Apple, (mezzo) passo indietro sulla tassa per gli sviluppatori: ecco chi non dovrà più pagarla
Chi non guadagna dalla propria app e chi ha un business di meno di 10 milioni di euro all'anno non dovrà pagare la Core Technology Fee. Annunciata l'apertura a Store terzi anche per iPadOS in autunno

La Core Technology Fee è uno dei tasselli fondamentali della nuova struttura di iOS, richiesta dal Digital Markets Act dell'Unione europea (qui ne spieghiamo tutti i dettagli). Ma questa nuova «tassa» è stata anche al centro delle più aspre critiche degli sviluppatori, che hanno subito accusato Cupertino di voler tentare di continuare a guadagnare anche ora che, sotto richiesta dell'Unione europea, è stata costretta ad aprire alla possibilità di sfruttare Store alternativi al suo per poter distribuire le proprie app. Store attraverso cui non può più richiedere le commissioni sui pagamenti in-app. La stessa Ue aveva già dichiarato che stava riflettendo sull'avvio di un'indagine al riguardo. Apple, da parte sua, che non ha mai nascosto la sua contrarietà a ciò che è stato imposto dal Digital Markets Act ma ha comunque anche sempre ribadito la sua totale disponibilità a rispettare le leggi europee, ora prova ad andare incontro alle richieste degli sviluppatori, aggiungendo nuove categorie che non dovranno pagare la Core Technology Fee.
Cos'è la Core Technology Fee
A partire da marzo, gli sviluppatori in Unione europea possono offrire le proprie app agli utenti non solo attraverso l'App Store di proprietà della stessa Apple, ma anche da Store terzi o direttamente dal proprio sito web. Questa novità è stata appunto richiesta da una nuova legge europea che ambisce a creare un mercato digitale dove ci sia una giusta competizione e si evitino situazioni di monopolio. Le due nuove vie prevedono però di sfruttare, allo stesso modo, la tecnologia messa a disposizione da Cupertino. E dunque - visto che non è più possibile ottenere una commissione sui pagamenti in-app a chi decide di usare negozi virtuali alternativi - è stata creata una nuova tipologia di commissione. Una «tassa» chiamata Core Technology Fee, richiesta a chi, nell'anno precedente, ha offerto un'app scaricata oltre un milione di volte. Per ogni installazione, oltre al primo milione, lo sviluppatore dovrà pagare 50 centesimi a Apple. Secondo la società, già il 99 per cento dei developer era così esentato. Ora però si aggiungono nuove categorie che non dovranno pagare nessuna tassa.
Chi sarà esentato dalla «tassa»
Di quell'uno per cento di sviluppatori che possono vantare meno di un milione di download nell'anno precedente, non dovranno pagare la Core Technology Fee le istituzioni (politiche, scolastiche, no profit) ma anche due nuove categorie. Sono esentati gli sviluppatori che non hanno nessun guadagno dalla propria app, ovvero gli studenti o coloro che programmano per hobby. Che dunque non prevedono nessuna monetizzazione attraverso pubblicità, abbonamenti o in altra forma. Anche se arrivano a raggiungere il milione di download. Chi appartiene a questa categoria dovrà dichiararlo formalmente. C'è poi un'altra novità pensata per aiutare i piccoli sviluppatori a creare il proprio business. Un successo immediato di un'app non significa necessariamente un'esplosione dei ricavi immediata. E dunque, chi guadagna annualmente meno di 10 milioni di euro, potrà non pagare la Core Technology Fee per i primi tre anni dal traguardo del milione di download. Se poi si arriva a guadagnare 50 milioni di euro in questo periodo di tempo, si inizierà a pagare la «tassa» prima.
E poi arriva iPadOS
Oltre iOS, il sistema operativo dell'iPhone, l'Unione europea ha poi identificato anche iPadOS, il sistema operativo dell'iPad, come Gatekeeper. Dunque come piattaforma che deve sottostare al Digital Services Act data la sua posizione dominante nel mercato. Con le dovute tempistiche tecniche necessarie per adeguarsi, gli Store alternativi arriveranno anche sui tablet di Apple a partire dall'autunno. E dunque dal prossimo sistema operativo, iPadOS 18. Una cosa importante riguarda ancora la Core Technology Fee: qualora l'utente scaricasse la stessa app su iPhone e iPad, i download verranno conteggiati come uno per il pagamento della «tassa».
Tra i primi Store alternativi anche quello di Epic Games
Lo sbarco delle nuove regole sull'iPad interessa moltissimo soprattutto a Epic Games, che si sta preparando a far tornare la sua (popolarissima) app Fortnite sulle piattaforme Apple. E in particolare proprio sul tablet, più indicato per il gioco. Alla Game Developers Conference 2024, evento di fine aprile, la società ha annunciato che l'Epic Games Store è già pronto a debuttare su iOS entro la fine dell'anno e arriverà anche su iPad. E oltre a Fortnite sarà aperto a tutti gli sviluppatori di videogiochi interessati. La commissione richiesta sarà pari al 12 per cento, più bassa del 30 per cento richiesto da Apple per il suo App Store, ma simile al 15 per cento che Cupertino chiede ai piccoli sviluppatori che accumulano meno di un milione di download all'anno.