Molinari (Lega): «Noi ininfluenti? A Tajani chiedo quanto conti FI visto che l’Ue alla fine si è spostata a sinistra»
Il capogruppo della Lega alla Camera risponde al leader di Forza Italia: «Ha votato con il Pd, che motivo ha per essere soddisfatto?»
La premessa è una sorta di mantra ripetuto quasi come forma di autorassicurazione («Le vicende europee non minano l’unità del centrodestra italiano»). Ma nemmeno un leghista dall’aplomb sabaudo come il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari può evitare di rispondere per le rime alle critiche dell’alleato forzista Antonio Tajani.
Il leader di Forza Italia sostiene che in Europa voi siete irrilevanti. Non è forse vero?
«Sapevamo che non avremmo avuto influenza sulle scelte, peraltro figlie delle difficoltà che vivono Francia, Germania e Spagna. Ma avevamo detto chiaramente di essere contro Ursula von der Leyen e, soprattutto, contro il suo programma. Dov’è la notizia?».
Bisogna dirlo a Tajani.
«E infatti gli faccio io una domanda: quanto conta FI dentro il Partito popolare se la scelta finale è andata nel segno della continuità, per di più con l’allargamento ai Verdi, e non c’è stato lo spostamento a destra con il coinvolgimento dei Conservatori?».
Vuol dire che anche gli azzurri sono ininfluenti?
«Nessuno è stato in grado di incidere sull’andamento dei fatti in Europa di queste ultime settimane perché alla fine hanno prevalso i veti che condizionano le dinamiche politiche di Germania, Francia e Spagna. FI è finita a votare con i Verdi e il Pd. Non vedo cosa ci sia da rallegrarsi se esce rafforzato il programma che volevamo combattere».
A chi giova la polemica?
«Consiglierei di smetterla con le punzecchiature. Abbiamo un governo solido, cerchiamo di portare avanti il lavoro senza disperdere energie. La campagna elettorale è finita. Prendiamo atto che, per ragioni diverse, nessuno dei partiti di centrodestra è stato in grado di incidere sulle dinamiche europee».
Il vicecapogruppo al Senato di FdI Raffaele Speranzon dice che se voi e forzisti non smettete di litigare si porrà «una questione politica».
«Discutere delle scelte europee, dove pure Meloni ha votato diversamente da Forza Italia, non ha nulla a che vedere con il governo. Evitiamo di farci del male da soli».
Dopo il no a von der Leyen teme ritorsioni?
«Non penso ci possano essere perché l’Europa ha bisogna dell’Italia, un Paese fondatore che deve avere un ruolo a prescindere dalla scelta di Meloni. La premier ha votato contro perché ha dovuto constatare che il programma è sbilanciato a sinistra».
Quindi, vi ha dato ragione.
«Con il senno di poi, si può dire di sì. Ha preso atto che non c’è stato alcun cambiamento di linea, a partire dai temi del New Green Deal».
O l’ha fatto per non lasciare scoperto (a vostro vantaggio) il fianco destro?
«A differenza di Tajani, non mi permetto di fare commenti sulle scelte degli alleati. E poi, mi permetta...».
Dica.
«Io non mi sento per nulla di destra. La Lega non è un partito di destra, ma una forza euroscettica, autonomista e federalista».
Siete nel gruppo dei Patrioti. Se non è destra quella...
«Quel gruppo è formato da forze molto eterogenee, con programmi nazionali molto diversi, accomunate da un disegno tattico: spostare l’asse delle scelte europee fuori dall’ideologia ambientalista, per la decrescita felice nel nome della sostenibilità e pro immigrazione selvaggia».
Un gruppo che non avrà Roberto Vannacci come vicepresidente.
«Non ho seguito direttamente la vicenda. Va chiesto al capodelegazione Borchia».
Il centrosinistra ha iniziato la raccolta firme per il referendum contro l’Autonomia.
«Ho forti dubbi che possa essere ammesso perché la legge Calderoli è collegata alla Finanziaria e perché dà attuazione ad una norma della Costituzione».
Ma se avrà il via libera?
«Valuteremo allora se puntare sull’astensione o sul voto. Certo, fa specie vedere il Pd andare contro un’Autonomia che ha inserito nella Costituzione».
Ci sono riserve anche in Forza Italia. Non temete incidenti di percorso?
«No, gli azzurri in Parlamento hanno votato a favore e non dubito della loro lealtà. Anche noi abbiamo qualche dubbio sul premierato ma lo abbiamo sostenuto. A chi al Sud esprime riserve abbiamo il dovere di spiegare che l’Autonomia porta sviluppo e aiuterà a cambiare il Paese».
Qual è lo stato di salute della Lega? Nei sondaggi siete ancora sotto Forza Italia. Forse è per questo che litigate.
«Alle Europee e alle Regionali del Piemonte siamo andati bene. Possiamo fare meglio e per questo è necessario riprendere i temi a noi più cari. L’Autonomia anzitutto, ma anche la sicurezza e la lotta all’immigrazione (siamo al -60% di sbarchi rispetto ad un anno fa) grazie alla promessa, mantenuta, di far tornare i decreti Salvini che già avevano funzionato nel 2019».
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