Crisi epilettiche: cosa sono, con quali sintomi si presentano, cosa fare quando si verificano
Le crisi epilettiche sono episodi ricorrenti di alterazioni delle funzioni cerebrali. Non esiste solo la crisi convulsiva (la persona perde conoscenza e ha scosse ripetitive di tutto il corpo)
Quando si parla di epilessia viene spontaneo pensare, alla classica crisi convulsiva in cui la persona perde conoscenza e ha scosse ripetitive di tutto il corpo. In realtà quella convulsiva non è né l’unico, né il più frequente tipo di crisi epilettica.
Cos’è una crisi epilettica?
«Le crisi epilettiche sono episodi ricorrenti di alterazioni delle funzioni cerebrali dovuti a un malfunzionamento delle cellule nervose (neuroni) del cervello che di norma comunicano tra loro con impulsi elettrici. La crisi si verifica nel momento in cui i neuroni diventano iperattivi e scaricano impulsi elettrici in modo eccessivo, determinando una sorta di corto circuito che dura da pochi secondi ad alcuni minuti — spiega la professoressa Maria Paola Canevini, direttrice del Centro regionale Epilessia dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, Università degli Studi di Milano —. Esistono diversi tipi di crisi, in genere distinte in focali, quando la “scossa” coinvolge una parte limitata del cervello, e generalizzate, quando sono coinvolti sin dall’inizio entrambi gli emisferi cerebrali».
Come si manifesta?
«Le crisi focali possono avere origine da qualunque punto del cervello e quindi avere tantissime manifestazioni differenti a seconda della zona interessata dalla scarica anormale. Per esempio, se è interessato il lobo temporale, ci può essere una sensazione che dallo stomaco sale verso la gola oppure sensazioni che riguardano la memoria come i deja vu. Quello che è importante capire è se c’è o meno consapevolezza. Le crisi che determinano un’alterazione della consapevolezza sono molto più impattanti sulla qualità di vita perché bisogna fare attenzione in diverse situazioni, per esempio alla guida di un autoveicolo o all’acqua. Le crisi focali possono avere sintomi limitati, con o senza alterazione della consapevolezza, o diventare delle crisi generalizzate bilaterali tonico-cloniche, quelle che una volta si chiamavano convulsioni. In questi casi la persona perde conoscenza, se è in piedi cade ed è colta da scosse involontarie. Quando si assiste a questo tipo di crisi, è importante guardare quanto dura, oltre i cinque minuti bisogna chiamare aiuti per somministrare farmaci per bloccare le convulsioni».
Le cure
Per la diagnosi è fondamentale un corretto inquadramento specialistico sulla base di quello che prova il paziente e di ciò che possono aver visto eventuali testimoni durante la crisi. «Una volta escluse patologie acute, va eseguito un elettroencefalogramma, che può aiutare a inquadrare l’origine della crisi (focale o generalizzata), e poi la Risonanza Magnetica dell’encefalo per evidenziare eventuali lesioni. In alcune situazioni si fanno anche esami genetici perché molte forme di epilessia hanno origine da mutazioni genetiche e scoprirlo aiuta a personalizzare la cura. In gran parte dei casi le crisi possono essere trattate con farmaci che tengono sotto controllo la scarica elettrica anormale, ma non vanno a curare l’epilessia. In altre situazioni, per esempio in caso di epilessie associate a lesioni che le rendono resistenti ai farmaci, è indicato un trattamento chirurgico» riferisce Canevini.