"Prima credevo a Totti perché Roma chiacchiera. Poi Ilary Blasi è salita sul mio taxi, diretta e sincera. Ora ho cambiato idea”

«Quando l’ho vista m’è preso un colpo. Altissima, sincera. Per sentirla parlare ho quasi fatto un botto, lei mi ha detto “guarda avanti, oh”. Credevo a Totti, ma ora ho cambiato idea». Non si è ancora rivisto in tv, Primo Casini, il tassista che compare più volte in “Unica”, il docufilm uscito ieri mattina su Netflix dove Ilary Blasi racconta la fine del suo matrimonio con Francesco Totti.

Scritta da Peppi Nocera e Romina Ronchi, diretto da Tommaso Deboni e prodotto da Banijay Italia, quei 120 minuti sono girati quasi interamente nella Capitale. E tra i volti e le voci di Roma compare anche Casini, «58 anni, nato a via della Scala, a Trastevere, taxi 3570 sigla Modena 6», ci tiene a specificare.

Ci dica la verità, aveva delle battute da dire? Era tutto preparato?

«No, assolutamente no. Quando l’ho vista m’è preso un colpo. È stato così inaspettato che all’inizio ho pensato di esserle andato troppo contro, dentro di me aveva ragione Francesco Totti».

Nessuna recita quindi.

«Parlavo con Ilary Blasi come parlo con lei in questo momento, sono me stesso».

Ma sapeva di doverla andare a prendere?

«No, quando l’ho vista m’è preso un colpo. Altissima. E mi è sembrata sincera, semplice, una persona umile e tranquilla».

E come si vede nel docufilm stava anche per fare un incidente…

«A un certo punto (ride, ndr). Ero concentrato a sentire la signora Blasi. Era una situazione particolare. Però non c’è stato alcun botto, voglio specificarlo».

I suoi amici e i suoi parenti l’hanno già vista su Netflix?

«Compaio anche nel trailer uscito sui social di recente. Sono due giorni che ho il telefono bollente, mi stanno chiamando tutti per dirmi che mi hanno visto».

E che le dicono?

«Mi chiedono: “Ma perché non ci hai detto nulla? Li mort… tua”».

Lei giustamente non poteva dire niente.

«No, esatto. Sa, la riservatezza…».

È stato difficile però tenere segreta la sua partecipazione al docu-film? La vicenda ha tenuto banco per mesi.

«Avoja. È stato molto difficile, ma non potevo fare altrimenti».

La versione di Ilary Blasi era quella che mancava. Totti aveva già rilasciato un’intervista. Lei, in un certo senso, ha avuto un’anteprima. Ha detto che per lei “aveva” ragione Totti. Ora però a chi crede?

«Sinceramente ora credo a lei, mi è sembrata molto sincera. Prima credevo a Totti perché mi basavo sulle chiacchiere in piazza e perché lo vedevo incupito, infelice, mi sembrava sofferente. Pensavo stesse male per lei».

E invece…

«Ho cambiato idea, può succedere nella vita. Ho visto lei, sentito quello che diceva mentre la intervistavano. L’ho trovata molto, molto, molto sincera».

Lei tifa Roma?

«No, sono laziale. Anzi, devo ammettere ho smesso di seguire il calcio. Tifavo ai tempi di Chinaglia (Giorgio, ndr)».

Ilary Blasi nel docufilm spiega di non essere un’appassionata del calcio. Gliel’ha detto quando era nel suo taxi?

«Sì, mi ha detto che il calcio non le è mai piaciuto.”‘Mi facevo due palle ogni volta alle partite…”, mi ha detto. E ha aggiunto che affrontava tutto il traffico che c’era per Roma, nonostante tutto, solo perché amava Totti».

Le era mai successo di avere a bordo altri volti noti?

«Una volta, Valeria Marini. Ma per un breve tragitto. Prende il taxi anche per fare un metro, specialmente in inverno. Ha sempre freddo».