Modi, vittoria dimezzata: ora l'India non è più il suo impero

diAlessandra Muglia

Il leader nazionalista conquista terzo mandato ma non ha più la maggioranza per governare. Soddisfatto il capo dell'opposizione Rahul Gandhi: «Gli elettori lo hanno punito». 

India’s Prime Minister Narendra Modi (C) flashes victory sign as he arrives at the Bharatiya Janata Party (BJP) headquarters to celebrate the party’s win in country's general election, in New Delhi on June 4, 2024. Modi claimed election victory for his party and its allies on June 4, but the opposition said they had "punished" the ruling party to confound predictions and reduce their parliamentary majority. (Photo by ARUN SANKAR / AFP)

Il premier Modi tra i suoi sostenitori a New Delh (Arun Sankar / Afp)

DALLA NOSTRA INVIATA
NEW DELHI - Gli occhi incollati al megaschermo, applausi, canti, bandiere e tamburi. Le prime scene di giubilo sono esplose già nelle prime ore del mattino tra i sostenitori di Rahul Gandhi riuniti sotto un tendone nel quartier generale del partito, nel centro di New Delhi: da subito è apparso chiaro che la Caporetto annunciata dagli exit poll non sarebbe arrivata. 

In serata il quadro diventa nitido: a scrutinio ancora in corso, la Commissione elettorale certifica che dopo un decennio al potere Narendra Modi si aggiudica un terzo mandato. 

Perché quella di Modi è una vittoria amara

Ma è una vittoria amara: il premier risulta indebolito: mentre il partito del Congresso si avvia quasi a raddoppiare i proprio seggi (passa da 52 a un centinaio) e sfiora quota 130 nella coalizione India, il Bjp ne perde un quarto: sperava di ottenerne 370 – rispetto ai 303 del 2019 – invece è sceso a circa 240, intorno ai 290 con gli alleati. Ben sotto «quota 400», come recitava lo slogan elettorale, e distante dal trionfo annunciato dagli exit poll. 

Non solo «Modi terzo» avrà a che fare con un’opposizione più forte ma per la prima volta guiderà un partito che da solo non ha più la maggioranza, fissata a 272 scranni. Un sorprendente passo indietro per il premier populista che non ha mai fatto troppo affidamento sui partner della coalizione.

La reazione delle Borse

La prospettiva di un esecutivo più debole ha sollevato incertezza sulle politiche economiche, come la spinta per una crescita guidata dagli investimenti, finora pietra angolare del governo Modi. E il mercato azionario ha reagito con un tonfo: ieri mattina gli investitori hanno perso quasi 35 miliardi di dollari.

Dove Modi ha perso terreno

Modi è stato applaudito, ma la delusione era palese. Non solo il Bjp non ha sfondato nel sud del Paese, dove non è mai stato presente, ma ha perso clamorosamente nell’area centrale, la sua tradizionale roccaforte, nota come «hindi belt». Dal quartier generale del Bjp, minimizzano sulla delusione: «C’è da festeggiare perché è la seconda volta nella storia dell’India indipendente che un leader ottiene il terzo mandato – dice al Corriere Nalin Kohl, portavoce del Bjp -. L’avanzata dell’opposizione mostra che la democrazia indiana è sana e che non c’è stato niente di scorretto nel processo elettorale. Ora ci aspettiamo le scuse del Partito del Congresso che ha continuato a parlare di minaccia alla democrazia e insinuato che avessimo manomesso le macchine elettorali».

Davanti alla sede del partito un supporter con un cappellino a ripararlo dal sole mostra ai passanti le sue particolari «congratulazioni»: una bottiglia d’acqua con l’immagine del premier sorridente e la scritta «garanzia estesa».

In serata festeggiano tutti. Festeggia il premier Modi, che inondato da petali colorati parla di «impresa storica»: «Questo terzo mandato sarà quello delle grandi decisioni. Il Paese iscriverà un nuovo capitolo del suo sviluppo, ve lo garantisco».

E festeggiano anche i Gandhi: «Sono orgoglioso del popolo e lo ringrazio per aver difeso la Costituzione», ha esultato Rahul presentandosi davanti ai media con in mano la costituzione, ritenuta a rischio nel caso il premier avesse ottenuto la ventilata super maggioranza. «Gli elettori hanno punito il Bjp» ha tuonato il leader dell’opposizione. 
In questo decennio a guida Modi l’India si è avvicinata al rango di superpotenza, ma disoccupazione e inflazione alle stelle sono diventate fonti di diffuso malcontento. Il Congresso, agonizzante fino a qualche tempo fa, è riuscito a risalire la china rinforzato dalle alleanze con partiti regionali, come nel caso del West Bengala. Il Bjp è clamorosamente retrocesso nella sua roccaforte, la «cintura hindi». La sconfitta più bruciante è quella nell’Uttar Pradesh, stato guidato dal santone Yogi Adityanath, alfiere del nazionalismo religioso e anti musulmano. Il premier ha perso persino nel collegio di Ayodhya, dove a gennaio è stato inaugurato un nuovo tempio dedicato al dio Ram. Proprio il successo in questo Stato, il più popoloso del Subcontinente, ha ridato slancio all’alleanza India: domani il vertice dei leader per decidere il futuro.

5 giugno 2024

- Leggi e commenta