Trump a processo, la giuria si riunisce: cosa succede ora?
Il destino dell'ex presidente (e della sua campagna elettorale) è nelle mani di questi 12 cittadini. Se condannato, andrà in prigione? Può continuare la corsa alla Casa Bianca? Se eletto, potrebbe graziare se stesso?
I dodici giurati del processo penale a Donald Trump a Manhattan si sono riuniti oggi per la prima volta per deliberare sul caso dei pagamenti a Stormy Daniels. In mattinata hanno ricevuto le istruzioni del giudice Juan Merchan sulle specifiche leggi che devono prendere in considerazione nel loro verdetto, un aspetto tecnico ma cruciale al fine delle discussioni che avverranno adesso a porte chiuse. Da questo momento, il destino dell’ex presidente e candidato alle elezioni presidenziali del 2024 per quanto riguarda questo caso è nelle mani di questi dodici cittadini americani, due dei quali sono essi stessi avvocati. In conferenza stampa, Trump ha dichiarato dal tribunale che «nemmeno Madre Teresa potrebbe vincere contro accuse simili» e ha ripetuto le sue accuse al giudice Merchan di essere «corrotto».
LE ISTRUZIONI
Il giudice ha invitato i giurati a giungere al loro verdetto non sulla base di pregiudizi «a favore o contro» l’imputato Donald Trump, ma sulla base delle prove che hanno visto durante il processo. Il giudice ha aggiunto che, se i giurati credono che un testimone abbia mentito su alcuni fatti, possono ignorare del tutto o in parte la sua intera testimonianza. I giudici possono anche prendere in considerazione il fatto che il testimone ascoltato possa aspettarsi di ricevere determinati benefici dal processo o che abbia interesse nel risultato, ma non è necessario che respingano la sua testimonianza anche se ha un interesse in tal senso. Si tratta di istruzioni importanti perché il testimone chiave, Michael Cohen, è sotto attacco da parte della difesa per la sua credibilità. Inoltre, la difesa ha accusato Stormy Daniels di avere interesse nell'esito del processo.
Per la legge di New York, Cohen è «un complice», ha specificato il giudice, e in quanto tale i giurati non possono condannare Trump solo sulla base della deposizione di Cohen, ma possono se ritengono che sia stata corroborata da altre prove. Se si elimina la sua testimonianza interamente, comunque, è difficile provare il caso al di là di ogni ragionevole dubbio.
LE TRE TEORIE
Trump è accusato di essere coinvolto nella falsificazione di pagamenti alla pornostar Stormy Daniels per commettere un altro crimine. La procura ha presentato tre teorie su quest’altro crimine. Potrebbe trattarsi di: 1) violazioni della legge elettorale federale 2) falsificazione di altri documenti o 3) violazione di leggi sulle tasse. Ci sono 34 capi di imputazione, tutti connessi tra loro perché a ciascuno corrisponde uno dei documenti (fatture, assegni): questi documenti riguardano il rimborso di Michael Cohen, ex avvocato di Trump che pagò direttamente Stormy Daniels e dice di essere stato rimborsato da Trump indicando «spese legali» nei documenti legati al rimborso. Il pagamento alla pornostar in sé non è un crimine, né lo è il presunto rapporto sessuale. Il reato è la falsificazione di documenti con l’intento di commettere un altro crimine. Perché diventi un reato più grave è necessario provare che Trump voleva far tacere Stormy sul rapporto sessuale per influenzare il voto prima delle elezioni del 2016 e che ha violato dunque le leggi federali che prevedono una somma massima di spesa per la campagna elettorale; un altro modo in cui potrebbe aver commesso l'ulteriore crimine è che intendesse con la falsificazione di quei documenti commettere frode fiscale o «falsificare altri documenti».
Il giudice ha aggiunto che i giurati devono essere d’accordo sul fatto che Trump fosse coinvolto/sapesse a qualche livello della falsificazione dei documenti e che condividesse l’intento di commettere o nascondere un altro crimine – non importa a quale livello credono che fosse coinvolto. Se esiste un ragionevole dubbio, allora Trump dovrebbe essere prosciolto, ha aggiunto il giudice.
COSA SUCCEDE ADESSO
Quanto ci vorrà ad arrivare al verdetto dipende dagli stessi giurati. Questi ultimi ricevono una copia di tutte le prove e possono chiedere una rilettura delle testimonianze; possono anche fare altre domande scritte e in tal caso avvocati di difesa e accusa si riuniscono e determinano come sia meglio rispondere. Quando hanno raggiunto il verdetto, lo comunicano alla Corte: verrà letto in Aula.
TRE POSSIBILITA’
Ci sono tre possibilità: Trump potrebbe essere condannato o prosciolto (serve in entrambi i casi un verdetto unanime; potrebbe essere condannato per alcuni capi di imputazione e prosciolto per altri) oppure la giuria potrebbe spaccarsi (in tal caso il giudice può invitarla una o più volte a trovare l’unanimità, ma alla fine se i giurati non riescono a trovare l’accordo, viene dichiarato il “mistrial” e l’annullamento del processo). A quel punto, la procura deve decidere se vuole ripetere il processo. Questo sarebbe un successo per Trump.
COSA SUCCEDE IN CASO DI CONDANNA?
Una condanna sarebbe una decisione storica: la prima volta per un ex presidente degli Stati Uniti e candidato alla Casa Bianca di uno dei due maggiori partiti. Verrebbe fissata un'altra udienza con il giudice Juan Merchan: la pena viene decisa da lui. Il giudice dovrà tenere conto di diversi aspetti: l’età di Trump (77 anni), la mancanza di precedenti penali, il fatto che si tratta di un crimine non violento sono a suo vantaggio; ma a suo svantaggio c’è la violazione da parte dell’imputato dell’ordine di non attaccare i procuratori, testimoni, giudice e i loro familiari durante il processo. La pena potrebbe andare da una multa di 5000 dollari alla libertà condizionata o supervisionata, fino agli arresti domiciliari e possibilmente (ma è improbabile) quattro anni di carcere. Mettere in carcere Trump, un ex presidente, comporta problemi non solo perché è candidato alla Casa Bianca (il giudice Merchan ha detto più volte di volerlo evitare) ma è anche una questione pratica: in quanto ex presidente, ha diritto alla protezione dei servizi segreti che dovrebbe continuare anche in prigione. I servizi hanno cominciato ad analizzare questa eventualità, per essere pronti. Ma sarebbe estremamente complicato per il sistema carcerario, oltre che costoso.
TRUMP PUO’ CONTINUARE A CORRERE PER LA CASA BIANCA SE CONDANNATO?
Sì. La Costituzione americana non lo vieta.
QUALE SAREBBE L'EFFETTO DI UNA CONDANNA SULLE ELEZIONI DI NOVEMBRE?
Non è chiaro. Un sondaggio della Quinnipiac University, per esempio, dice che il 6% degli elettori di Trump sarebbero meno disposti a votare per lui se condannato: un numero piccolo, ma che in una elezione testa a testa come quella con Biden potrebbe essere significativo. Altri credono che tra cinque mesi, il verdetto in questo processo conterà poco. Trump ha usato questo processo per presentarsi come una vittima del sistema e motivare il suo elettorato. Nelle sue ultime dichiarazioni prima che la giuria si riunisse per decidere, Trump ha ribadito che si tratta di “un processo ingiusto, che non doveva esserci e che se ci fosse stato doveva accadere sei anni fa” ed è tornato ad accusare il giudice Merchan (pur dichiarando di non poter parlare, di essere “imbavagliato”). Trump ha aggiunto che questo processo è un complotto dei “fascisti e comunisti” che circondano Joe Biden, perché “lui da solo non è in grado” di concepire un piano simile. Intanto Biden ieri è andato a fare campagna elettorale in Pennsylvania, con un messaggio mirato all’elettorato nero: nonostante a Philadelphia nel 2020 il presidente abbia vinto con il 90% dei voti, stavolta non dà nulla per scontato.
CI SARA’ UN RICORSO IN APPELLO?
In caso di condanna, il ricorso di Trump è praticamente certo. Trump rimarrebbe libero su cauzione mentre presenta il ricorso. L’appello potrebbe durare mesi e concludersi dopo le elezioni presidenziali di novembre. Uno degli appigli legali della difesa, se si va in appello, sarà la testimonianza di Stormy Daniels, per via dei dettagli sessuali da lei descritti nel raccontare la storia: se da una parte la procura può aver pensato che rendono credibile la motivazione di Trump, dall’altra possono essere visti come pregiudiziali e irrilevanti. La difesa metterà in questione la stessa strategia della procura di trasformare un reato minore (falsificare i documenti) in un reato più grave per via di un presunto secondo crimine (interferenza elettorale) che è un crimine federale. E' la prima volta che la legge federale viene usata in questo modo in un processo statale.
SE ELETTO TRUMP PUO’ GRAZIARE SE STESSO?
In questo caso, no. Il presidente può usare la grazia in casi federali, ma questo è un caso deciso dallo Stato di New York.