli che ordinava di passare per le armi 50 civili per ogni soldato ucciso (alle Ardeatine il rapporto tragico era 1 a 10) e vennero riconosciuti criminali di guerra i generali italiani Roatta e Robotti. La violenza chiama violenza e nelle guerre spesso accadono anche episodi di jacquerie, di rivolte popolari cioè dove si consumano ferocia, disumanità e vendette e a pagarne le conseguenze finiscono per essere persone innocenti uccise solo per la loro nazionalità come avvenne nelle foibe. Se nel giorno del ricordo si riconoscono tutte le responsabilità si mette un mattone per costruire una pace futura.
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