La Svizzera di Nemo vince l'Eurovision Song Contest 2024
Trionfo per l'artista non binary e la sua «The Code». Seconda la Croazia e terza l'Ucraina. Solo settima l'Italia
Vince la Svizzera. Seconda la Croazia. Terza l’Ucraina. Solo settima l’Italia con Angelina Mango. Finisce così, in salsa bernese, la finale dell’Eurovision Song Contest 2024.
Il 24enne Nemo — che pochi mesi fa si è dichiarato persona non binaria — si è messo in fila tutti gli altri, grazie a «The Code», il brano che mescola pop-rap e opera e con una metafora del codice binario informatico riflette sull’accettazione di sé e la necessità di seguire la propria strada.
«The Code parla del percorso che ho iniziato per giungere alla conclusione di non sentirmi né un uomo né una donna — aveva detto prima della manifestazione —. Trovare la mia identità è stato periglioso e intricato, ma niente è meglio della libertà che si percepisce nel momento in cui dichiari di essere “fuori dai binari”. È un onore per me rappresentare la Svizzera all’Eurovision, un palco sul quale costruire i ponti della comunicazione tra le culture e le generazioni. Ecco perché è così importante per me, una persona dall’identità di genere fluida, ma anche per tutti i membri della comunità LGBTQIA+».
Niente da fare per Angelina Mango (ovazione comunque per lei sul palco, ormai interpreta «La noia» con il pilota automatico) le cui possibilità di vittoria però si erano azzerate dopo lo spoiler della Rai che ha rivelato per errore i dati del televoto italiano con Israele in testa in modo siderale (39,3%) e l’Olanda seconda, staccatissima, con appena il 7,3%.
Un autogol che ha messo in cattiva luce il nostro Paese con le preferenze per lo Stato ebraico lette in chiave anti-palestinese. Peccato perché di fatto si trattava di numeri in assoluto esigui (niente a che fare con il Festival di Sanremo): appena 11 mila voti in totale, di cui quindi poco più di 4000 per Israele.
Una sorpresa era arrivata già prima di cominciare. L'olandese Joost Klein non è salito sul palco, squalificato dagli organizzatori, perché «la polizia sta indagando su una denuncia presentata da un membro femminile del team di produzione dopo un incidente avvenuto in seguito alla sua esibizione nella semifinale di giovedì». Insulti e frasi sessisti, intimidazioni: l’ambito della vicenda si muoverebbe in questo perimetro.
Al netto del vincitore si è chiusa un’edizione che ha provato a tenere la politica fuori dal palco, ma si è ritrovata a doverci fare comunque i conti. L’israeliana Eden Golan è stata contestata non solo in scena. L’elenco dei dissensi nei suoi confronti è lunghissimo. Nel backstage gli altri cantanti (Olanda e Grecia su tutti) l’hanno trattata con palese insofferenza.
I portavoce di Norvegia e Finlandia hanno rinunciato all’incarico in segno di protesta con le azioni di Israele a Gaza («è in atto un genocidio», hanno detto). I sindacati della tv pubblica delle Fiandre, in Belgio, hanno abbreviato la trasmissione della sua canzone e hanno mandato in onda un messaggio di protesta contro la guerra a Gaza.
Manifestazioni filo palestinesi hanno circondato in questi giorni la Malmö Arena e anche ieri sera è dovuta intervenire la polizia con camionette e agenti a cavallo per arginare le proteste dei dimostranti (tra cui Greta Thunberg con kefiah al collo). Insomma una sollevazione diffusa.
Gabriele Corsi, che ha commentato l’evento per la Rai con una distratta Mara Maionchi, ha vissuto il suo quarto Eurovision e conferma un clima insolito: «Ho percepito e respirato tanta tensione: varchi, controlli, sicurezza. L’aspetto della festa, componente essenziale di una manifestazione così viva, quest’anno è decisamente mancato».