Jannik Sinner e il nuovo numero 2 del mondo: a Miami batte in finale Dimitrov e spodesta Alcaraz in classifica
Tutti in piedi nel Royal Box Italia: l’applauso è scrosciante, per Jannik Sinner. Gli battono le mani i grandi protagonisti del tennis italiano: Panatta&Pietrangeli, Bertolucci&Barazzutti, e Sirola, Merlo, De Morpurgo, Gardini, Cucelli e Del Bello. Tutti insieme, finalmente d’accordo su una cosa: la standing ovation al primo italiano alle pendici dell’Olimpo: Jannik Sinner appunto, il nuovo numero due del mondo. Gianni Clerici, accennando magari con un inchino, avrebbe omaggiato l’impresa a modo suo.
Il trionfo di Miami, del Masters 1000, Dimitrov dominato 6-3, 6-1, vale il sorpasso su Carlos Alcaraz e l’avvicinamento a Novak Djokovic. La storia del tennis azzurro fa un salto in avanti grazie a questo ragazzo dai capelli rossi, che sposta geograficamente al nord, nel Trentino-Alto Adige, l’ombelico della nostra racchetta dopo le imprese Slam delle due famose leggende romane, appunto Pietrangeli e Panatta, negli Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. “Pi&Pa”, e il resto degli amanti dei dibattiti polemici, dovranno farsene una ragione: non esisteranno più discussioni sull’Era ante e post Open: Jannik Sinner oggi ha messo fine a ogni dubbio sul GOAT (il più grande) del nostro movimento.
Ci è riuscito, questo ragazzo ventiduenne sceso da una montagna e strappato allo sci, dopo centotrenta anni di tentativi azzurri. È riuscito finalmente a scavalcare il suo diretto concorrente di generazione, quel Carlos Alcaraz da Murcia.
C’è riuscito con la disinvoltura e la beata incoscienza dei ragazzi moderni. «Sto semplicemente scrivendo la mia storia. Guardavo il tennis perché cercavo di diventare un professionista: ecco, ho solo cercato di imparare guardando le partite». Non è del tutto vero. Di sicuro, non è così semplice e c’è molta modestia e grande umiltà. Sinner ci è riuscito perché ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo, senza neanche avere quel fisico bestiale (Per fare quello che ti pare/Perché di solito a nessuno/Vai bene così come sei) che cantava Luca Carboni. “Non mi importa tanto quello che dicono le persone su di me, bisogna prendere le cose per il loro valore assoluto e poi, d’altronde, non si può controllate tutto e tutti: puoi piacere come non puoi…”.
No, che non ci volesse il fisico bestiale ma altre qualità glielo diceva anche il suo papà, Hanspeter, anni fa: «Oltre a essere il mio super papà, la cosa più importante, mi ha anche dato qualche dritta giusta sul campo, quando ero piccolo. Mi diceva :‘la cosa più importante è avere il movimento corretto, non dove va a finire la palla».
Questo è solo uno dei semplice e meravigliosi aneddoti della vita di questo fenomeno. Ora Hanspeter (e mamma Siglinde) hanno lasciato – ben volentieri – il testimone a Simone Vagnozzi e Darren Cahill: “Darren racconta delle storie davvero belle, grazie alla sua esperienza nel corso degli anni: mi piace sempre ascoltarlo quando parla. Ma dice cose speciali Simone. E loro non mi paragonano ad altri giocatori, no: mi danno piccoli input che non sono briciole ma degli aiuti in campo che poi sono utili per vedere le cose, fuori, in un modo diverso”.
In fondo aveva già convinto tutti, in primis Adriano Panatta che lo ha già incoronato: “Jannik non smette di studiare il proprio tennis, ha una voglia incredibile di migliorarsi. Ed è questo che gli fa onore, non la mette mai sul piano dei risultati, non gli bastano quelli per esprimere un giudizio su se stesso. Lui si basa esclusivamente sui progressi che compie e su quelli che lo aspettano più avanti. Ed è così che si vive nello sport e s’interpreta il proprio mestiere”. Chapeau. In realtà, oltre all’Adrianno, i valori di Jannik sono diventati intellegibili al mondo intero, che lo acclama, lo stima e lo spinge: è un mondo color carota, per i suoi capelli e proprio perché le mangiava in campo, le carote.
Nell’uovo di Pasqua di oggi c’era il suo primo Miami Open. Ma la gallina di domani sarà la corsa a Novak Djokovic, l’unico che gli è rimasto davanti. L’ultimo passo, l’ultimo obiettivo del giovane, saggio e insaziabile Jannik, il titolo di numero uno del mondo. Fino a un certo punto: “Gli Slam sono le emozioni per cui ci sacrifichiamo ogni giorno”. Il primo, quello di Melbourne, lo ha appena incassato. Ma dubitate che ne arriveranno altri?