Raisi morto, tutti i dubbi: cosa ha causato l'incidente dell'elicottero del presidente? Meteo avverso o guasto, cosa sappiamo
Morto il presidente iraniano Ebrahim Raisi: il suo corpo è stato recuperato. Altre sette vittime sull’elicottero precipitato. Le cause dell'incidente ancora da chiarire
Li hanno trovati ieri all’alba, a circa 20 chilometri dal confine tra Azerbaigian ed Iran, dopo una notte passata a setacciare con i piedi nel fango la foresta Dizmar. Ma all’interno del relitto c’erano solo corpi carbonizzati. I video mostrano le squadre di soccorso che a piedi trasportano le salme sulle barelle. Teheran dà l’annuncio ufficiale: il presidente iraniano Ebrahim Raisi, il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azerbaigian Orientale Malek Rahmati, il leader religioso di Tabriz Mohammad Ali Al Hashem e altre quattro persone sono morte.
La tragedia è avvenuta nel pomeriggio di domenica 19 maggio quando Raisi stava tornando da Qiz Qalasi, sulle rive del fiume Aras, dove aveva inaugurato una diga con il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev.
Uno dei tre elicotteri Bell-212 non è mai atterrato a Tabriz, nel nordovest del Paese. Le cause dell’incidente non sono ancora chiare. Secondo le prime ricostruzioni il velivolo si è schiantato contro una montagna a causa delle pessime condizioni meteo, anche se l’agenzia Irna ha parlato di un «guasto tecnico» e il ministro dei Trasporti turco Abdulkadir Uraloglu ha detto che «il sistema di segnalazione era probabilmente rotto».
Mentre l’ex ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha puntato il dito contro le sanzioni volute dagli Usa che causano una carenza di ricambi costringendo così gli aerei a volare senza controlli di sicurezza. Un’accusa definita «del tutto infondata» da Washington.
Cosa succederà ora? Raisi, 63 anni, era visto come un protetto di Ali Khamenei e un potenziale suo successore. Ma non ha mai avuto un grande potere. Tutte le decisioni importanti, dal programma nucleare al coinvolgimento nelle guerre a Gaza e in Ucraina, sono sempre state prese dalla Guida Suprema.
Ieri, seguendo la Costituzione, il vicepresidente Mohammad Mokhber, sanzionato in passato dalla Ue e dagli Usa, ha assunto le funzioni di presidente. Mentre a dirigere il ministero degli Esteri è andato Ali Bagheri, vice di Hossein Amir-Abdollahian e capo negoziatore sul nucleare. Nomine temporanee in attesa delle nuove elezioni presidenziali che si terranno il 28 giugno.
Una parte del Paese piange i suoi morti. Ieri Khamenei ha decretato cinque giorni di lutto nazionale e stamattina a Tabriz, la città dove sarebbe dovuto atterrare l’elicottero, si terrà una prima cerimonia funebre di tutte le vittime. Nel pomeriggio, poi, la salma sarà trasportata a Qom, il luogo in cui il giovane Raisi si formò in seminario, mentre domani sono previsti i funerali nella capitale Teheran, alla presenza di Khamenei, che ieri su X ha espresso «profondo dolore e rammarico» per «l’amara notizia della morte del presidente del popolo, il competente e laborioso Haj Sayyid Ebrahim Raisi, e del suo stimato entourage». Ma non è finita. Giovedì mattina si terrà un’altra cerimonia a Birjand, nel Khorasan meridionale. Infine il rito della sepoltura del presidente nel Mausoleo dell’Imam Reza, uno dei principali santuari degli sciiti, che sorge a Mashad, la sua città natale.
Ma in Iran non tutti piangono. Molti, al contrario, festeggiano la dipartita di un uomo che, da giudice, ha mandato al patibolo migliaia di dissidenti. Un fatto che è stato sottolineato dal portavoce alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby: «Non c’è dubbio che quest’uomo avesse le mani sporche di sangue».