ROMA Quando Giorgia Meloni prende la parola, per coordinare la sua prima riunione del G7, i leader hanno sul tavolo della sala del complesso della cattedrale di Santa Sofia la dichiarazione finale del vertice che sta per iniziare. Sono meno di due paragrafi, ma non � stato facile metterli insieme, ogni singola parola � stata visionata e valutata a lungo nelle ultime 48 ore. Il sostegno dei sette Stati, da Washington a Tokyo, non � discussione, ma non tutte le valutazioni collidono.
G7 di Kiev, pressing Usa per bloccare i miliardi russi nelle banche Ue
Scettiche Francia e Germania. Nelle banche in Belgio sequestrati 270 dei 300 miliardi russi in Europa

Per Meloni � comunque un indubbio risultato personale, ha deciso e voluto lei una conference call del G7 da Kiev, nel giorno dell’anniversario dell’attacco della Russia: manda i suoi saluti a Macron, che non � presente se non attraverso il ministro degli Esteri, anche per dissipare le indiscrezioni di un contrasto con la Francia; attende che si colleghi, per ultimo, in leggero ritardo, il presidente americano; non tradisce l’emozione del debutto, la palestra dei tanti vertici internazionali cui ha partecipato l’ha allenata a sentirsi a suo agio, anche di fronte a compiti delicati.
Fosse stato per lei, come ha fatto il premier canadese Trudeau, avrebbe accompagnato volentieri il protocollo sulla sicurezza firmata insieme a Zelensky con una dote finanziaria significativa. Ma il Canada ha spazi di bilancio che noi non abbiamo. E, al di l� di quello che ogni singola capitale pu� fare, il dibattito ha uno dei suoi momenti significativi proprio sui risvolti finanziari degli aiuti a Kiev: Biden da Washington pone con nettezza sul tavolo, ancora una volta, il tema dei miliardi russi congelati in diverse banche europee, in primo luogo in Belgio, dove sono stati sequestrati 270 dei 300 miliardi di euro che si trovano oggi nel Vecchio Continente.
E il pressing degli americani trova una sponda forte nel primo ministro britannico, ma alla fine, e non potrebbe essere altrimenti, il confronto produce la promessa collettiva di intensificare lo studio dei risvolti tecnici di un’eventuale confisca e devoluzione di questa enorme massa di denaro a Kiev, o per l’acquisto di aiuti da destinare al governo ucraino.
Meloni sarebbe felice di essere d’accordo con Washington ma la posizione italiana, istituzionale, non pu� fare a meno di esprimersi in un contesto di Unione europea: Berlino come Parigi, cos� come la Commissione europea e la Bce, continuano ad avere grandi perplessit� sulla confisca del denaro russo, perch� un precedente di questo tipo, al di l� dei complessi risvolti giuridici, potrebbe avere delle ricadute sull’attrattivit� dell’area euro. Sar� fatto un approfondimento da parte dei ministri dell’Economia della Ue mentre supererebbero i 10 miliardi gli extraprofitti, dunque gli interessi, che quei soldi congelati generano ogni anno, e sui quali la Ue ha dato disco verde.
A Meloni, alla fine del vertice, viene fatta anche una domanda sulle risorse finanziarie che accompagnano l’accordo sulle garanzie di sicurezza siglato con Kiev. La premier risponde rivendicando che l’Italia sta facendo il massimo, che ha gi� varato 8 pacchetti di aiuti, che secondo fonti di governo hanno superato i 2 miliardi di euro. Resta la sensazione che l’Italia vorrebbe fare di pi�, ma non pu�. Anche se un nono pacchetto di aiuti, in primo luogo con proiettili di artiglieria da 155 mm, prodotti da Leonardo, sta per entrare in gestazione.
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24 febbraio 2024 (modifica il 24 febbraio 2024 | 22:13)
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