Ilaria Salis candidata alle Europee per Avs

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diValentina Santarpia 

L'insegnante detenuta in Ungheria perché accusata di aver aggredito un gruppo di neofascisti sarà nelle liste 

Dopo giorni di indiscrezioni, potrebbe essere annunciata oggi la candidatura alle elezioni europee per Alleanza Verdi e sinistra di Ilaria Salis, attualmente detenuta in Ungheria perché accusata di aver partecipato ad una aggressione ad un gruppo di neofascisti. Salis è diventata un caso per il duro trattamento subito in carcere all'estero e per essere stata vista nell'aula di tribunale con manette e guinzaglio. Sembrava vicina la sua possibile candidatura con il Pd, ma dopo l'incontro con il padre in carcere avrebbe deciso per Avs. 

L’ipotesi di una candidatura di Ilaria Salis alle Europee dell’8 e 9 giugno con il Pd circolava da metà febbraio e negli ultimi giorni la segretaria Elly Schlein ne avrebbe parlato con il presidente Stefano Bonaccini. Diversi esponenti dem spingevano da tempo per mettere la donna in lista, a cominciare da Alessandro Zan, ma altrettanti non sarebbero stati d’accordo. I più critici sostenevano non fosse il caso di farne un altro caso Enzo Tortora, nel 1984 candidato e poi eletto con i Radicali (dopo un anno e 33 giorni di detenzione e arresti domiciliari per accuse poi rivelatesi completamente infondate). Evidentemente l'indecisione ha pesato sulla scelta definitiva.

Ma se la 39enne insegnante monzese, militante di estrema sinistra in carcere dal 23 febbraio 2023 davvero venisse candidata e poi fosse eletta, che cosa accadrebbe? Come spiega qui Franco Stefanoni, otterrebbe l’immunità parlamentare, grazie alla quale sarebbe scarcerata. Una volta libera potrebbe quindi affrontare a Budapest le udienze in tribunale in attesa delle decisioni dei giudici, ma senza catene, da donna libera. Secondo il regolamento parlamentare i suoi membri godono infatti di immunità, e non possono dunque essere arrestati o sottoposti a restrizioni della loro libertà per tutta la durata del mandato, tranne nel caso in cui vengano fermati in flagranza di reato, cioè mentre lo stanno commettendo. Questo a garanzia dell’indipendenza degli europarlamentari nell’esercizio delle loro funzioni. Esiste un protocollo, entrato in vigore nel 2004, che stabilisce che i parlamentari che si trovano sul territorio di un altro Stato membro non possono «essere detenuti né essere oggetto di procedimenti giudiziari».

Al momento dell’elezione, con il riconoscimento a Salis dell’immunità, e con le autorità giudiziarie ungheresi attive nel rilasciare le detenute, si avvierebbe una seconda procedura. Contestualmente, infatti, il procuratore generale o il capo della procura competente sul caso, sarebbe tenuto a inviare al presidente del Parlamento europeo una richiesta di autorizzazione a procedere per poter riprendere il processo contro Salis. C’è un’apposita commissione giuridica a Strasburgo che prende in consegna casi del genere. Dopodiché verrebbe deciso se confermare l’immunità totale (nessun tipo d’indagine, detenzione o procedimento legale), negarla, o negarla solo parzialmente (cosa che autorizza le autorità giudiziarie, nel caso di Salis ungheresi, a proseguire nel processo). A maggioranza semplice, poi, il Parlamento voterebbe in seduta plenaria.

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18 aprile 2024 ( modifica il 18 aprile 2024 | 13:02)

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