Pichetto: servono soldi e tempo, è il 2050 la scadenza più realistica

Pichetto Fratin: «Come si chiama il mio ministero? Ho giocato in tanti ruoli, l'errore ci sta» L'errore di trascrizione e il cambio in corsa - Corriere TV

Gilberto Pichetto Fratin

Ministro Pichetto Fratin, anche con il no italiano la direttiva sulle case green è passata. Adesso che succede?
«Voglio premettere che il governo condivide in pieno gli obiettivi di decarbonizzazione, lo sosteniamo nelle Cop, le Conferenze sul clima, è un tema del G7 di cui abbiamo la presidenza. Sappiamo che i fabbricati sono una delle principali cause delle emissioni di CO2 e che dobbiamo intervenire. Ci metteremo al lavoro sul Piano nazionale di ristrutturazione edilizia previsto dalla direttiva europea, ma lo facciamo guardando agli obiettivi finali europei del 2050 sul climate change».

E le scadenze del 2030 e del 2033, quando si dovrebbero raggiungere risultati importanti per la riduzione delle emissioni dei fabbricati, anche non residenziali?
«Cercheremo di stare anche dentro quegli obiettivi ma, per quanto il testo della direttiva sia migliorato, dobbiamo essere realisti. Per noi sono obiettivi difficili, anzi, diciamo pure impossibili».

Più difficile che per altri paesi?
«Certamente. L’Italia ha una storia e caratteristiche fisiche del tutto peculiari in Europa. Abbiamo il 70% dei fabbricati che ha oltre 70 anni, quindi sono edifici storici, una proprietà immobiliare diffusa, con l’80% delle famiglie che possiede un’abitazione, ed estremamente frazionata. Abbiamo due terzi degli edifici in zona montana o collinare, con 50 mila piccoli borghi».
E non si è tenuto conto di questo nella direttiva?
«Pare di no. Nella prima versione era pure molto peggio. Si prevedeva di portare tutti gli edifici in classe D. Sa quanti sono gli edifici di classe inferiore in Italia? Venti milioni».

La direttiva, però, adesso prevede delle deroghe, per esempio per i palazzi storici.
«Dovremo fare un lavoro molto attento di selezione, ho già dato mandato per questo al gruppo di lavoro istituito per il Piano, che sarà poi concordato con il ministro dell’Economia. Anche con le deroghe resta da fare un numero immenso di interventi».
Giorgetti si domanda chi paga. Evidentemente il Tesoro non ha risorse...
«Stiamo uscendo adesso dall’esperienza disastrosa del Superbonus 110%, che a momenti fa saltare i conti pubblici. Abbiamo speso 200 miliardi per intervenire su 500 mila edifici. Potenzialmente quelli interessati dalla direttiva sono milioni. Faremo quello che sarà possibile e compatibile con la finanza pubblica».

Con quali strumenti?
«Fiscali per i contribuenti che hanno redditi elevati, quindi una detrazione con aliquota da definire. Per chi ha redditi bassi occorre un altro sistema. Anche con un contributo diretto dello Stato. Per gli edifici pubblici si possono coinvolgere le Esco, società che finanziano gli interventi e per un po’ si tengono il risparmio energetico, e usare il Conto termico del Gestore dei servizi energetici (Gse)».

Con il Superbonus sono stati finanziati tanti interventi costosi ma poco efficaci per il risparmio energetico. Come quelli sulle seconde case.
«Errori che dovremo correggere. Gli incentivi li dobbiamo dare alle cose che servono: pompe di calore, cappotti, doppi vetri. E al fotovoltaico, che comunque produce risparmi importanti».

Possibile tornare sul testo?
«Nella Ue avremo una nuova Commissione e un nuovo Parlamento. Me lo auguro».

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18

12 aprile 2024

- Leggi e commenta