Chi ha ordinato l’attacco contro Israele

Ali Khamenei, 84 anni, � il pilastro fondamentale su cui si regge tutto il potere e il terrore della Repubblica islamica. Uomo chiave nella Rivoluzione del 1979 e consigliere dell’ayatollah Khomeini, nel 1981 � diventato presidente dell’Iran e nel 1989 la Guida suprema. Tutto passa attraverso di lui e a lui spetta sempre l’ultima parola. Come ogni dittatore, non si fida di nessuno tranne che del secondogenito Mojtaba che non ha ruoli ufficiali ma � tra gli uomini pi� ascoltati dall’ayatollah e suo probabile successore.

Un altro che sembra correre — ma senza grandi speranze — per il ruolo di futuro leader � il presidente Ebrahim Raisi, conosciuto per gli spietati metodi repressivi e per essere il �fantoccio di Khamenei�. Sotto l’ayatollah c’� il Supremo Consiglio per la Sicurezza nazionale, che decide in materia di sicurezza militare e politica estera. Il segretario � Ali Akbar Ahmadian, un ex pasdaran. Del consiglio fanno parte i vertici della Repubblica islamica che elaborano piani per le grandi questioni: dalle proteste al nucleare fino a se attaccare o meno Israele. L’ultima parola resta quella di Khamenei.

Il secondo pilastro della teocrazia si trova nelle componenti della sicurezza affidate a uomini di grande esperienza. Hossen Salaimi � al vertice dei guardiani, il corpo che si identifica con il �sangue della rivoluzione�, braccio e scudo. Nato nel 1960, ha interrotto gli studi in ingegneria per partecipare al conflitto con l’Iraq e ha poi assunto incarichi di responsabilit�. � considerato un �falco�, noto per le sortite piene di retorica, determinato nello sfidare gli avversari interni ed esterni. A un gradino inferiore, Esmail Qaani, comandante della Qods, la �divisione� che assiste le milizie alleate in Medio Oriente, gestisce passaggi di armi, e colpisce anche in modo clandestino. Una macchina efficace fondata dal generale Qasem Soleimani, ucciso in Iraq nel 2020 dagli americani, sostituito proprio da Qaani. Un passaggio di testimone che secondo alcuni ha avuto conseguenze negative anche se, alla luce di quanto avvenuto in questi quattro anni, non si direbbe. La presenza dei militanti � cresciuta ovunque, Teheran gioca le sue carte dal Libano alla Siria e attraverso gli Houthi ha dimostrato di poter mettere in crisi il traffico marittimo in Mar Rosso.