Così Israele ha attaccato il convoglio della Ong: il drone e i dubbi sull’uomo armato

diMarta Serafini

Le automobili con i loghi ben visibili attaccate in tre momenti diversi con tre diversi missili

Tre veicoli colpiti, due blindati e uno non blindato, sette vittime. A bombardarli lunedì notte le forze di Difesa israeliane, come ha ammesso lo stesso premier Benjamin Netanyahu che ha parlato di «tragico errore». Ma come è stato possibile?

Secondo la ricostruzione del quotidiano Haaretzche cita fonti della Difesa, l’attacco parte perché le forze israeliane sospettano che un terrorista di Hamas stia viaggiando con il convoglio. La Difesa conferma ad Haaretz anche che le vetture sono chiaramente contrassegnate, ma la sala operativa dell’unità responsabile della sicurezza del percorso identifica un uomo armato su un camion che viaggia insieme al convoglio delle tre auto. Il camion raggiunge il magazzino insieme ai veicoli, con a bordo i sette operatori umanitari.

Pochi minuti dopo, le tre auto lasciano il magazzino senza il camion, sul quale si trova ancora il sospettato. Secondo fonti della Difesa, quell’uomo armato non si sarebbe allontanato dal magazzino, dunque non riparte con i sette operatori. Ad un certo punto però, mentre il convoglio sta percorrendo il percorso approvato, la sala operativa ordina ai piloti di droni di attaccare una delle auto con un missile.

A entrare in azione a quel punto, sempre secondo Hareetz, è un drone Hermes 450 che lancerà tre missili contro il convoglio delle tre automobili. Parte il primo missile. Alcuni dei passeggeri per mettersi in salvo scendono dall’auto colpita e passano su una delle altre due, continuano a guidare e informano i responsabili della ong di essere sotto attacco, ma pochi istanti dopo, un altro missile colpisce la seconda auto.

Il terzo veicolo del convoglio si avvicina, i passeggeri iniziano a trasferirci i feriti sopravvissuti al secondo attacco. Ma un terzo missile li colpisce. Ed è a quel punto che tutti e sette gli operatori di World Central Kitchen vengono uccisi.

Il sito investigativo Bellingcat geolocalizza le carcasse dei veicoli colpiti alla periferia di Deir al-Balah, non lontano dalle strutture di World Central Kitchen. Il primo, leggermente meno danneggiato e che dalle immagini risulta avere un buco nel tettuccio, è quello ritrovato più a nord. Il secondo, distrutto da un incendio, viene ritrovato a circa 800 metri più a sud-ovest, il terzo a circa 1,6 km a sud-ovest dal primo. Dei tre mezzi identificati, quest’ultimo sembra aver subito i danni maggiori e potrebbe essere quello non blindato.

Tutti e tre si trovano a circa 12 chilometri dal molo di nuova costruzione realizzato dalla ong per far sbarcare gli aiuti portati via mare. Informazione che coincide con quanto dichiarato da un portavoce della ong: «Il convoglio è stato colpito mentre lasciava il magazzino di Deir Al Balah, dove la squadra aveva scaricato più di 100 tonnellate di aiuti portati a Gaza lungo la rotta marittima».

Tutti e tre i veicoli sono stati ritrovati vicini al confine della zona considerata ad alto rischio ma non in zona proibita all’accesso degli aiuti umanitari. Inoltre — secondo quanto confermato dalla stessa ong — gli spostamenti e la consegna sono stati autorizzati dalle autorità israeliane. E avevano, come dimostrano anche le immagini, i loghi e le insegne ben visibili sulle fiancate e sul tetto dei veicoli.

Il raid di lunedì notte non è il primo incidente in cui personale della ong statunitense viene coinvolto. Sabato, un cecchino dell’Idf ha sparato contro un’auto diretta a un magazzino alimentare nella zona di Khan Younis ma il volontario all’interno è rimasto illeso.

World Central Kitchen ha immediatamente presentato una denuncia all’Idf dopo l’incidente e ha chiesto all’esercito di fermare il fuoco contro il suo personale e di garantire la loro sicurezza durante la distribuzione di cibo nella Striscia. Poi lunedì notte il nuovo attacco in cui sono morti i sette operatori di World Central Kitchen.

Il portavoce dell’Idf Daniel Hagari ha dichiarato di aver parlato con il fondatore di World Central Kitchen, lo chef José Andrés, e di avergli espresso le «più sentite condoglianze». Ma restano ancora molti gli interrogativi in sospeso. Soprattutto uno. Perché?

3 aprile 2024 ( modifica il 3 aprile 2024 | 08:06)

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