Legge bavaglio, corsa per approvarla Santalucia: “Giù le mani dal Csm”
ROMA - Parola d’ordine: bavaglio subito. Contro la stampa e contro i giudici. Reagisce l’Anm con il presidente Giuseppe Santalucia. Ma la stretta sulle intercettazioni, sui reati di corruzione, e sul diritto, che esiste dal 2017 con la legge Orlando, di pubblicare liberamente e integralmente le ordinanze di custodia cautelare – cioè il documento del giudice che contiene le prove di un arresto – sta subendo un’incredibile accelerazione. Mentre il Csm, per mano del suo vice presidente leghista Fabio Pinelli, rischia di perdere il diritto acquisito, in quanto organo costituzionale, di valutare e criticare le leggi in via di approvazione. E su questo l’Anm oggi voterà i documenti di protesta.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto una novità. Già domani la commissione Giustizia del Senato affronterà il cosiddetto “bavaglio Costa”, e cioè l’emendamento proposto dal responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa alla Camera alla legge di Delegazione europea, accolto e approvato dalla maggioranza e dal Guardasigilli Carlo Nordio, su cui ha votato a favore anche Italia viva. È il bavaglio che ha spinto alla protesta non solo l’Ordine dei giornalisti, ma anche la Fnsi, i cui responsabili hanno disertato la conferenza stampa della premier Giorgia Meloni d’inizio anno. Quando, negli interventi di molti colleghi, c’è stata la netta presa di distanza rispetto all’evidente tentativo di colpire la cronaca giudiziaria, negando agli italiani il diritto di sapere perché un imputato viene arrestato oppure è indagato.
Adesso è scontato il via libera della commissione Giustizia di Palazzo Madama perché gli emendamenti presentati dalle opposizioni saranno chiaramente respinti. Costa, già ieri, ha annunciato la sua prossima vittoria su X: “Al Senato si voterà per confermare il mio emendamento sul divieto di pubblicazione integrale o per estratto dei testi delle ordinanze di custodia cautelare. Auspico che siano respinti gli emendamenti di M5S e Pd, sempre a braccetto sulla giustizia”.
Da una stretta all’altra. Perché il Guardasigilli Nordio ne ha annunciate molte nella sua relazione al Parlamento nella settimana che si è appena chiusa. Via l’abuso d’ufficio, cordoni della borsa chiusi per le intercettazioni, drastico intervento sul sequestro e sull’uso dei dati contenuti nei cellulari, separazione delle carriere. A ciò si aggiungono gli annunci del vice presidente leghista del Csm Pinelli su un Consiglio che avrebbe debordato dai suoi compiti e non può essere una “terza Camera”. Su tutto la reazione del presidente dell’Anm Santalucia, ma anche delle singole correnti delle toghe, è nettissima. Anche il segretario dell’Anm Salvatore Casciaro di Magistratura indipendente, la corrente più in sintonia con Nordio e con il governo – è è di Mi il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano – è costretta a dire «rifiutiamo con forza l’idea di un pm sotto l’esecutivo, che pertanto non deve attuarsi neppure in forme trasversali o occulte».
Durissimo Santalucia che al preannunciato taglio al budget delle intercettazioni contrappone «il rapporto tra costi e benefici, anche in termini di recupero delle somme illecite». E a Nordio che parla di ascolti “inutili e dannosi” risponde così: «Bisogna stare attenti a toccare le intercettazioni». E ancora: «Non capisco come si possa dire questo da una sede ministeriale quando per autorizzarle c’è il parere del giudice». Perché ogni richiesta del pm di “ascoltare” un telefono viene vistata dal gip e confermata anche a regolari intervalli di tempo. Ovviamente bocciata dall’Anm la soppressione dell’abuso d’ufficio anche perché, «di fronte alla denuncia di un abuso di potere, il pm dovrà capire se vada vista alla luce di una fattispecie più ampia». E infine il Csm, “un organo di garanzia particolarmente qualificato che dà pareri sulle leggi quando riguardano i giudici”. In una parola, come dice Magistratura democratica, “tra Nordio e Pinelli un disegno comune per svilire il ruolo costituzionale dell’ordine giudiziario”.