L’Arabia Saudita «è la nuova Cina», o può diventarlo?

RIAD — Nel mezzo di un lungo e interessantissimo viaggio in Arabia saudita, ogni tanto mi assale una sensazione di d�ja-vu. Incontrando molti imprenditori stranieri — americani, europei, inclusi diversi italiani — nel loro entusiasmo ritrovo un’atmosfera che vissi vent’anni fa in Cina. All’inizio del millennio, quando da San Francisco mi spingevo sempre pi� spesso sulla riva opposta del Pacifico, a Pechino e Shanghai incontravo industriali (americani, giapponesi e taiwanesi pi� che europei, a quell’epoca) convinti che in Cina si stava costruendo il futuro. Nel 2004 ci andai a vivere, a Pechino, per raccontarvi in prima linea quel futuro. Che in parte ha mantenuto le promesse, in parte ha oltrepassato le aspettative pi� ottimistiche, in parte invece ha deluso (le delusioni riguardano in particolare il cambiamento politico e sui diritti umani). Ora respiro un’eccitazione simile in Arabia Saudita e anche in alcuni suoi vicini del Golfo che le hanno fatto da apripista (Emirati, Qatar).

Il paragone cinese

Mentre vi confido queste impressioni devo fare subito una correzione importante. Il paragone tra la Cina e l’Arabia � improponibile per molte ragioni. Anzitutto c’� la dimensione, geografica e soprattutto demografica. La Cina � un colosso da 1,4 miliardi di persone. I suoi abitanti erano solo un po’ meno numerosi quando fece irruzione nell’economia globale – un evento in corso dall’inizio degli anni Ottanta, poi sanzionato e accelerato a dismisura con l’accettazione della Repubblica Popolare nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) alla fine del 2001. Ha potuto diventare la fabbrica del pianeta grazie alle dimensioni immense della sua forza lavoro. A questa stazza enorme vanno aggiunti altri ingredienti, ne ricordo alcuni. Una storia capitalistica molto antica (la Cina meridionale conobbe forme di proto-capitalismo nel nostro tardo Medioevo) interrotta in modo innaturale dal comunismo maoista. La cultura confuciana con la sua etica del lavoro. Il ruolo della diaspora, in particolare dei capitalisti taiwanesi che furono i pionieri nell’investire in fabbriche non appena Pechino abbandon� il maoismo e inaugur� la transizione verso un’economia di mercato.
Nulla di tutto ci� esiste in Arabia. Ha solo 32 milioni di abitanti, di cui un terzo sono immigrati stranieri. La Cina ha quindi oltre 40 volte la popolazione del Kingdom of Saudi Arabia (Ksa, un’abbreviazione che user�), il che rappresenta bene la sproporzione sia nella forza lavoro sia nel mercato di sbocco. Inoltre quella cinese � una popolazione a maggioranza Han, appartenente allo stesso ceppo etnico; quella saudita ha una elevata composizione straniera.

Etica del lavoro e danni dell’assistenzialismo

Quest’ultimo aspetto � tanto pi� rilevante quando si esamina l’etica del lavoro. Per ragioni legate alla storia, molti sauditi si erano abituati a vivere di rendita sulle entrate petrolifere: rendita sontuosa per i privilegiati, piccola rendita assistenziale per la maggioranza abituata a un Welfare modesto ma onnipresente. Molte cose sono cambiate e stanno cambiando anche su questo fronte, per� in certe mansioni la popolazione immigrata � indispensabile perch� i sauditi le rifiutano: in particolare lavori di tipo operaio. La rivoluzione in corso sotto il principe 38enne Mohammed bin Salman (abbreviato in MbS: foto) vuole costringere i giovani a cambiare atteggiamento verso il lavoro, e ci sono dei segnali positivi in questo senso, ma non si cancellano in un istante decenni di abitudini consolidate.

Rivoluzione dall’alto, firmata MbS

Torno all’atmosfera che respiro fra i nostri imprenditori, e spiego meglio in che senso mi ricorda l’eccitazione che respiravo in Cina al passaggio del millennio. Molti imprenditori occidentali che operano su questo mercato si stanno convincendo che �qui tutto � possibile�. Sono affascinati dai progetti grandiosi di MbS. Per esempio la rivoluzione urbanistica e architettonica in corso a Riad. Oppure il progetto ancora pi� avveniristico di Neom, che vi racconter� prossimamente: basti dire che al di l� dei cantieri faraonici per costruirvi la citt� del futuro, in aggiunta alle industrie tecnologiche pi� avanzate e alla sfida della sostenibilit�, Neom dovrebbe diventare una sorta di Stato autonomo dentro la Ksa, con regole e stili di vita decisamente pi� occidentali che arabi. Peraltro anche in tutto il resto del Paese l’evoluzione dei costumi e di certi diritti � palpabile, ad esempio la libert� per le donne di vestirsi come vogliono, di guidare, di uscire da sole in luoghi pubblici, di viaggiare da sole all’estero. In questo senso MbS ha studiato i laboratori di Dubai e del Qatar e vuole replicare quel tipo di laicizzazione in un Paese ben pi� grande e soprattutto ben pi� centrale per l’Islam: il regno saudita � il custode dei due luoghi sacri per i musulmani del mondo intero, Mecca e Medina.

�Il futuro � qui, l’Occidente � il passato�

Concludo questa panoramica sulla �atmosfera�: gli imprenditori occidentali sono colpiti dalla visione di lungo e perfino lunghissimo periodo, un altro punto in comune con la Cina, e una differenza netta rispetto all’Occidente che vive di palpitazioni elettorali a ciclo frenetico. Chi investe in Ksa comincia a condividere un’opinione che unisce Riad a Pechino, e molte altre capitali di nazioni emergenti: l’idea che l’Occidente � il passato, � una civilt� in declino, mentre il futuro appartiene a �loro� (anche se �loro� sono un aggregato assai variegato e pieno di differenze). Ho detto quanto l’Arabia sia oggettivamente piccola rispetto alla Cina. � piccola – come popolazione, non come Pil o ricchezza finanziaria – anche rispetto a tre attori geopolitici delle vicinanze: l’Iran che sfiora i 90 milioni di abitanti, la Turchia che si avvicina con oltre 85 milioni, l’Egitto a quota 113 milioni. Possiamo mettere fra parentesi l’Egitto: � sempre stato un gigante di grande influenza, per� oggi la sua economia sfasciata dipende dai capitali sauditi, sicch� il Cairo si pu� considerare una colonia economica e un �amico per forza�. Ma nei confronti delle mire egemoniche di Teheran e Ankara, la monarchia saudita ha degli svantaggi che non sempre il denaro pu� compensare.

Memoria imperiale e fragilit� geostrategica

Accenno a un esempio di rovente attualit�. Nonostante i suoi armamenti sofisticatissimi, il Ksa non � riuscito a domare la rivolta Huthi nello Yemen sobillata dall’Iran, per cui oggi devono occuparsene America e Regno Unito. Per quanto �piccola� rispetto ad altri, l’Arabia saudita � invece gigantesca se il paragone lo facciamo con gli Emirati e il Qatar, quei laboratori di modernizzazione e laicizzazione che il principe MbS ha sempre studiato con attenzione. Il Ksa vuole replicare quegli esperimenti di successo su una scala assai superiore, e con una storia gloriosa alle spalle. Il custode dei luoghi sacri di Mecca e Medina ha come tale un prestigio notevole in tutto il mondo islamico che va dal Marocco all’Indonesia e include buona parte dell’Africa: almeno 1,6 miliardi di fedeli. La visione di MbS rilancia in chiave futuristica un �impero arabo� che nella storia fu capace di colonizzare anche l’Andalusia e la Sicilia, l’India settentrionale; e per alcuni secoli ebbe la civilt� pi� avanzata del pianeta. Questa memoria storica conta ed � un altro punto di contatto con la Cina, anch’essa erede superba di una civilt� con un senso di autostima sconfinato.

Febbre dell’oro, iper-inflazione: �bolla�?

Dai grandi temi alla quotidianit� spicciola, il mio impatto attuale con la �nuova Arabia� (la versione precedente la visitai nel 2017 viaggiando qui al seguito di Donald Trump, visita memorabile per tante ragioni, ma che sembra distante ben pi� di sette anni) mi suggerisce qualche cautela. Venendo proprio dal vicino Qatar, in Ksa tutto mi sembra un po’ meno efficiente, e pi� caro. Vi svelo un piccolo segreto di cucina domestica: per quanto sia onorato di essere una firma del �Corriere�, il mio status professionale � quello di un collaboratore esterno, per cui le spese di viaggio sono tutte a carico mio. E le stangate delle camere di albergo mi hanno gi� costretto a cambiarne uno, da quando sono a Riad. � uno dei tanti segnali della �febbre dell’oro�: tutti vogliono essere qui, chi vende ospitalit� e servizi se ne approfitta, vedo un rapporto qualit�-prezzo pi� esoso che a Manhattan. E il fenomeno da �febbre dell’oro� non riguarda solo gli hotel di una certa qualit� e livello. Grandi imprese italiane che danno lavoro a maestranze importanti – migliaia di operai in cantieri edili – mi rivelano che il regno saudita specula sui dormitori per i dipendenti, affittando delle piccole stanze per cento euro a notte. Sono segnali di boom che potrebbero anche, a posteriori, rivelarsi come i sintomi di una bolla speculativa. MbS � impegnato in una corsa contro il tempo per realizzare tutti i progetti avveniristici della sua Visione 2030 prima che qualcosa vada storto e si metta di traverso.

7 ottobre 2023, una data orribile anche per MbS

Gi� un poderoso vento contrario si � sollevato dal 7 ottobre 2023 con la strage di civili ebrei da parte di Hamas, e la conseguente reazione delle forze armate israeliane a Gaza. Il principe MbS aveva scommesso su una normalizzazione dei rapporti con Israele che ora � molto pi� problematica. � un esempio dei tanti incidenti di percorso che possono interferire con i suoi piani. L’Iran di sicuro non vuole che l’Arabia decolli verso un futuro migliore, perch� il successo di MbS (e del suo laicismo) metterebbe ancor pi� in evidenza la criminale incompetenza degli ayatollah.

Imprenditori italiani

I pareri degli industriali italiani che incontro qui a Riad sono molto differenziati. Tra gli ottimisti ci sono due eccellenze: il chief executive in Ksa del gruppo WeBuild (ex Salini-Impregilo), Massimo Marras; e il chief executive dell’azienda saudita AcwaPower, Marco Arcelli, protagonista nelle energie rinnovabili e nella desalinizzazione dell’acqua. Per la loro esperienza sul terreno li considero tra i pi� autorevoli esempi di una visione positiva sulle potenzialit� arabe. Altri imprenditori italiani, soprattutto di aziende un po’ meno grandi, sono preoccupati per gli ostacoli di varia natura che stanno incontrando, non ultimo il ritardo nei pagamenti da parte di alcuni clienti sauditi. Tutti per� hanno la sensazione che �bisogna essere qui� in un momento cos� frenetico di attivit�. Di questo interesse febbrile avevo gi� avuto un assaggio quando The European House-Ambrosetti ospit� il ministro degli investimenti saudita al Forum di Villa d’Este-Cernobbio nel settembre scorso, poi subito dopo organizz� insieme al ministro Urso un forum italo-saudita all’hotel Gallia di Milano. La folla di industriali italiani che si accalcava all’evento sembrava degna di un concerto rock.

Minerali mondiali e ruolo-crocevia

Un altro evento che mi ha attirato qui a Riad � la conferenza mondiale sulle risorse minerarie: Future Minerals Forum. Dove si � parlato negli ultimi quattro giorni non di petrolio ma di tutti gli altri minerali, in particolare quelli necessari per la progressiva de-carbonizzazione delle nostre economie. Riad in questa occasione l’ho vista affollata di delegazioni governative e industriali dall’Asia, dall’Africa, dall’America latina, oltre che dalle nazioni industrializzate dell’Occidente. � un altro segnale di quel che vuol essere la nuova Arabia saudita: un crocevia strategico dal quale tutti devono passare, il Nord e il Sud, l’Est e l’Ovest del pianeta. Per adesso la sfida � vincente, tutti vogliono sedersi a questo grande tavolo con la leadership saudita.

Diritti umani (donne e lavoratori)

Finisco questa prima puntata del mio diario di viaggio su un tema giustamente caro agli italiani: i diritti umani. Oltre alla positiva evoluzione della condizione delle donne, un altro aspetto mi ha colpito, � il livello delle misure di sicurezza anti-infortuni e delle altre protezioni messe in atto nei grandi cantieri edili che invadono Riad e molte altre citt� saudite. Un anno fa a quest’epoca eravamo nel bel mezzo del Qatar-gate, uno scandalo di corruzione che aveva sullo sfondo il tema della condizione dei lavoratori (soprattutto immigrati) nei cantieri dei Mondiali di calcio. Si direbbe che MbS abbia studiato anche quello, e voglia evitare di incappare in incidenti analoghi. Al tempo stesso, ho saputo della ritirata di alcuni fondi pensione americani da importanti progetti d’investimento in Ksa. Dietro questa decisione, mi � stato raccontato, ci sarebbe stato il modo in cui vengono espropriati i terreni e demolite le case per fare spazio ai progetti avveniristici della Visione 2030. Chi si oppone e difende la propria abitazione viene trattato con una durezza estrema dalla giustizia saudita. Bisogna prendere atto di questa realt� ambivalente. Il principe MbS � un vero modernizzatore. Ha il grande merito di aver esautorato il clero islamico pi� fondamentalista, di aver chiuso i rubinetti dei petroldollari che finanziavano il terrorismo jihadista. Ha anche una visione progressista sul ruolo della donna nella societ�. Ma da nessuna parte troverete un accenno di MbS a una transizione del regno verso una democrazia. E anche in questo, in fondo, c’� qualche analogia con Xi Jinping.

(pezzo tratto da Global, la newsletter settimanale di Federico Rampini)