Afghanistan e Stati Uniti, i «nani» del cricket sconvolgono la Coppa del Mondo
Sconfitte le «corazzate» Australia e Pakistan. Entusiasmo e giubilo a Kabul, mentre per gli Usa è un successo anche politico
Non ci sono solo gli Europei di calcio. Negli Stati Uniti si gioca la Copa America, con Argentina, Brasile e altre squadre che hanno fatto la storia del «gioco più bello del mondo». Totale dei tifosi di football per questi grandi eventi: 3,5 miliardi tra tv e stadi. Ma altri 2,5 miliardi di persone stanno seguendo la World Cup T20 di cricket. I cui risultati sono sorprendenti e di peso anche politico.
È noto che il cricket è la quintessenza della «britishness» e che è rimasto in eredità alle ex colonie dell’Impero: India, Pakistan, Australia e West Indies (che riunisce campioni di Paesi caraibici di lingua inglese) sono superpotenze di questo sport.
Ci sono stati due choc nei gironi di qualificazione del torneo in corso: l’Afghanistan ha sconfitto l’Australia e gli Stati Uniti hanno umiliato il Pakistan. Il successo della squadra venuta da Kabul ha scatenato l’entusiasmo popolare nel Paese dei Talebani: la Bbc ha documentato cortei di giubilo.Ha detto Rashid Khan, capitano della nazionale: «Questa vittoria dà speranza alla nostra gente, il cricket è l’unica fonte di gioia spensierata a casa».
Sorprendente, visto che ancora vent’anni fa non esisteva una nazionale afghana e il cricket non aveva quasi messo piede nella terra che aveva respinto nel sangue gli imperialisti inglesi nel XIX secolo, poi i sovietici nel XX e alla fine ha costretto al ritiro inglorioso nel 2021 anche la coalizione occidentale arrivata per battere i qaedisti di Osama bin Laden. Il gioco è stato importato dagli afghani che lo avevano conosciuto nei campi profughi del Pakistan negli Anni Novanta; la Afghan Cricket Board era stata costituita nel 1995, l’anno prima della presa del potere da parte del regime talebano e aveva ricominciato la sua opera di proselitismo sportivo nel 2001, allo sbarco della coalizione militare occidentale. Dal 2021, con il ritorno al potere della teocrazia islamica, la nazionale gioca le partite casalinghe negli Emirati Arabi Uniti. Ma subisce il boicottaggio di molti Paesi a causa dell’oscurantismo talebano che vieta alle donne di fare sport. La spedizione per la Coppa del mondo si svolge sotto la vecchia bandiera nera, rossa e verde, non con quella bianca adottata dal governo di Kabul.
«Comunque, la vittoria sull’Australia è un grande momento per la nazione e per il popolo», ha detto Gulbadin Naib, eletto «man of the match» della partita disputata nelle Indie occidentali. La sfida decisiva per l’accesso alle semifinali si gioca domani contro il Bangladesh.
L’altro risultato choc è la disfatta subita dal gigante Pakistan contro i «nani» degli Stati Uniti. La stragrande maggioranza degli americani non se ne è accorta, perché per loro l’unica mazza è quella del baseball. I titoli della stampa pakistana piangono sull’umiliazione.
C’è un significato politico anche in questa sorpresa sportiva: Team US è ricco di giovani talenti immigrati negli Stati Uniti che si chiamano Saurabh Netravalkar, Monank Patel, Harmeet Singh nati in India; Corey Anderson, neozelandese che per la sua nazione di origine ha giocato tre World Cup. Netravalkar di professione è ingegnere di software per il colosso Oracle, gioca nei ritagli di tempo. E tra gli spettatori c’era Satya Nadella, il ceo di Microsoft, indiano di nascita. Gli americani hanno poi perso le altre partite, ma gli investimenti (e i campioni di importazione) non mancheranno. Anche il cricket cambia, con buona pace dei maestri inglesi.