Gli investimenti, Intel e l’Expo 2030: il ritorno della geopolitica e dei sistemi Paese

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È un dettaglio. Ma Deloitte e Kpmg hanno consigliato ai propri manager di non utilizzare i propri smartphone quando sono in viaggio ad Hong Kong. E di usare invece telefonini usa e getta. Se avevamo bisogno di un esempio chiaro di quanto la geopolitica sia tornata a essere elemento fondamentale nell’azione economica, questa notizia apparentemente piccola ce lo fa intuire. Da questo ritorno ne dovrebbe discendere che l’azione economica è sicuramente debole se non si ragiona in termini di sistema Paese. Un qualcosa che in Italia si fa fatica a comprendere.

Ne abbiamo avuto una prova con le vicende dell’Expo 2030. Arrivare ultimi, staccatissimi, significa non essere stati in grado di far comprendere quanto il nostro Paese possa offrire alle altre aree economiche mondiali.
Un altro esempio. Aver perso la possibilità di ospitare uno stabilimento Intel per la produzione di semiconduttori, e peraltro nella quasi indifferenza del governo, mostra di non aver compreso le sfide alle quali stiamo andando incontro. Il precedente governo alla voce chip, semiconduttori, aveva previsto risorse per oltre 4 miliardi. Dove sono finiti? Certo, abbiamo creato una fondazione per i chip. Ma è cosa ben diversa dall’aver favorito la costruzione di uno stabilimento di uno dei leader mondiali. Non si comprende il circolo virtuoso che poteva far scattare.

Gli investimenti pubblici devono servire ad attivare quelli privati. Non essere fini a se stessi. Due miliardari come Xavier Niel (quello di Iliad e Le Monde) e Rodolphe Saadé, uno dei leader mondiali della logistica, hanno investito 300 milioni per fare in modo che anche la Francia entri nella partita dell’intelligenza artificiale. Solo spirito imprenditoriale? O anche frutto del fatto che Parigi sul digitale ha investito 10 miliardi solo per arrivare ad avere un numero congruo di unicorni, le startup tecnologiche dal valore di almeno un miliardo? È tempo di tornare alla geopolitica. Ma anche di parlare seriamente di politica industriale.

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